Arti ed artisti

Arti ed artisti Arti ed artisti Dunoyer de Segonzac interprete di Virgilio - Memo Riva, scultore da conoscere-Il saluzzese Piero Bolla Per la prima volta In Italia un -capolavoro dell'incisione moderna francese è presentato a Torino dall'< Art Ancien ». Sono le cento acqueforti di André Dunoyer de Segonzac, iniziate nel 1927, terminate nel 1946 (1 rami furono poi «biffati» nel '48 a tiratura ultimata), che illustrano 1 quattro libri delle Georgiche di Virgilio. Ma forse il verbo meno s'addice alla grande opera grafica di Segonzac, malgrado la limpidezza e l'esattezza del segno che mirabilmente s'immedesima nella forma naturale e ne trae, con l'immediatezza della visione, tutta e completa la suggestione della pacata bellezza agreste. Il pittore non è qui nemmeno un interprete; è un poeta che s'accompagna all'altro maggior poeta, e coglie nel verso lo spunto per un'immagine unicamente sua: tanto sua che i pascoli, gli alberi, i campi, gli animali, 1 pastori, i coltivatori d'api virgiliani, son visti attraverso il dolce paesaggio di Provenza e i colli che cingono il golfo di Saint-Tropez, che l'artista particolarmente ama; e talvolta ancor più che ai coloni sembra rivolgersi ai pescatori di quelle rive la celebre esortazione: « Umida solstitia atom hiemes orate serenas *j implorate solstizi piovosi e verni asciutti. Infatti il Segonzac incidendo direttamente dal vero I suol rami nella Vallee du Moni), nell"lle-de-France e a Saint-Tropez, dimora da lui preferita, i.on ha puntualmente seguito i momenti e 1 motivi del poema; ed I riferimenti a questo che, foglio per foglio, leggiamo sul catalogo, son dovuti a un'iniziativa dell'* Art Ancien > che certo l'autore approverà per la perfetta rispondenza lirica delle parole al disegno. Disegnatore incantevole pei la tenera levità del tocco, per la chiarezza atmosferica di cui sa avvolgere gli elementi del motivo sempre definiti con le indicazioni essenziali a trascrivere con dell- cata sobrietà il ricordo di un'emozione paesistica, è questo pittore ormai quasi ottantenne ch'è stato giustamente definito « un maestro di cui parleranno le generazioni future » ; quando i movimenti artistici che oggi tengono in.ombra un modo di rappresentazione considerato impari a un'espressione < moderna », si saranno collocati In prospettiva storica. Delle acqueforti per le Georgiche ha detto nel '51 Claude Roger-Marx: « Uno dei più ammirevoli inni che mai siano stati cantati in gloria "di coloro che sono abbastanza saggi per non cercare altra ragion d'essere se non nel loro accordo col ritmi naturali >; e il buon Intenditore non può non sottoscrivere. * * La critica è ingiusta, e il pubblico che la segue sulle ali di una pretesa « attualità > (raramente disgiunta da una punta di snobismo) ancor dì più. A qualsiasi stramberia che s'affaccia alla ribalta, entrambi le dedicano attenzione e fumosi commenti, con la perpetua preoccupazione di non < capire » abbastanza la genialità che può rivelare una macchia informe di colore, un geroglifico ermetico, qualche lamiera imbullonata, una scheggia di legno bruciacchiato, un lercio straccio Incorniciato in quattro listelli. Se una figura umana, nobilmente composta, trepida di esprimere un sentimento eterno, si delinea su una tela u in una creta, subito si è in sospetto: accademia, pompierismo, frusta tradizione, sensibilità sorpassata. Cosi ci eravamo dimeni irati di Remo Riva d'Andrea, scultore e disegnatori- cinquantenne di Cuorgnè Canavese. attivo a Milano, che pur aveva esposto a Torino una ventina d'anni fa. SI rivedono le sue piccole sculture e i suoi disegni adesso nelle sale del « Circolo della caccia . nel palazzo già Solaro ' del Borgo in piazza Bodonl 8. Le une e gli altri eccellenti, ora per la grazia del modellato, ora per l'incisivo vigore del tratto. Il Riva non ha paura di < raffigurare > un nudo, un santo, una Crocifissione usando il linguaggio adatto a una immediata comunicazione del tema. Non allude, non gioca a rimpiattino col soggetto, non si avvolge di cortine fumogene. Dice con coraggiosa chiarezza, impiegando le parole degli antichi che Arturo Mar¬ tini aveva reso moderne. E neppur teme di manifestare una bellissima abilità, che non è uno sfoggio manuale, ma il mezzo indispensabile perché una forma plastica diventi un fatto poetico. * * Mostra di Piero Bolla alla galleria « Narciso ». Questo giovane saluzzese, che tenacemente lavora con una serietà encomiabile, non fu mal un vero e proprio « nonfigurativo », ma vi fu un momento in cui la sua figuratività si dissolveva in una quasi astrazione. Ora è in una fase che, generalizzando, qualche critico chiama del « ricupero dell'oggetto ». Ricupero della cui necessità da varie parti (ma noi italiani, credendo d'esser più che mai all'avanguardia, siamo in coda) si avverte l'urgenza. E gli oggetti del Bolla si fanno evidenti, prendono un'ottima consistenza plastica e spirituale. Le forme, gli impasti, le luci diventano davvero significanti, coerenti con un mondo interiore, insomma non casuali o semplicemente decorative. E' un lavoro che vorremmo dire anzitutto di ricostruzione morale. mar. ber.

Persone citate: André Dunoyer, Claude Roger-marx, Dunoyer, Memo Riva, Piero Bolla, Remo Riva D'andrea, Solaro

Luoghi citati: Cuorgnè, Italia, Milano, Provenza, Torino