Quattro periti depongono sul burro sofisticato di Lombriasco

Quattro periti depongono sul burro sofisticato di Lombriasco Davanti al Tribunale di Pinerolo Quattro periti depongono sul burro sofisticato di Lombriasco I tecnici del laboratorio provinciale confermano che le analisi rivelarono un'alta percentuale di grassi vegetali - Il dibattito rinviato per un nuovo esame chimico (Dal nostro corrispondente) Pinerolo, 13 aprile. E' ripreso davanti al Tribunale il processo per le quattro tonnellate e mezzo di burro della Cremeria Subalpina di Lombriaseo, ritenuto sofisticato. La vicenda ebbe inizio il 20 ottobre 1959 quando gli agenti addetti alla repressione delle frodi alimentari prelevarono nello stabilimento di Lombriaseo alcuni campioni di burro conservato in celle frigorifere, sulle quali era apposto un cartello con la scritta « burro non in vendita ». Il laboratorio provinciale di analisi di Torino rilevò che il burro era stato sofisticato per il 70 per cento con materie estranee. Rinviato a giudizio davanti al pretore di Vigone, il titolare della Cremeria, Giovanni Francone, fu condannato a due mesi di reclusione ed a due milioni e mezzo di multa. Il processo in appello. venne fissato per il 15 marzo scorso a Pinerolo, ma non potè concludersi avendo la difesa contestato i risultati dell'analisi e i metodi con la quale era stata condotta. All'inizio del dibattito odierno il Francone ha chiarito che il burro da lui venduto era una miscela di burro di montagna, burro francese importato dalla Comburro e burro belga di importazione. L'imputato ha asserito di aver fatto analizzare il burro dal laboratorio Nefer di Milano, che 10 aveva trovato naturale. Viene perciò udito il dott. Antonio Neri, direttore del laboratorio Nefer, il quale non è in grado di affermare se ha, o meno, analizzato il burro incriminato. 11 Francone era abbonato presso il suo laboratorio e inviava perciò regolarmente dei campioni. Questi venivano analizzati ed i relativi referti erano trasmessi all'interessato, il quale, richiamato sulla pedana dal presidente, dice di non essere più in grado di produrli. Dopo il Neri viene sentito il dott. Ettore Bottini, direttore del laboratorio provinciale di analisi di Torino, che narra come si giunse attraverso le analisi cromotografiche all'accertamento della frode, « Fummo messi in allarme da una sospetta fluorescenza sui raggi ultravioletti. Notammo un'alta percentuale di acido butirrico ed accertammo che il punto di fusione era a 129, il che ci dava la certezza di una forte presenza di grassi vegetali ». La difesa, contesta violentemente tale tesi e soprattutto i metodi adottati per le analisi, che non sarebbero conformi a quel le stabilite ialla legge e sfida il tecnico a produrre del burro sofisticato che abbia 1 requisiti di quello sequestrato. « Noi ci limitiamo a svelare le frodi ha risposto il prof. Bottini e non a ricostruirle». E' poi la volta dei dott Francesco Campanella dello stesso ufficio che. nonostante il fuoco di fila delle conivi-',azioni, concorda con mihio. detto dal Bottini, dai inule difende Ultimo i.il essere udito è il dott. Roberto Maina, capo uf- ficio provinciale di igiene di Torino. Egli, non avendo individuato il punto di fusione, che non è richiesto dalla legge, non è stato in grado di accertare se il burro era o.meno miscelato con altri grassi. Il P. M., dott. Verini, ritenendo il Francone colpevole, ha chiesto che ne venisse confermata la condanna a due mesi, aumentando però la pena pecuniaria a 2 milioni e 600 mila lire. Il tribunale (pres. Pranzetti; giudici Girlando e Grillea) ha ordinato che venga effettuata una nuova perizia dalla stazione chimico-agraria di Torino, « con ogni sistema che meglio si ritenga utile all'acCertamento della verità ». Il procedimento è perciò rinviato a nuovo ruolo. _ m. g. «-♦-.

Persone citate: Antonio Neri, Ettore Bottini, Francesco Campanella, Giovanni Francone, Pranzetti, Roberto Maina, Verini

Luoghi citati: Lombriasco, Milano, Pinerolo, Torino, Vigone