Nella birreria di Monaco ove nacque il nazismo si è aperta una mostra delle attività di Eichmann

Nella birreria di Monaco ove nacque il nazismo si è aperta una mostra delle attività di Eichmann INCONTRO CON L'ESPERTO GIURIDICO DI ISRAELE IN GERMANIA Nella birreria di Monaco ove nacque il nazismo si è aperta una mostra delle attività di Eichmann L'aw. Kempner, tedesco esule in America per le persecuzioni razziali, sta raccogliendo gli ultimi documenti utili al processo - Ha perduto la madre ed i familiari nei Lager, ma parla del suo lavoro con freddezza di storico - «Mi interessa la verità dei fatti, non il destino di Eichmann uomo. Però era un curioso tipo: mediocre, diligente, senza passioni » - Non gli garbava, e forse non capiva, come ci fossero ufficiali o poliziotti italiani che disobbedivano ai suoi ordini di morte (Dal nostro inviato speciale) Monaco, marzo. Quando penso a Hitler non mi vengono in mente i sei milioni di ebrei uccisi. Sei milioni di uomini morti è un numero troppo grande, un numero che sembra impossibile. Mi ricordo la faccia di un bambino polacco, un bimbo del ghetto di Varsavia. Aveva in testa un berrettuccio di pezza, teneva le mani alzate davanti a un grosso milite delle SS, i suoi occhi fissavano sbigottiti le llllM [ U [mmii'MIIIIIIMIIilllllliri cose in fiamme, il soldato, il mitra puntato su di lui, su sua madre spettinata e implorante. t Un ufficiale della ^Propaganda Kompanio fotografò quella scena di vittoria, il piccolo prigioniero, il grosso soldato. Ascolto le parole pacate, e qualche volta ironiche, del dottor Kempner, e mi chiedo: < Che ne sarà stato di quel bambinofy. Robert M. W. Kempner, cittadino americano e avvocato a Filadelfia e a Monaco, è un israelita di origine tedesca. Fuggì nel 1935, lasciò il suo posto di legale della - polizia prussiana. E' un signore di scssant'anni, alto, magro, lo sguardo penetrante; indossa una camicia colorata e un abito confezionato in s'erie. < Io sono' un uomo senza colletto — dice — e mi occupo di grandi assassini. I piccoli non mi interessano, e. mi arrabbio quando criminali importanti ricevono modeste condanne*. Alle pareti del suo studio sono affisse alcune riproduzioni di pittori moderni, e qualche documento. C'è, ad esempio, una dichiarazione autografa di Joachim Von Ribbentrop, ministro degli Esteri del Reich, che assicura di non aver mai avuto niente che fare con la persecuzione delle Chiese; e c'è il giuramento di fedeltà al Fii'irer e all'idea nazista del gerarca Kaltenbrunner, im|- piccato a Norimberga. < Arrivo adesso da Gerusalemme — racconta l'avvocato Kempner. — Vede, tutte queste fotocopie riguardano il processo Eichmann. Ordini, disposizioni, piani di annientamento; ma nulla di sentimentale, di aneddotico. Cifre, programmi. Adolf Eichmann era un diligente funzionario, e svolgeva con scrupolo il suo compito. Non c'era in lui alcun rancore. Se Hitler gli avesse detto: " Liberami degli italiani, o degli svedesi ", avrebbe fatto altrettanto. ^Hitler, mi creda, era un formidabile capo del personale, sapeva scegliere benissimo i suoi collaboratori ». (Sono stato alla Burgbr&ukeller, la birreria dove Hitler festeggiava la fonda¬ 11111111 i 111 i 1111111 i 11111111M11 M11111111111111H111 zione del partito. Nel salone, una volta, posero anche una bomba, ma U tentativo andò a monte. Adesso, al piatto superiore hanno esposto immagini, libri, opuscoli, oggetti che ricordano l'attività di Adolf Eichmann. Una grande scritta riproduce una frase del devoto braccio destro di Himmlcr. Dice: c Io ho fatto solo il mio dovere »). c Eichmann — spiega il dottor Kempner — è l'unico ufficiale di Hitler che abbia dato al suo capo la consolazione della vittoria, che abbia raggiunto l'obicttivo fissato, e senza perdite. I generali della Wehrmacht hanno avuto tante, decorazioni, e st sa come è finita; ad Eichmann, che faceva, con eccessiva dedizione il suo dovere, non è toccato il più piccolo riconoscimento. Ep- ' pure ci si era messo d'impegno e nessuno vorrà negare i risultati*. (Anche i parenti dell'avvocato Robert M. W. Kempner, come il bambino di Varsavia, e sua madre, e altri sei milioni di uomini, donne e bambini, sono stati sconfitti ' dal forte Adolf Eichynann. La voce dell'avvocato Kempner non trema nel rievocare quelle vicende, sembra racconti una storia lontana, non avverti il dolore del protagonista. Mi viene in mente la fotografia di un giardino, a primavera. Ci sono due panchine, su una un cartello avverte: < Riservata agli ariani », sull'altra stanno seduti due vecchi, marito e moglie, sono vestiti di nero, al braccio portano una fascia con la stella gialla, lui ha una lunga barba candida, e abbandona la testa sulle mani raccolte sul bastone, e i suoi occhi sono tristi e mansueti, la donna guarda fisso davanti a sé, i fiocchi di bambagia dei pioppi riempivano l'aria. Che ne sarà stato, penso, di quei due vecchi sposi, quale sarà stata l'ultima primavera che hanno intravvista oltre i reticolati di Dachau, come possono i superstiti guardare ancora senza tremore le foglie tenere dei faggi se pensano ai boschi di Buchenwaldt). < Io sono un esperto al ser- f IH111111111111111111 MI 111111M ! 11H ti 11111 il 1111111111 r> vizio di Israele — dice l'avvocato Kempner — e fui pubblico accusatore al processo contro i diplomatici della Wilhelmstrasse. ma né di Eichmann né di quegli individui mi importava e mi importa nulla. Voglio dire che conta soltanto stabilire la verità, misurare tutte le colpe, ricordare al mondo ciò che è accaduto. L'uomo Eichmann affronterà il suo destino. Che curioso tipo, questo mediocre, sistematico tenace colonnello. Polemizzava coi generali italiani che si opponevano ai suoi rastrellamenti nei paesi occupati. C'è un ispettore della vostra polizia, un certo Lóspìnoso, che ingannò Eichmann salvando moltissimi c'irei di Tolone e della riviera francese. Conosce il commissario LospinosoT ». (Io non conosco il commissario Lospinoso, chi sa se qualcuno di chi legge ha mai sentito il nome di questo funzionario di polizia, se è vivo, dove si trova. Vorrei dirgli grazie, perché se al processo di Gerusalemme sarà fatto un nome italiano, potremo ascoltarlo senza vergogna. Ci fu un poliziotto italiano che imbrogliò il forte Eichmann, e salvò la vita a molti ebrei opponendosi a degli ordini, rifiutandosi di eseguirli. Ho visto alla mostra allestita alla BurgbrduIceller la fotografia di un soldato tedesco intento mirnrr. alla nuca di un vecchio, che aspetta la morte sull'attenti Ho visto un foglio scritto a macchina nel quale il comandante di un campo di concentramento domanda al professor Clauberg quale ora preferisce per sterilizzare mille ebrei; ho visto Himmler che passa fra le baracche € fuma un grosso sigaro. Alla mostra c'era un ciuffo di capelli biondi, di chi saranno quelle ciocche? Sono contento che ci sia stato un commissario di pi " ' i Lospinoso, che ci siano stati dei generali del mio paese che hanno imbrogliato Eichmann, detto di no a Himmler, disobbedito al Filhrer). < Vede questa pagina! E' firmata Eichmann — dice l'art'. Kempner. — E' un or¬ dine: nello sterminio, comprendere anche i bambini. Tutti, fino in fondo. Un burocrate, forse di grado B., messo a sbrigare un compito più proprio a un funzionario di categoria A. Eichmann ignorava le sfumature ». (In Olanda, ho letto, c'erano nel 1933 mezzo milione di ebrei, nel 1939 erano ridotti a 215 mila, nel ia.',5 ne furono ritrovati ventimila; a Monaco nel 1933 ce n'erano novemila, ora sonò 191. Eichmann ha fatto proprio il suo dovere. E la gente che stava ai suoi ordini, non lo ha quasi mai deluso. Chi ha visto le facce delle ragazze, delle donne naziste messe a custodire le prigioniere? Occhi freddi, polsi robusti, occhi che non rivelano né rimorso né sgomento. Conducevano per mano i bambini verso le < docce », aiutavano le madri a spogliarsi. Poi, arrivava il gas. C'erano nel salone della Burgbriiuì; filler, la giacchetta, i pantaloni, te scarpette di un bambino ebreo, il cui ricordo si è disperso, spazzato dal vento, nel cielo grigio della Germania. Chi sarà stato, pensavo toccando quel panno a righe, sfilacciato, sporco, questo bambino? Dove è nato? Polonia, Francia, Italia n Germania, un bimbo tedesco, forse, che aspettava il suo Messia? ). « Questa è la vita », rtfee con la sua voce pacata, distante, il dott. Kempner. E io ripenso alle parole di una vittima, che ebbe pietà anche dei malvagi: « Nonostante tutto — scrisse — credo ancora nella bontà degli uomini ». Si chiamava Anna Frani:. Di lei, almeno, ricordiamo il nome Del bimbo del ghetto di Varsavia, non sappiamo nulla. Eppure è lui il più severo giudice di Eichmann; alzò le mani, ma non si arreseEnzo Biagi L'avvocato Robert Kempner nel suo studio (Telefoto)