I generali perdono le guerre quando non stanno bene in salute?

I generali perdono le guerre quando non stanno bene in salute? I generali perdono le guerre quando non stanno bene in salute? . La tesi à di un illustre medico britannico -1 capi militari con l'ulcera o la pressione alta potrebbero provocare catastrofi - Hitler avrebbe scatenato il conflitto perché convinto di essere condannato dal cancro (Dal nostro corrispondente) [gLondra, 31 marzo. cUn comandante militare in | sccattive condizioni di salute è una minaccia per il suo paese. Così sostiene, oggi, in un articolo sulla rivista medica The Practitioner, l'illustre specialista Hugh L. Etang. A suo giudizio gli Stati non si preoccupano sufficientemente della salute, fisica e mentale, dei propri ufficiali superiori, non si rendono conto che un generale o un ammiraglio con l'ulcera o la pressione troppo alta possono influenzare — per lo meno in tempo di guerra — il corso degli eventi. La tesi non è nuova, e non è priva neppure di una certa logica: quelle che aggiungono interesse allo scritto sono le « prove » citate da L. Etang;. Hitler — secondo lo specialista — costituisce il caso-limite. Il capo nazista avrebbe < deliberatamente scatenato il conflitto mondiale» solo «per- ché convinto d'avere un can ero e di non poter vivere a lungo». Sarà vero? Di tutti Nficlel'1ild« teAdrgtinflpsfStscmn gli esempi descritti dal medi-|cco, questo lascia per lo meno scettici Dopo avere ricordato che Napoleone soffriva di «distrofia adiposogenitale», L. Etang cita due casi famosi. Sir Dudley Pound, primo Lord dell'Ammiragliato britannico nel 1939, « trascorreva dormendo il settantacinque per cento del suo tempo »: di questa « debolezza » parla ampiamente, nelle sue memorie, Lord Alanbrooke, il famoso capo dello « stato maggiore imperiale » durante tutta l'ultima guerra. Sir John Smyth, comandante di una divisione britannica in Birmania, sarebbe stato influenzato invece, in una importante decisione, dal suo stato post-operatorio. Voleva fermare i giapponesi al fiume Slttang, ma avrebbe agito troppo tardi. Lo specialista ci riporta ai sanguinosi, e spesso vani, olocausti della prima guerra mondiale. In soli nove giorni, nel 1917, la Francia perse cir- qmFsptDgfpFstcncabuci zsidsLsp ca novantacinquemila soldati: quindicimila morti, sessanta mila feriti, ventimila dispersi. Fu una orrenda tragedia: e, secondo L. Etang, ne fu in parte responsabile una malattia. Il malato era il colonnello D'Alenson, capo di stato maggiore del generale Nivelle, afflitto da tubercolosi e consapevole della sua prossima fine. Forse, prima di morire, egli sperò di divenire l'« architetto di una suprema partita, la cui posta era la vittoria definitiva ». Dopo queste premesse, le conclusioni: «Gli anziani ■— ammonisce il medico — farebbero bene a rammentare che una malattia può ledere le facoltà mentali e fisiche, e che i conseguenti errori di giudizio possono prolungare il corso di una guerra, o aumentare il numero delle perdite». Purtroppo è un problema difficile da risolvere. « E' assai improbabile — ammette L. Etang — che degli ufficiali superiori sì lagnino del proprio stato di salute, e molti di essi, forse, non sono neppure consapevoli della loro infermi- ! tà: non solo, ma sono tutti ri- i luttanti a ritirarsi prematuramente da alti incarichi conseguiti dopo parecchi anni, di servizio e di sacrifici ». D'altro canto — aggiunge lo studioso — le autorità devono scoraggiare, con la massima severità, < questa condotta apparentemente eroica». Le soluzioni previste dalla legge non hanno — a detta del medico — molto valore. Il < limite di etàv ne sarebbe un esempio: vi sono ufficiali che giungono già malati a quel traguardo. Altri invece lo potrebbero superare senza il minimo rischio. «Un fatto è certo — conclùde l'autore. — La salute degli ufficiali anziani dovrebbe essere seguita, in ogni paese, con la stessa ansiosa attenzione riservata ad primi ministri, ai capi dì Stato e ai piloti degli aerei». m. ci.

Persone citate: D'alenson, Dudley Pound, Hitler, Hugh L. Etang, John Smyth, L. Etang

Luoghi citati: Birmania, Francia