Sindaci ossolani rivolgono un appello perchè non si chiuda la miniera d'oro

Sindaci ossolani rivolgono un appello perchè non si chiuda la miniera d'oro Fermento a Pestarena dove morirono quattro operai Sindaci ossolani rivolgono un appello perchè non si chiuda la miniera d'oro la proprietà aveva iniziato la smobilitazione offrendo un premio di centomila lire ai minatori che ri licenziavano - Alcune decine non hanno accettato - Come potrebbe estere conveniente l'estrazione del metallo (Dal nostro inviato speciale) Domodossola, 7 aprile. Non sono ancora perdute le speranze di riattivare la miniera d'oro di Pestarena. L'azienda minerali metallici italiana (Ammi) che la gestisce, ha cercata di chiuderla nel modo più silenzioso: offrendo cioè ai minatori un'indennità di centomila lire purché rinunciassero al posto, di lavoro. Centomila lire sono una bella sommetta, e in poco tempo i cento operai della miniera si sono ridotti a qualche decina. Qualche tempo fa il direttore ing. Chenet, al quale chiedevamo se era prevedibile una ripresa del lavoro, ci rispondeva evasivamente: < Ora stiamo portando a termine l'operazione prevista, poi vedremo >. L't operazione > ero la smobilitazione dei minatori: quando tutti se ne fossero andati l'Àmmi poteva tranquillamen te chiudere stabilimento e galiiiniiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiniiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiio lerfe, senza proteste di disoccupati. Una miniera d'oro in Italia ha un fascino quasi romantico: storia e leggenda parlano di oro estratto dalle Alpi nel [corso dei secoli, ma tolto qualche tenace cercatore che passa al setaccio le sabbie dei torrenti per .trarne poche pagliuzze, non resta del mitico oro alpino che quello estratto dalla miniera di Pestarena, in fondo alla valle Anzasca, proprio dove la vallata è chiusa da una gigantesca strozzatura prima di spalancarsi a Macugnaga davanti ai ghiacciai del Monte Rosa. La miniera ha una sua storia intessuta di periodi felici e di anni critici, ma rappresenta per i cinquemila abitanti della valle un patrimonio prezioso e una garanzia di lavoro, ed è naturale che se ne chieda la riapertura. La Ammi, società con partecipazione statale, decise la chiusura dopo la sciagura del .13 febbraio scorso, quando quattro minatori, Vito Uzzeri, Giovanni Offredi e i sardi Puddu e Arglólas, rimasero vittime di uno scoppio, ma la gestione, secondo l'azienda, era già passiva e la crisi era dovuta a due grossi fattori: l'elevato costo di esercizio e il crollo del prezzo dell'oro scesa da oltre mille lire a settecento lire il grammo. Tuttavia c*è chi contesta la pessimistica necessità della chiusala. 1 sindaci della valle, i segretari comunali, alcuni membri della commissione interna e qualche sacerdote intendono far sentire le loro osservazioni. Nei giorni scorsi alcuni rappresentanti, tra cui il sindaco di Ceppo Morelli, cav. Giacomo Borgna che è anche presidente del Consiglio di Valle, insieme col suo segretario comunale, e sindaci e segretari comunali di Macugnaga e di altri centri, hanno potuto incontrarsi a Torino col sottosegretario alle Partecipazioni on. Catto, gli hanno esposto le loro ragioni e gli hanno chiesto di aprire un'inchiesta per accertare sé è possibile la ripresa della lavorazione nella niiiiiiiiuiiiiiiiiiitiiiiiiniiiiiiiiiiiiiiiimimiiiii miniera. Verrà cosi presentata una relazione cho il Ministero potrà confrontare con le conclusioni prevalentemente negative dell'Ammi. I sostenitori dell'efficienza della miniera ricordano ohe fino al 1054 vi lavoravano trecento operai, ohe >;ià allora l'attività venne sospesa per 45 giorni e poi ripresa dopo un intervento dei deputati on. Pastore e Scalfaro. Fu, però, una ripresa fiacca: si sarebbe cioè sfruttato il giacimento già individuato senza fare altre ricerche e senza apportare alcun perfezionamento ai sistemi di lavoro. La miniera è ricca e si ricorda che un teenioo sudafricano, Swaner, giudicò il tenore dell'oro più elevato di quello di certe miniere del Sud Africa tuttora in piena, attività. Lo stabilimento di CampioH, allo sbocco inferiore delle gallerie, ricavava nei periodi favorevoli 50, 60 e'anche 80 ohili di oro al mese. I costi di lavorazione sono eccessivamente gravati dal <carreggio*, ossia dal trasporto del materiale dal luogo di scavo allo stabilimento, ma si Sostiene ohe potrebbero essere ridotti con attrezzature moderne: l'apertura di un pozzo verticale dovrebbe portare il materiale dalle profondità delle gallerie all'uscita di Pestarena e di qui, raccolta in un silos, la terra aurifera potrebbe essere avviata allo stabilimento di CampioH. A Pesta/rena esiste già un'apertura con piamo inclinato costruito da una società inglese nel secolo scorso, e un certo ing. Bruck, che tutti ricordano come un entusiastico valòrizzatore della miniera, aveva già cominciato ad aprire il famoso, pozzo verticale. Si entra cosi nell'esame tecnico delle attrezzature e dei sistemi di lavorazione su cui soltanto gli. esperti' possono pronunciarsi. Al -Ministero delle Partecipazioni si chiede di vagliare gli aspetti del problema, sia quello dei costi 'e dei ricatrt sia. quello dell'importanza sociale ed economica che la miniera assume nel quadro di iniiiiiiiiiiiiiiiiiuiiiiiiiiiiiiniininniinniiiiiia una zona povera quale e la valle Anzasca e tutta l'Ossola. Se" lo sfruttamento del giacimento aurifero può essere ripreso, non c'è motivo perché una ricchezza della valle, appartenente allo Stato, debba essere trascurata. Ettore Doglio

Persone citate: Bruck, Catto, Ettore Doglio, Giacomo Borgna, Giovanni Offredi, Pastore, Puddu, Scalfaro

Luoghi citati: Ceppo Morelli, Domodossola, Italia, Macugnaga, Ossola, Sud Africa, Torino, Vito Uzzeri