Domani sei milioni di belgi votano per il rinnovo delle Camere di Giovanni Giovannini
Domani sei milioni di belgi votano per il rinnovo delle Camere Atmosfera di apatia dopo i tumulti por la aleggo unica» Domani sei milioni di belgi votano per il rinnovo delle Camere Saranno designati 212 deputati e 106 senatori ■ Non sono previsti mutamenti sostanziali ; quasi certo un governo di coalizione fra socialcristiani e liberali - Il Belgio attraversa un periodo difficile; il suo indice di sviluppo industriale è il più basso fra i paesi del Mec A soli due anni dalle ultime elezioni politiche, quasi sei milioni di belgi tornano domani alle urne. Dal 1958 il Belgio ha vissuto un periodo travagliato e difficile culminato nell'abbandono del Congo — con tutte le complesse vicende che ne sono seguite anche in campo internazionale — e nell'agitazione del dicembre e gennaio scorsi quando si sono nuovamente rivelati in tutta la loro profondità gli interni dissidi tra valloni e' fiamminghi, socialisti e con-: servatori, repubblicani è monarchici. Dalle precedenti elezioni i socialcristiani erano usciti vincitori col 46,50% dei voti seguiti dai socialisti col 35,79% e dai liberali col1*11,05%, attribuendosi 104 dei 212 seggi alla camera contro gli 84 e i 21 degli altri due partiti maggiori (2 soli seggi erano andati ai comunisti, 1 ad un gruppo autonomo fiammingo). L'intesa tra socialcristiani e liberali permetteva la formazione di una maggioranza governativa sufficientemente forte in tempi normali. I tempi invece si rivelavano durissimi : l'abbandono del Congo non ha portato ohe all'aggravarsi in maniera clamorosa di- uba preesistente crisi economicosociale. Già nel '58, l'industria mineraria -— una delie grandi fonti,di ricchezza veniva, sorpresa dalla orisi mondiale dèi carbone in condizioni di particolare svantaggio non avendo provveduto tempestivamente nel dopoguerra all'adeguamento e rinnovamento degli impianti (un'accusa che viene rivolta in genere .all'indù stria pesante belga: l'indice di sviluppo industriale è nettamente inferiore a-quello di qualsiasi altro paese dèi Mec). Alla fine del '60, davanti a prospettive sempre più allarmanti, il governo predi' sponeva con la famosa loi unique una riduzione della spesa pubblica anche per mezjp di economie nel settore sociale, un aumento del le entrate con l'aggravamento degli oneri fiscali, un programma di investimenti per tonificare la produzione e la occupazione. Nell'ultima set timana dell'anno i socialisti scatenavano l'agitazione contro'la legge che, a loro avviso, risparmiava i priiù cipali responsàbili della, si, gravava troppo sulla elafi' se operaia, non conteneva nessun piano organico per Ja ripresa del paese. ' ; " Dòpo momenti drammati ci, l'agitazione si esauriva il 23 gennaio, il: 13 febbraio la loi unique passava alla Ca mera. Ma erano, queste del presidente Eyàkéns, vittorie di Pirro :: cessato il fronte unico contro la piazza, i mi' nistri liberali davano le di' missioni. E re Baldovino, che inutilmente ma tenace mente aveva svolto un'opera di mediazione durante tutta la vicenda, poteva intervenire sciogliendo le Camere e fissando le elezioni per il 26 marzo. Sono improbabili domani grandi spostamenti di voti (anche se, come sempre alla vigilia, tutti — i liberali a destra, i socialisti a sinistra — vagheggiano di portar via qualcosa ai democristiani). Potrà forse guadagnare qualcosa il minuscolo parti' to comunista; nessun credi' to è dato alle altre formazioni che per la prima volta — segno indubbio di di sorientamento, confusione, malumore *kè arrivano al numero di venti. In realtà, le vicende di dicembre-gennaio sembrano aver chiarito una verità essenziale: il Belgio non è più il paese dell'illimitato benessere, i sacrifici che la situazione impone sono tali da non poter essere chiesti alla nazione da un unico partito anche se forte ma solo da una coalizione socialcristiana-sooialista (difficilmente anche con i liberali). In questa prospettiva va visto l'abbandono della segreteria della Nato da parte di Spaak, il ritorno alla politica attiva dell'uomo che oltre a giovare per il prestigio al suo partito socialista appare per la sua posizione moderata il più idoneo a realizzare l'intesa con i socialcristiani. ' Sónò~ipotesi che nelle-Ul¬ tensé time ore della campagna elettorale gli uni e gli, altri naturalmente smentiscono : specialmente i socialcristiani che rifacendosi ad un passato ormai lontano tuonano contro il « rivoluzionarismo di Spaak ». Ma nessun belga sarebbe disposto a giuocare un franco contro l'ipotesi più probabile: quella di un governo di coalizione con alla testa il capo dei " socialcristiani Theo Lefèvre éd alla vicepresidenza-esteri Charles Spaak. Giovanni Giovannini
Persone citate: Baldovino, Charles Spaak, Spaak, Theo Lefèvre
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