la sicurezza della circolazione è un problema urgente e grave di Gianni Mazzocchi

la sicurezza della circolazione è un problema urgente e grave Mentre l'auto diventa un fenomeno popolare la sicurezza della circolazione è un problema urgente e grave Le vittime iella strada sono molto più numerose di quanto non appaia dalle statistiche - Per U 1960 vanno calcolate in 15.000 morti: il doppio che in Francia e in Inghilterra - Gli incidenti ancora cresciuti all'inizio di quest'anno - Nuove strade, un servizio sanitario più efficiente, severe misure di controllo appaiono indispensabili Nel 1960 sono entrate In circolazione In Italia 380.922 nuove automobìli. Questo numero è la dtmósjtraztone che l'automobile sta diventando finalmente anche in Italia un fenomeno popolare. Siamo ancora lontani dalla diffusione automobilistica che hanno raggiunto la Francia, la Gran Bretagna e la Germania occidentale; l'Italia tuttavia è avviata a colmare il distacco che però è ancora grande: il numero delle autovetture circolanti in Italia nel 1960 era già stato raggiunto in Francia nel 1936. L'automobile significa lavoro per chi la costruisce, per chi la vende, per chi ne cura la manutenzione e l'efficienza; significa anche mezzo insostituibile per chiunque debba svolgere un'attività. Quando non è Indispensabile per il lavoro, l'automobile è sèmpre un mezzo di benessere, un mezzo di tranquillità sociale, un mezzo per avvicinarsi di più alla natura e soprattutto è un'espressione-di libertà. L'automobile, non deve però essere un privilegio del ricchi; ecco perché a favore degli automobilisti di oggi e di domani al è chiesta una pressione fi' scale più ragionevole e quando è stata ottenuta qualche riduzione anche 11 fisco ha incassato di più. Che l'automobile sia un mezzo di'benessere non è certamente un'idea nuova; e Henry Ford che l'ha avuta ed applicata oltre 80 anni fa In America, ha contribuito validamente al grande benessere economico di quella nazione. Se la Germania occidentale si è cosi rapidamente ripresa dopo le grandi rovine della guerra, non per caso si trova ad essere oggi la maggiore produttrice europea di autovetture, e già 11 26% degli operai tedeschi ha la sua automobile. Se l'Italia e sulla via di riguadagnare il terreno perduto, questo non significa che non esistano ancora numerosi ostacoli alla diffusione della automobile. CI sono ostacoli naturali e artificiali: naturali come la mancanza di spazio nel vecchi centri cittadini, artificiali come gli eccessivi e sbagliati carichi fiscali, ma al momento l'ostacolo più grave è costituito dal pericoli della circolazione, pericoli al quali tutti noi slamo quotidianamente esposti; ecco 11 motivo del Convegno di studio che al svolge In questa giorno a Milano per Iniziativa di Quattroruotc sotto la 'presidenza di Cigolali e con la partecipazione- di studiosi dei campi legale, tecnico e medico. Le più recenti notizie circa gli incidenti sono assai gravi le cifre ufficiali dell'Istituto Centrale di Statistica riportano per tutta l'Italia, per il solo mese di gennaio, un aumento del 27,9 % nel numero degli incidenti stradali con 138 morti e S740 feriti di più rispetto allo atesso mese di gennaio dell'anno precedente. E questo mentre Francia ed America, pur'denunciando una diminuzione di incidenti, di morti e di feriti, tuttavia stanziano nuovi imponenti mezzi per ri durre 1 danni e i pericoli della circolazióne. L'indice più grave da prendere in esame, quando si parla del pericoli nella ciroolazlo he, è il numero del morti. Il numero comunicatq dall'Istituto Centrale di Statistica, per tutto il 1960, è di 7971 morti Questa cifra sarebbe già molto elevata, In relazione al nostro parco veicoli, se fosse esatta viceversa essa non è esatta e non consente confronti con i dati delle altre nazioni. L'Istituto Centrale di Statistica che fornisce 1 dati ufficiali, nel suo libretto di istruzioni — serie B, n. 6, maggio 1960, pag. 10 — prescrive per 11 rilevamento degli incidenti queste istruzioni: « Le conseguenze alle persone devono essere riferite al momento dell'inolden te. Pertanto deve essere considerato morto quel conducen te o quella persona trasportata,' ovvero quel pedone la cui morte si manifesta nel momento stesso dell'incidente o nel breve periodo immediatamente successivo in cui si svolge la eventuale opera di soccorso, ad esempio nell'in tervallo di tempo tra l'istante dell'infortunio e 11 ricovero dell'infortunato in ospedale >. E' quindi chiaro che per le statistiche tutti coloro che decedono successivamente, non sono «considerati» morti, ma soltanto feriti. Qual è, allora, il numero esatto del morti? Nelle altre nazioni, ove i rilievi offrono maggiori particolari, leggiamo che 1 morti sul posto sono in Svizzera il 40% del totale; che nella Germania Occidentale i morti nelle 24 ore sono il 66%; che in Gran Bretagna i morti entro un'ora sono il 43%. Sembra quindi che le sciagure immediatamente mortali alano all'incirca la metà di quelle che si concludono tragicamente: constatazione tremenda che porta non più a 8000, ma a ■ circa 15.000 1 morti sulle strade italiane nel 1960. E che questa cifra' sia vicina al vero è purtroppo confermato dalle informazioni del co mune di Milano. Le statistiche ufficiali nazionali degli ine! denti stradali riferenti*! a Milano portano come numero dì morti, per l'anno 1959, la ci- - fra complessiva di lkh unità, mentre in base alle tavole del bollettino mensile dello stesso Comu-R — anno 78, n. 1, pagina 17 — i morti effettivi per incidenti di circolazione, rile vati senza limiti di tempo, sono i"dicati in 286 Ecco la dolorosa realtà, dalla quale dobbiamo partire pustpsdpuzscvnmcnceLursntdmscgsascnztaesbpgvcvpvtvmV per combattere veramente una crociata in favore della sicurezza di circolazione. Tutti siamo esposti, ancorché prudenti e disciplinati, ad essere vittime degli errori e dell'imprudenza altrui; tutti perciò dobbiamo contribuire a un miglioramento della situazione, che è gravissima. E non nascondendo la verità che si può sperare di migliorarla La vicina Francia, con -una circolazione di. 12.050.000 autoveicoli, e cioè doppia della nostra, nel 1969 ha avuto 8122 morti; e si noti che In Francia, nel metodo di rilevazione, si è già più realistici perché si tiene conto del morti entro 1 3 giorni dall'incidente. La Gran Bretagna, poi, con un volume di circolazione pure pressocché doppio del nostro e registrando 1 morti senna limite di tempo, è .arrivata soltanto a' 5970 unità. Questi sono confrónti che devono fare; pr'ofondamente meditare. E poiché non esiste un provvedimento miracolistico che possa da un giorno all'altro ©ambiare la situazione, tanto più occorre agire rapidamente In tutti i settori: legali, segnaletici, educativi, medici. Bisogna prevenire gli errori e le imprudenze e punire le colpe del motorizzati; si deve organizzare al più presto uh completo ed efficiènte servizio sanitario; sempre più' sicure vanno fabbricate le automobili; e soprattutto, e con estrema urgenza, bisogna costruire nuove strade. Oggi il problema della sicurezza al impóne: per risolverlo debbono intervenire 1 poteri pubblici, e con essi devono collaborare tutti 1 cittadini. Vogliamo finalmente vedere agire su tutti gli elementi della circolarono, perché 11 numero e la gravità degli incidenti Analmente di minuiscano. Gianni Mazzocchi direttore di « Quattroruote » :■ ■»♦♦■■;.—:

Persone citate: Henry Ford