Fenaroli ricattato in carcere per i biglietti con le istruzioni segrete ai presunti complici di Gigi Ghirotti

Fenaroli ricattato in carcere per i biglietti con le istruzioni segrete ai presunti complici •Di MIMMOVO ÈMM ASSISO i XMMOSSOffffi SCOMMlbioti A <HegfÌMMO Cceli» , „ . Fenaroli ricattato in carcere per i biglietti con le istruzioni segrete ai presunti complici Barbaro, per restituirli, voleva sei milioni • Confronto ira il geometra ed un ex-detenuto per stabilire a chi risalga l'iniziativa del traffico delle missive • Carnelutti rinuncia a valersi della testimonianza dell'avvocato di Pallanza che verrà a deporre in favore di Ghiani - Introvabile una importante teste a difesa (Dal nostro invitato speciale) Roma, 10 aprile. Odore di celle, 11 buio respiro delle corsie, dei < bracci » e dei < raggi»: anche oggi, ogni teste che entrava portava nell'aula un soffio di quest'aria umida e acre. Erano carcerati e carcerieri che rievocavano l'Intreccio del bigliettini, il via vai dei messaggi, il tranello di Vincenzo Barbaro, le imprese degli scopini e dei barbieri in giacca a strisce. Il primo episodio della giornata .s'impernia sul detenuto Arcangelo Campanile, che già apparve sul proscenio qualche settimana fa. Perché ci ritorna? Perché il brigadiere della scorta, Angelo Zaino, nel riaccompagnarlo in carcere dopo la deposizione, avrebbe colto questo suo commento: <Non ho detto tutto perché quel Fenaroli mi ha fatto pena». Così, si deve ora stabilire che cosa Campanile abbia trascurato di dire alla Corte. Prima si ascolta il brigadiere, poi Campanile, poi entrambi, l'uno di fronte all'altro, per il confronto. Dice Campanile: «Io ho detto, uscendo dall'aula, che questo è un processo lungo e difficile, che Fenaroli mi faceva pena, che però se era lui . il colpevole avrebbe meritato non uno, ma dieci ergastoli!». Ribatte il brigadiere Zaino: < Ma questa è la prima che sento! Campanile, mentre lo riaccompagnavo in carcere, mi ha chiesto: " Ha sentito la mia deposizione? Non ho precisato nulla, sono stato evasivo, perché nor voglio noie e perché Fenaroli mi faceva pena". Campanile: «Ma signor Presidente! Io ho detto che Fenaroli mi faceva pena, ma non che non avevo detto la verità! Non sono mica un novellino e so bene che parlare a una guardia è come parlare a lei!». .Zaino: «Io confermo quello che ho dichiarato! ». Campanile: «E io giuro che ho detto la verità! ». S'interroga ora Salvatore Rondelli, un giovane biondo, dai capelli ricciuti, nervosissimo. Fu un tempo detenuto e s'interessò per mettere a contatto Fenaroli e Barbaro. Fenaroli, dopo avere scritto i messaggi che sappiamo, se n'era bell'e pentito e mirava a ottenere una ritrattazione da Vincenzo Barbaro. Gli scrisse allora un altro biglietto in cui fissava i termini della contromanovra: < Smentire che io desideravo trattare per la creazione di un alibi a Ghiani; negare l'esistenza di altri biglietti; affermare che quelli (sequestrati) erano stati inventati per ottenere qualche vantaggio alla causa (di Barbaro) in corso; concordare la consegna dei biglietti ri-j manenti a terza persona fiduciaria ». Salvatore Rondelli racconta: «Ero detenuto insieme con il Campanile;' un giorno egli mi avvertì che Barbaro cercava di ricattare Fenaroli con certi biglietti che gli erano venuti in mano. Fenaroli viene, un giorno, a farsi fare la barba da me e mi chiede se posso aiutarlo a ottenere che Barbaro gli restituisca quei biglietti. Gli dissi di scrivere un messaggio; lui accettò, ma mi disse di trascriverlo, e di rendergli l'originale. Il biglietto lo ricopiò il detenuto Provarono Io lo misi in una scatola di fiammiferi, restituii l'originale a Fenaroli. Da una finestra lanciai la scatola a un altro detenuto, lo scopino Vai. Ma ùn agente s'accorse e sequestrò la scatola». « Il teste non ha detto il vero! », esclama Giovanni Fenaroli facendosi portare davanti al Rondelli. «Come non è vero? » salta su Rondelli. « Già: il biglietto non fu ricopiato dal Provafoni in presenza sua, ma di un altro detenuto, certo Vitaliano! Io, a Rondelli chiesi solo di portarmi elementi contro Barbaro, che li avrei riferiti al giudice istruttore! >. « Non è vero! Io la avvertii che Barbaro stava tramando un ricatto contro di lei, ma non ricordo altri discorsi! ». «Glieli dico io: lei mi rispose che non avrebbe fatto la spia! ». « Ma insomma — interviene il presidente rivolgendosi al Rondelli — questo biglietto lo scrisse il Fenaroli o no?». « Oh, bella, è chiaro! E chi lo avrebbe scritto? Io, forse? Che cosa sapevo io di quello che avrei dovuto andare a dire a Barbaro? ». « Si ricorda, Rondelli, a quanto ammontasse la mancia • che Fenaroli prometteva a Barbaro per la restituzione dei bigliettini ? », indaga Franz Sarno. « Ma, so che Barbaro parlava di sei milioni!», fa Rondelli. A questo punto l'episodio pare spremuto in tutte le maniere, ma c'è invece un piccolo colpo di scena: il presidente fa avvicinare al suo banco il Rondelli e gli mostra il blgliettino in questione: < Sì, lo riconosco, questo è il blgliettino ricopiato da Provaroni ». Il guaio è che quel bigliettino è stato dichiarato di mano del Fenaroli dal perito calligrafo d'ufficio, dott. Marrocco. La cosa pare strana: Rondelli è invitato a ripresentarsi ir. udienza quando verrà a deporre Provaroni « Ma come faccio, io lavoro, e devo ritornare a Roma con le quattrocento lire al giorno che mi danno di trasferta? », protesta Rondelli. Il presidente non può nulla contro le tabelle delle indennità per ì testimo ni e quindi lo congeda, ricor- dandogli di tenersi prónto alla nuova chiamata. Altro personaggio, dietro cui si muove l'ombra irrequieta di Vincenzo Barbaro, è il maresciallo Giuseppe Insitari, delle, guardie carcerarie. Facendo leva sui bigliettini carpiti a Fenaroli, l'inesauribile lestofante compilò un memoriale, che intendeva offrire in vendita a qualche grosso giornale. Il maresciallo seppe da un detenuto, certo Cavallaro, che a Fenaroli fu chiesto mezzo milione per bloccare l'operazione. Nuòva zaffata di Regina Coell. Sappiamo che il graduato Coletta ha corso i suoi guai, per avere trascurato di vigilare sui detenuti del < grande isolamento » con il rigore chf il cfl^ so richiedeva. Andò così che lo scopino Garibaldi Pera potè entrare in confidenza con il geometra, e consegnare a lui carta, penna, calamaio, e riceverne bigliettini che vennero poi riposti nella cella-magazzino, sotto la catasta delle coperte. Il povero Gaetano Coletta è venuto a testimoniare, oggi, tutto agitato e ancora sotto l'impressione del castigo subito per colpa del maggiore imputato. « Il reparto — egli ha detto — non era tranquillo. Noi si cercava di tenere calmi i detenuti e allora, talvolta, davamo la chiave allo scopino perché andasse ad aprire l'armadio che c'è fuori di ogni cella. In questi armadietti si tengono asciugamani, pane, la scatola dei fiammiferi. Così, per accendere la sigaretta, i detenuti chiamavano noi e noi non potevamo essere dappertutto; sotto la nostra sorveglianza, lo scopino riceveva la chiave e apriva gli armadietti. Questi erano gli ordini, signor presidente! Io ho sempre curato che fossero rispettati: mai ho saputo di questo traffico dei bigliettini, mai! ». «Non può dire diversamente », esclama Carnelutti. «Quando si scoprirono i bigliettini di Fenaroli sotto la catasta delle coperte mi trasferirono la sera stessa — grida il Coletta, rosso in volto, agitandosi sulla sedia — e io non so proprio spiegarmi come ciò sia potuto capitare. Figuriamoci: se mi fossi accorto che c'era questo.traffico, avrei avvertito subito i miei superiori, pei via gerarchica, s'intende avrei avvertito le autorità, il procuratore della Repubblica! ». Ma come potè il detenuto Garibaldi Pera aprire la cellamagazzino, se non aveva . la chiave? « Non me lo so spiegare », annuncia desolato il teste. Interviene Giovanni Fenaroli a far luce. Coletta lo fulmina con uno sguardaccio. « Non è forse vero — dice Fenaroli — che, avendo tenuto buona condotta, mi fu concesso di fumare? ». « Ma se non ho mai lasciato che nessuna si avvicinasse al tuo uscio! », ribatte l'altro. « Avevamo carta, penna, calamaio? Lo scopino aveva la possibilità di portarmi tutto questo?», «No, no, non era un reparto dove si potesse scrivere. Quando Fenaroli chiese l'autorizzazione, solo allora potè, scrivere. Ma sui fogli timbrati, come dice il regolamento. Io non so come lei abbia potuto avere carta diversa da quella regolamentare ». Nemmeno questa deposizione, nemmeno questa nuova vìsita a Regina Coell ci ba svelato il punto più importante (per i difensori) e cioè a chi risalga la vera iniziativa del traffico delle missive. In appendice alle deposizioni carcerarie è giunta un'ennesima lettera di Barbaro che il presidente ha reso dì pubblica ragione. Il favoloso Vincenzo implora un'altra volta di essere ascoltato: « Non, potete rinunciare alla mia testi¬ lasoveimgimpoquadmme poogmfesuè l'evotàogdistmsetiG« didognto'monlanza prima di emettere aI(trdvpmncevsvacilrigsoMMbsimchqcasee tatigmstfotodè scsuedvscgloctrgtipregqiltoccsnrcne[a la sentenza. Ghiani e Inzolia sono innocenti ed io ho le prove di quanto affermo. Non importa sotto quale profilo giuridico mi interrogherete, ma dovete interrogarmi. Vi pongo una alternativa: se quando sarò interrogato non addurrò le prove per confermare le mie affermazioni, voi mi condannerete per calunnia e falsa testimonianza ». Ma la giornata è stata importante per altra ragione: oggi è apparsa visibile la prima crepa nel muro della difesa. Il processo, giunto alla sua trentanovesimo giornata, è ormai àgli sgoccioli con l'esame del testimoni. Gli avvocati intravveddnà la difficoltà di mettere insieme, per ognuno dei tre imputati, una difesa autonoma che non disturbi il vicino di gabbia. Come potrà difendersi Ghiani se Fenaroli continua a smentirlo? E come Fenaroli, se Ghiani insiste a dichiarare che « il commendatore » si sbaglia di grosso e che, quella sera, dovette avere un altro compagno di viaggio sul. vagone-letto che correva verso Milano? Ma c'è un altro punto oscu- a n o , i e n i a : a a, n r a i e e a a, ? ro: il viaggio dì Raoul Ghiani sulla « Freccia del Sud », la notte del 10 settembre '58. Su questo punto si è aperto il dissenso tra i difensori. Ritornato a Pallanza dopo la sua deposizione resa in Cor te d'Assise, Bernardo Ferraresi narrò le sue impressioni romane agli amici dell'albergo «Al pesce d'oro»; che-discorsi avrà fatto? Nei giorni scorsi saltò fuori che un avvocato, Antonio Di Muro-; era disposto a rivelare che Ferraresi in confidenza aveva ammesso di non aver alcun ricordo preciso di quella, notte di quel viaggio e di Raoul Ghiani in particolar modo. La lettera del DI Muto, preannunziata da Francesco Carnèlutli, è giunta alla Corte, che ha disposto sabato scorso la citazione del prò fessionista pallanzese. Con il passare dei giorni, però, Francesco Carnelutti dev'essersi convinto che questo nuovo personaggio non potrebbe rendere un buon servizio alla sua causa. Stamattina Carnelutti ha dichiarato: «La difesa di Fenaroli rinuncia a valersi della testimonianza di Antonio Di Mu- - ro. Poiché è un teste che noi o i o i i , o n i e r a o , o - i non conosciamo, per correttezza, verso la Corte ritengo doveroso non assumermi responsabilità in ordine alle affermazioni di questo signore ». Gli ha fatto eco il difensore di Ghiani, avv. Franz Sarno: «Per lo scrupolo professionale e difensivo che sempre ci ha sorretto e, mi splace dirlo, in contrasto col prof. Carnelutti, la difesa di Ghiani chiede che l'avv. Di Muro sia ammesso come testimone cosi come la Corte ha deciso nella ordinanza di sabato scorso ». Adamo Degli Occhi si è associato alla richiesta del collega Sarno (e l'isolamento del vecchio maestro è stato" 11 fatto più importante dell'udienza) ; Parte civile e Pubblico Ministero si sono rimessi alla decisione della Corte. La Corte ha deciso: venga l'avvocato Antonio Di Muro. Lo vedremo nei prossimi giorni: pare abbia addosso la febbre della verità, e non c'è che da augurargli buona fortuna. In realtà, li processo è piuttosto a corto di teslmoni a difesa. Stamane s'è atteso invano la signorina Maria Del Tedesco, la ragazza che pare abbia incontrato Raoul Ghiani sulle scale, nella sua casa di via Tarqulnio Prisco, a Milano, proprio la sera del 10 settembre. Se si potesse davvero trovare una salda deposizione di questo genere, quella di Bernardo Ferraresi svanirebbe, annullata di colpo. Ma dov'è Maria Del Tedesco? L'ufficiale giudiziario non è riuscito a rintracciarla; il presidente ha sollecitato l'avvocato Sarno affinché si unisca nelle ricerche, nell'interesse del silo patrocinato. I giorni passano, il giudizio s'avvicina, e finora non s'è ancora visto un testimonio che possa sradicare o anche solo scuotere le tremende deposizioni dell'Accusa nel confronti dell'elettrotecnico della « Vembl ». Le cose, in realtà, stanno mettendosi piuttosto male per la difesa, e il bell'ottimismo dei primi giorni è prostrato. Le speranze, tuttavia, non sono perdute: l'avvocato Michele Strina, stamane, non era al fianco del suo maestro, Carnelutti, ed aveva anzi ceduto la sua toga e il suo posto alla moglie, giovane e bionda avvocatessa. Dov'è andato, il collaboratore di Carnelutti? Lo si è saputo a fine mattinata. Nell'aula accanto a quella della Corte d'Assise si apriva oggi 11 processo per le « ragazze squillo da un milione ». La platinata miss danese, Hanna Rasmussen è stata vista incrociare i suoi passi alteri a pochi metri dall'aula dove si discute del delitto Martlrano. E Michele Strina? Il giovane avvocato era in movimento per scoprire se non vi siano connessioni, chissà, tra il caso di via MonacillHItllllItlIlttlllllllllIlilIflIllllllIIIIIIIIIIIItllllllin e l'episodio delle « squillo » di alto bordo. L'idea è partita da quella lettera anonima, giunta da Torino qualche settimana fa ai difensori di Fenaroli: come già abbiamo riferito a suo tempo, l'anonimo svelava che Maria Martirano, con la consulenza tecnico-finanziaria del < ragionier Lepri » (Egidio Sacchi), avrebbe svolto attività pomeridiana e notturna assai simile a quella di Maria Fiore. Se la cosa fosse vera troverebbero spiegazione le strane telefonate In casa della povera signora, la sua idea fissa di non tollerare domestiche dopo sbrigate le faccende quotidiane e infine la storia di quel famoso pollo il cui mistero continua a incombere sull'infelice di via Monaci. (La signora Agnese Di Tommaso, che dovrebbe riferire su questo episodio, doveva comparire oggi, ma s'è saputo che giace ammalata all'ospedale). La missione dell'avvocato Strina tra le « squillo » è in pieno svolgimento e appena ne sapremo qualcosa sarà nostro dovere riferirne ai lettori. ■ Il nervosismo serpeggia tra le toghe: l'episodio più vivace della giornata è un serrato battibecco tra gli avvocati di Carlo Inzolia, Degli Occhi, padre e figlio, e i patroni della parte civile, vicini di banco. Già nei giorni scorsi l'avvocato Cesare Degli Occhi aveva invitato l'avversario, aw. Gatti, a non rivolgergli più la parola. Stamane suo figlio è insorto contro alcuni commenti-che l'avvocato Rossi, della parte civile, andava facendo intorno a una deposizione. «E' ora di smetterla, qui si umilia la civiltà giudiziaria — ha gridato Adamo Degli Occhi — e io chiedo di non coabitare più con la parte civile su questo banco! >. « Non si può » gli ha risposto il presidente. Ultimo episodio degno di nota. La parte civile ha chiesto, oggi, la deposizione di un giovane, tale Nello Bonazzl, recluso nelle carceri di Como, Chi è costui? E' un omicida, che ha ucciso una tabaccala di viale Zara, a Milano. Interrogato in istruttoria il Bonazzi disse al giudice di aver viaggiato sulla « Freccia del Sud ». Il giudice volle insistere e scoprì che aveva viaggiato non però nella notte del 10 settembre, bensì la notte prima. E come mai Bonazzi si era presentato al giudice? Il Bonazzi rivelò che lo aveva fatto per compiacere a un avvocato difensore.' La parte civile che ci ha visto lo zampino della difesa di Ghiani, stamane s'è battuta per ottenere la citazione del Bonazzi, nella speranza di stabilire il valore delle iniziative del Sarno; ma la Corte ha respinto l'istanza. Gigi Ghirotti L'avvocatessa Strina ha sostituito nel collegio di difesa di Fenaroli, durante l'udienza di ieri, il marito, assente per partecipare al processo delle a squillo» (Tel.ddli di ti ót lll t Ghii Ili il ii dì Rl Ghi

Luoghi citati: Como, Milano, Pallanza, Provaroni, Roma, Torino