"America di notte": danze e spogliarelli

"America di notte": danze e spogliarelli "America di notte": danze e spogliarelli "Totò, Peppino e... la dolcevita": farsetta per mattatori (Corso) — Alla miglior tradizione della documentaristica italiana («Magìa verde» e via dicendo), svolta nei toni del .reportage, del c viaggio in poltrona >, si salda America di notte del regista Giuseppe Maria Scotese, il quale ha felicemente adattato alle due Americhe la stessa formula che è servita a Blasetti per le sue meritamente fortunate « antologie > europee. Si dice che la notte tutti i gatti sono bigi; ma come dimostra questo colorito spettacolo, i gatti notturni degli Stati Uniti, del Messico, del Brasile, di Avana e di tanti altri luoghi del continente americano per cui 11 regista ha trasportato la sua osservazione, non sono precisamente i nostri quanto alla forma, se non alla sostanza, del divertimenti. New York, Ohteago, Las Vegas, San .Francisco, Nuova Orleans; Trinidad, Cuba, Caracas; Rio de Janeiro, Buenos Aires, sono le tappe di questo viaggio attraverso le frenesie notturne di un intero continente; frenesie che hanno per termini fissi il ballo e lo spogliarello (qui davvero tutto il mondo è paese), ma che improntandosi di razze, costumi e ambienti diversissimi, e passando dai locali più scalcinati ai più lussuosi, dalle più sofisticate élites alle più chiassose promiscuità, dal jazz al tango, alla samba e alla carioca, danno per forza al film la dilettosa, volubilità del caleidoscopio. Non manca del resto qualche notazione tranquilla, qualche boccata d'aria pura, secondo permette la natura di questi film, a cui non si chiede altro che di muoversi da un luogo all'altro sui trampoli d'un qualunque pretesto. E non mancano, frammiste a ottime pagine, neppure alcune note di dubbio gusto, specialmente nel commento fuori campo, mende quasi inevitabili in uno spettacolo così torrenziale di immagini, di colori e di suoni, il quale non mira alla raffinatezza e alla, omogeneità del tono ma alla presa- diretta sul pubblico. Sotto questo aspetto il regista, egregiamente aiutato dagli operatori Dallamano e Filippini, ha tratto il massimo profitto dalla sua Immane scorribanda nel Nuovo Continente alla caccia della comune nota godereccia. * * (Daria) — Molto più trita è la formula -di Totò, Peppino e... la dolce vita che il regista Sergio, Corbucci ha desunto da un soggetto di Steno e Fui ci. Il quale soggetto è appunto quella*' formula,'':.'"consistente nei prendere un film di grande successo, e rivoltarlo in farsa. Al solito l'invenzione è tanto povera e la comicità così grossolana, che ci pare superfluo trattenerci sull'accozzaglia di casi che vi tengono luogo di vicenda. Eppure la risata il filmetto la strappa piuttosto spesso; e non tanto per la rozza caricatura di alcuni passaggi del film felliniano (via Veneto, i paparazzi e scampoli di orge nobiliari o come qui si dicono, « orgtate >), e molto meno per la solita macchinetta degli equivoci, quanto per il duetto serrato e quasi sempre spassoso dei due protagonisti Totò e Peppino, in figura di due cugini campagnoli burlescamente travolti dalle delizie della dolce vita romana. Il regista si è loro affidato a occhi chiusi, e col copione che si ritrovava, ha fatto benissimo. 1. p.

Persone citate: Blasetti, Corbucci, Dallamano, Filippini, Giuseppe Maria Scotese, Trinidad