Tulli a Cuba (ministri, studenti, ospiti di riguardo) la domenica vanno a tagliare canna da zucchero di Vittorio Gorresio

Tulli a Cuba (ministri, studenti, ospiti di riguardo) la domenica vanno a tagliare canna da zucchero LA RIFORMA AGRARIA STA DIVENTANDO UNA RIVOLUZIONE COLLETTIVISTICA ' I j ! ! yL . Tulli a Cuba (ministri, studenti, ospiti di riguardo) la domenica vanno a tagliare canna da zucchero Fidel Castro guida questa « battaglia dello zucchero » ; i radiocronisti esaltano il suo raccolto, stabiliscono vittoriose graduatorie con gli altri gerarchi - Soltanto « Che' » Guevara, il dittatore dell'economia, per puntiglio polemico va a coltivare il cotone - C'è del conformismo in queste manifestazioni, ma anche un genuino entusiasmo; e soprattutto la coscienza che l'agricoltura è in crisi - Le cooperative, pupilla del regime, mancano di attrezzature; i piccoli coltivatori sono scoraggiati (Dal nostro inviato speciale) L'Avana, marzo. La domenica, a Cuba, « si va> a tagliare canna da zucchero. <8i va> è détto nel senso abitualmente usato nelle conversazioni mondane quando si vuole indicare ciò che è opportuno fare, dove bisógna andare, come si deve parlare per essere alla .moda, all'altezza dei tempi. Andando volontari nelle piantagioni a tagliare itiifiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiitniiiiiiin canna da zucchero, a Cuba si assolve a un dovere patriottico, e ci si adegua ad una forma di infatuazione che è tra le autentiche caratteristiche della rivoluzione di Castro. Castro per primo va a tagliare canna. Tutti i ministri vanno a tagliare, tutti gli impiegati dei ministeri, i giornalisti, gli ospiti di riguardo, i membri delle commissioni tecniche straniere, gli addetti alle industrie nazionalizzate, gli inservienti degli alberghi, gli studenti. < Si serve la patria tagliando canne », raccomandano anche i preti ai fedeli. Partono la mattina su torpedoni che li raccolgono alla porta dei ministeri, degli alberghi, dell'università, viaggiano cantando verso le cooperative agricole. Operatori della radio sono a bordo degli autobus e trasmettono la edificante cronaca rivoluzionaria dei lavoratori del machete, il coltellaccio dei tagliatori. « Fidel ha dichiarato che sfida tutti i suoi ministri a uguagliare il suo record >, annuncia allegramente il radiocronista di servizio a Navajas, provincia di Matanzas, da dove Castro domenica scorsa è andato a tagliar canna nella cooperativa « Cuba Libre >. Fidel deve sentirsi in grande forma, perché a un certo momento si impadronisce del microfono per informare: « Non sono certo di vincere tutti i ministri, ma per lo meno il cancelliere lo batto di sicuro ». Il cancelliere è il ministro degli Esteri, Raul Boa, uomo di aspetto professorale, molto borghese, vestito sempre correttamente a differenza di'altri ministri che continuano a presentarsi in uniforme da guerriglieri, maniche rimboccate, barbe al vento, volti bruciati dal sole. Roa, con gli occhiali, pàllido, le spalle curve, non richiama l'idea del lavoro pesante: immaginarlo in una piantagione sotto la canicola, con il .machete in mano, iiifiiiiiiiiiiiiiiiiiitiiiiiiiiiiiiiiiiiiiifiiiiiiiiiiiiii» fa certamente ridere gli ascoltatori della radio. Chi si fa invece onore insieme a Castro nella fatica di tagliatore, è il presidente della repubblica Osvaldo Dorticos, comunista. Seguono nella graduatoria d'onore pubblicata dai giornali del .lunedi il capo dell'esercito rivoluzionario, Juan Almeida, il ministro delle forze armate comandante Raul Castro, fratello di Fidel, e tra le donne volontarie il primo posto è assegnato alla moglie di Raul, Concepción. Ernesto Guevara, detto il < Che1 », governatore della banca nazionale e ministro dell'Economia, considerato la testa forte della rivoluzione e il ^principale agente a Cuba della politica sovietica, non gareggia con Castro, accortamente: invece che a tagliar canna da zucchero, la domenica il < Che' » va in campagna a raccogliere cotone: Bajo la lluvia recoge algodón, scrive di lui, felicitandosi perché ha lavorato sotto la pioggia, il quotidiano comunista Hoy. Revolución, organo personale di Castro, informa quasi per ripicca che Fidel ha ammassato top arrobas di conno, gitasi tre tonnellate, mentre gli stessi tagliatori di professione di rado arrivano in una giornata alle due tonnellate. Sono vanterie contrapposte che denunciano J'esistenza di una certa rivalità fra i due maggiori personaggi della rivoluzione, ma sono pure il segno di un curioso clima quasi infantile, che è tipico di Cuba, fatto di esibizione e di dilettantismo, di spavalderia e divertimento, di scommessa e di sfida. Si ha l'impressione che i cubani vogliano dare la prova di saper fare tutto, da soli. Li tenta il genio dell'improvvisazione, si ribellano al tedio dei maestri, dei professionisti, del tecnici. Hanno troppo sofferto per l'alterigia degli stranieri ohe fino a ieri stavano qui a comandare, con l'aria o col pretesto d'insegnare. Adesso sostituiscono i'iiiiiiii»iitiiiiiii'iii«'t'iiiniiiii»iiiiiiiiiiiiitiiitt all' esperienza V entusiasmo, la buona volontà, lo slancio. Cuba farà da sé. Il patriottismo dei cubani è giovanile, fresco e patetico. Si alimenta di speranza ancor più che di orgoglio, ha una profonda sua innocenza che commuove, ed è per questo che la maniera in cui lo sfruttano i gerarchi del regime è riprovevole. Non è lecito ingannare nessuno, dando ad intendere che la crisi agraria di cui soffre il paese può venire superata con lo sforzo collettivo generoso dei lavoratori volontari della domenica: « Centinaia di nuovi battaglioni del lavoro, forti di decine di migliaia di uomini e donne di ogni età, impiego e professione, saranno impegnati domani a tagliare canne a fianco degli operai e dei contadini per accelerare il trionfo della rivoluzione, contro tutti i suoi nemici interni ed esterni ». / battaglioni volontari esistono davvero e l'entusiasmo è autentico. E' sbagliato purtroppo il loro impiego e l'energia è sprecata. I problemi dell'economia agraria cubana non si riducono infatti ad una semplice esigenza di manodopera per completare il raccolto. Cè deficienza di braccianti, perché migliaia di contadini sono mobilitati nei ranghi della milizia rivoluzionaria impegnata a fronteggiare la guerriglia nella Sierra dell'Escambay, nella parte sudorientale dell'isola, verso la base americana di Guantanamo. Si parla di ciò, ma non è questo, naturalmente, il problema di fondo, che consiste piuttosto nella trasformazione delle culture (Cuba si deve affrancare dalla sua condizione di dipendenza esclusiva dallo zucchero), nel regolamento del credito agrario, nella produzione e distribuzione dei fertilizzanti, nell'avviamento a forme di moderna zootecnia. In questi settori si fa poco, finora non si è fatto quasi nulla. La grande operazione rivoluzionaria sul piano dell'agricoltura si è limitata all'espropriazione dei beni appartenenti agli stranieri, per un valore di parecchie centinaia di milioni di dollari. I latifondi sono stati trasformati in cooperative, che però mancano della necessaria attrezzatura economica e tecnica. Il piano per la diversificazione delle culture si è ridotto a diminuire di circa il venti per cento la coltivazione della canna da zucchero, senza però che in pari tempo si incrementassero altre produzioni. Il raccolto della canna, previsto in sette milioni di quintali, difficilmente raggiungerà i cinque, secondo le stime degli esperti, a dispetto degli sforai dei lavoratori della domenica. Nelle cooperative è mancato l'insegnamento per le altre semine. Alcune sono state fatte fuori stagione e non consentono speranze di raccolti: verranno presto a mancare i fagioli, gli ortaggi, il riso. Il bestiame si è fatto raro perché i grandi proprietari di una volta si sono affrettati a vendere i loro capi oltremare, in Venezuela e Colombia. Cè penuria di tori, manca la valuta per importarli, incombe il timore dell'afta epizootica che, debellata un tempo a Cuba dagli americani, ora contìnua a fare strage in altri paesi del Centro America, tradizionali produttori ed esportatori di bestiame. Fuori delle cooperative nazionalizzate, dove manca la assistenza tecnica per le' nuove culture, sono rimasti i piccoli coltivatori di un tempo, proprietari di modesti e modestissimi appezzamenti di terreno, coltivatori diretti. Il loro contributo all'economia agricola del paese, che potrebbe essere preziosissimo nel settore delle produzioni alimentari ortofrutticole e leguminose e in quello dell'allevamento degli animali da cortile, viene praticamente reso nullo dal criterio ideologico che ispira la trasformazione agraria dell'isola. Ai piccoli coltivatori viene destinato solo^ il venti per cento della scarsa produzione delle industrie nazionalizzate di concimi chimici, insetticidi, erbicidi, funghicidi. Viene loro negato ogni conveniente credito bancario, ad essi è fatto obbligo di pagare ai lavoratori salari del venti per cento più elevati di quelli che spettano ai lavoranti nelle cooperative. Costoro vengono compensati parte in denaro e parte in buoni di credito spendibili presso i « negozi del popolo », beneficio da cui sono esclusi i lavoratori privati. Questa battaglia contro ciò che resta della libera iniziativa 'nel campo agricolo viene condotta sistematicamente dall'Inrà flnstituto Naclonal de Reforma Agraria; un ente in cui si assomma la massima parte dello sforzo rivoluzionario cubano. Maneggia il quinto dell'intero bilancio nazionale, in modi che si sottraggono ad ogni possibile controllo; ma sono chiari i criteri cui si orienta, nazionalizzazione integrale, soppressione per soffocamento di ogni privata attività economica, concentrazione nelle mani dello Stato di tutte le fonti produttive, anche le singole più modeste, e universalmente riconosciute meglio idonee all'applicazione dei privati Nata come un' autentica rivoluzione contadina, questa di Castro sta diventando una guerra condotta freddamente contro t contadini. le loro aspirazioni e le loro esigenze. Forse ciò avviene a dispetto di Castro o per lo meno senza che egli stesso se ne accorga, dilettante, impetuoso, improvvisatore com'è. Le grandi fila della tra¬ sformazione economica di Cuba sfuggono infatti dalle sue mani, essendo rette da altri uomini, di lui più freddi e: più calcolatori, tecnicamente più preparati ad una rivoluzione moderna, più comunisti, insomma. A lui rimane la funzione di continuare a tener alta una bandiera contadina — che oggi copre una lotta di contadini — e di farsi campione di quella patetica battaglia domenicale per il raccolto della canna da zucchero, che per un giorno atta settimana trasforma in contadini dilettanti tutti i cubani, barbieri, camerieri, impiegati, studenti. Vittorio Gorresio