Il teste che scoprì l' « uomo in blu » di Nicola Adelfi

Il teste che scoprì l' « uomo in blu » CHinso il primo ciclo di ntìLienmo alle Ansino di Roma Il teste che scoprì l' « uomo in blu » E' il meccanico Benito Sensoli • Ne parlò alla polizia dieci giorni dopo la morte di Maria Martirano • 11 testimone contraddice Reami Trentini che sostiene d'aver visto (ìrhiani sul portone di via Monaci • Afferma: "L'atrio della casa era deserto,, • L'individuo che entrò nello stabile era sceso da un'auto • Tornò in strada venti minuti dopo, si guardò le mani e fuggi • Il processo rinviato d'una settimana Sorprese della memoria (Nos tro. servizio particolare) Roma, 29 marzo. « Era un giovane alto, robusto, e vestiva un abito blu ». Maria Mar tir ano era stata strangolata dieci giorni prima, la polizia non riusciva, a trovare tracce o indizi dell'assassino, e fu allora che si fece avanti un ragazzo vispo, piccolo e risentito come un galletto e disse le parole citate dianzi. Fu così che cominciò la storia dell'« abito blu » il 20 settembre 1958. Quel ragazzo si chiama Benito Sensoli ed è stato il protagonista dell'udienza di oggi. Vi diremo subito che il Sensoli era in via Monaci nell'ora del delitto; intorno alla mezzanotte, per motivi delicati: aveva un convegno amoroso con una donna che non era sua moglie. E perciò stava all'erta, spiava in tutte le direzioni. Per tre volte una vecchia « 1100 » passò a velocità sostenuta per via Monaci e il conducente dava due colpi vigorosi all'acceleratore quando veniva a trovarsi davanti allo stabile dove abitava la Martirano; evidentemente era un segnale convenuto. A un certo momento, una donna piccola ed esile, probabilmente la Martirano, scese e fece scattare l'interruttore che apriva il cancello. Poi arrivò l'« uomo in blu », si guardò intorno ed entrò là dentro. Venticinque minuti dopo il visitatore notturno uscì dal cancello aggiustandosi la giacca, guardandosi le mani. Questo fu il racconto alla polizia e al giudice istruttore che fece due anni e mezzo fa Benito Sensoli ; e che ha ripetuto stamane ai giurati, sia pure con qualche variante. La sua è una testimonianza molto importante: indica che l'assassino si introdusse nell'appartamento di Maria Martirano in maniera del tutto diversa da quella attribuita al Ghiani nella sentenza istruttoria, in base alle ri ve'a^'oni di Egidio Sacchi e al'a test:monianza della guarcarobieva Renna Tren tini. Niente nlico giallo mostrato da g;ù e niente Martirano che scende al cancello e si incontra con l'uomo che di lì a poco la strangolerà. Ma quale peso si può dare ai ricordi di Benito Sensoli ? L'illuminazione stradale non è gran che dalle parti di via Monaci anche perché vi sono tratti alberati; Benito Sensoli stava col batticuore per via della donna che non arrivava; era seduto nella sua auto e vide le scene che descrisse da 20-25 metri e dal vetro posteriore della sua vettura. Si aggiunga che stamane è caduto in diverse contraddizioni. Per spiegarle, ha detto che lui credeva di aver visto certe cose e le riferì alla polizia, ma successivamente lesse sui giornali ima versione diversa e ritiene perciò di dover ora modificare le sue prime deposizioni. Così anche, pur affermando il Sensoli di essere certo che i suoi ricordi si riferivano alla notte del delitto, ha ammesso che, prima e dopo il delitto, egli era solito incontrarsi con l'amica sempre allo stesso posto, nelle adiacenze di via Monaci. Non è perciò da escludersi che egli possa aver confuso le date. H discorso che si fa per il Sensoli può valere per molti testi già interrogati o che lo saranno. La buona 0 la cattiva fede non c'entra. Si vuole solo dire che è sempre difficile rendersi conto fino a che punto i ricordi dei testimoni sono autentici oppure sono stati deformati o falsati dal trascorrere dal tempo, dai discorsi fatti, dalle notizie apprese sui giornali. E più 1 testimoni proclamano di possedere u.na memoria ec cezionale, di ferro, maggiore diventa la perplessità. Essi si investono in una parte e cercano di recitarla fino in fondo, quasi sempre con sincera convinzione. Per questi motivi non sem brò convincente quel Ferra resi che ha sempre sostenuto con la più assoluta certezza di aver viaggiato con Raoul Ghiani sulla « Freccia del Sud » la notte successiva al delitto. Più parlava, più si diffondeva in spiegazioni e in particolari e più diventava evidente che il Ferraresi cercava di difendere a ogni costo le nozioni che aveva in-caaellato nel suo cervello; ed era difficile sceverare i ri cordi di prima mano dalle notizie che il tempo aveva incrostato su quei ricordi fino a renderli irriconoscibili. Per le stesse ragioni, non ci ha del tutto persuaso stamane il giovane e troppo spigliato Benito Sensoli, anche se si è diffuso a lungo nel racconto di un episodio estraneo al processo allo scopo di dimostrare che lui è un fisionomista come ce ne sono pochi al mondo. Tuttavia, la sua deposizione resterà agli atti del processo come un punto a favore di Raoul Ghiani; quanto meno servirà a ingenerare un dubbio nell'animo dei giurati il giorno in cui dovranno pronunciare il verdetto. Quel giorno, dopo l'ordinanza presa ieri notte dalla Corte, si è allontanato di parecchie settimane, forse di mesi. Stamane, nel clima prepasquale, si intrecciavano scommesse conviviali fra avvocati e giornalisti. I più ottimisti hanno scommesso che il processo finirà prima di luglio; i pessimisti prevedono invece il verdetto per il mese di agosto. E dire che quando il . processo prese l'avvio il 6 febbraio e noi scrivemmo qui che sarebbe durato non meno di quattro mesi, a molti quella previsione sembrò esagerata, fuori della realtà. Si pensava allora che in un paio di mesi tutto sarebbe finito. Questo dilatarsi del processo nel tempo è un indizio buono o cattivo per gli imputati? Ne discorrevamo proprio stamane con l'avvocato Adamo degli Occhi, difensore dell'Inzolia. La durata del processo non è un indizio né buono né cattivo. Accade talora che più una Corte è persuasa della colpevolezza degli imputati e maggiore è la libertà che accorda alla difesa: concedendo la citazione di nuovi teisti, rinnovando esperimenti e perizie; allargando le indagini. Altre volte invece il prolungarsi di un processo sta a indicare che i giudici sono indecìsi e vogliono togliersi dal cuore ogni dubbio prima di dare la sentenza. Quali siano le idee dei giurati su questo processo, nessuno naturalmente è in grado di dire: Tuttavia, l'ordinanza emessa ieri notte e le settimane o i mesi abiuriti alla durata del dibattimento stanno a testimoniare che nessun torto sarà fatto a Fenaroli, a Ghiani e a Inzolfa. Saranno trattati con tutte le garanzie che la le??e concede agli imputati e saranno giudicati con piena giustizia; ossia in assoluta obiettività. Non è molto, ma non è neppure poco, se passiamo in rassegna tutte le passioni, i sospetti, anche le beghe meschine e di sapore campanilistico che « il processone» fece divampare ancor prima che cominciasse e che tuttora trovano di che alimentarsi. Nicola Adelfi I regali della difesa ricevono gli auguri per Pasqua dagli Imputati. SI riconoscono, a sinistra, l'avvocato Garneluttl ohe conversa con Fenaroli e, a destra, l'avv. Sarno mentre stringe là mano ad Inzolia (Telefoto)

Luoghi citati: Inzolia, Martirano, Roma