I personaggi ed i fantasmi di Enrico Emanuelli

I personaggi ed i fantasmi I personaggi ed i fantasmi Qualche settimana fa 11 presidente Kennedy, per la cerimonia del suo ingresso alla Caso Bianca, aveva esteso gli inviti anche a 154 scienziati, scrittori e artisti. L'altro giorno Elsa Maxwell, presidentessa d'una particolare società mondana, per ravvivare la vita di New York ha dato un grande pranzo di gala. Tra gli Invitati da Kennedy c'era anche Arthur Miller, famoso drammaturgo. Riflettendo sul fatto che durante 11 periodo di Truman e di Eisenhower gli intellettuali erano sempre stati tenuti alla larga, il gesto del nuovo presidente prende speciale significato. Invece tra gli ospiti a pagamento, che la svelta Elsa Maxwell aveva saputo riunire intorno ad una tavola, non comparivano nuove personalità e, come il solito, c'erano il duca e la duchessa di Windsor, la principessa Shanaz « figlia prediletta dello scià di Persia», il visconte e la viscontessa di Astor, ecc. Dopo il ricevimento alla Casa Bianca, Arthur Miller in un discorso pubblico ha detto che l'invito rivolto agli intellettuali significava il ritorno ad una situazione «normale» perché la realtà — rialzando la testa — riprende il suo giusto posto tra gli americani. Sempre in quel suo discorso ha anche detto: «In America si pensa all'intellettuale come ad un uomo che ' manipola delle astrazioni, come ad un sognatore. Invece il compito del vero intellettuale consiste nell'analizzare le illusioni per scoprirne le cause ». I 154 intellettuali americani, adesso che è finita l'isterica caccia da parte dell' American Legion, vogliono lavorare per il loro paese. Essi, tramite la voce dì Arthur Miller, offrono degli esempi e dicono: i nostri dirigenti, prima di stabilire come comportarsi di fronte alle differenti rivoluzioni africane, hanno mai interrogato un antropologo? Tra quei nostri dirigenti, che si occupano dell'America del Sud, c'è qualcuno capace di leggere e di capire 1 romanzi, le opera teatrali degli autori sud-ame¬ ricani, che meglio di ogni altra cosa esprimono i sentimenti profondi di quei popoli? Questi punti interrogativi bastano per far intendere in quale direzione l'intellettuale può cooperare alla vita del proprio paese e non ridursi a semplice « ornamento di Stato » o a misterioso « costruttore di bombe ». E per chiarire ancora di più la funzione dell'intellettuale, impegnato spesse volte nel compito ingrato di analizzare le illusioni per scoprirne le cause, Miller dice: «Noi americani da dieci anni in qua non abbiamo voluto ascoltare niente che contrastasse Je nostre Idee. La vita dà spesso all'illusionista un certo tempo per cullarsi nelle sue illusioni, ma la Storia non ha pietà per coloro che non vogliono o che non sono capaci di amare la realtà ». Basta riflettere un attijno per scorgere in Elsa Maxwell una delle ultime illusionista del mondo occidentale. Sotto questa luce diventa quasi un personaggio e po¬ trebbe essere la protagonista di un film di Fellini. Da dove prenderebbe l'avvio? Nella grande New York, che rotola ogni giorno nel ritmo del lavoro, degli affari, della lotta per costruire, vendere, vivere (ci sono ì magnati di Wall Street, ma anche i poveri della Chinatown) immaginate isolate, avulse, estranee a tutto ciò alcune persone: proprio i duchi di Windsor, le principesse tipo Shanaz, i visconti di Astor, ecc., ecc. Individualmente sono tanto buoni quanto inutili personaggi, costretti a recitare una parte tanto inutile quanto buona nella vita di ogni giorno. Alla fantasia di un pubblico semplice e sprovveduto (che si va restringendo sempre di più) essi rappresentano una zona di favola, da taluni ritenuta persino, necessaria per un quadro perfetto del nostro mondo di oggi. Ma la realtà è un'altra. Se questi personaggi" vogliono per un attimo Illudersi d'essere nella vita di oggi, in una New York dove ricompaiono gli intellettuali che reclamano il diritto di t analizzare le illusioni per scoprirne le cause », devono ricorrere ad una Elsa Maxwell perché organizzi pranzi di gala con una tecnica che facilmente si può immaginare. E' quindi una abdicazione, che da sola basta per trasformare questi personaggi in fantasmi. Per questo non hanno più niente da dire a nessuno; e nessuno ha niente da dire a loro. E quel che si dicono tra di loro è niente. Torna, persino troppo facilmente, il ricordo di tre versi d'un sonetto di Pascarella: «Vedi nbt'f Mo noi starno a fa' baldoria. - Nun ce se pensa e starno all'osteria; - Ma invece starno tutti ne la storia*. Ma quale storia? Gli intellettuali, che dopo dieci anni di lontananza, Kennedy vuole ancora vicino a sé, e che si dicono pronti ad analizzare le illusioni per scoprirne le cause, potranno finalmente rispondere. Enrico Emanuelli

Luoghi citati: America, America Del Sud, New York