Le retribuzioni nelle aziende che fabbricano i cappelli

Le retribuzioni nelle aziende che fabbricano i cappelli Le retribuzioni nelle aziende che fabbricano i cappelli Alessandria, 10 marzo. Analizzando la vertenza della Borsalino si rileva che alla radice c'è la crisi dell'industria del cappello. Dopo la depressione degli scorsi anni il settore, che oggi occupa in tutta Italia circa 5 mila dipendenti, ha segnato nell'inverno scorso una lieve ripresa. Gli incre: menti registrati sui mercato interno — si afferma — sono stati però appena sufficienti a compensare le perdite subite nell'esportazione dove molti Paesi, un tempo nostri clienti, tendono a diventare produttori. Il discorso è riferito al solo settore maschile perché in quello femminile le cose vanno meglio. Il risveglio dell'industria del cappello è avvenuto in modo non uniforme. I consumatori si sono orientati in prevalenza verso la produzione di massa (che può essere grosso modo localizzata nella zona di Monza), trascurando la qualità. Questo andamento del mercato, cioè l'accentuazione d'un fenomeno che preesisteva, ha determinato profonde disparità aziendali che finiscono per coinvolgere le maestranze. Senza ricorrere a confronti con le industrie di Monza è sufficiente, per avere un'idea, limitarsi a un esame delle « tre grandi»: Borsalino di Alessandria, Barbisio di Sagliano Micca e Panizza di Ghiffa, cioè a tre aziende che pur avendo una produzione qualificata si trovano in condizioni diverse. dati che abbiamo raccolto non senza qualche difficoltà consentono di rispondere implicitamente alla domanda: <Perché i sindacati hanno proclamato l'agitazione alla Borsalino e non altrove? ». Tra le richieste che i lavo retori presentarono un mese fa, vi era « l'orario di 40 ore settimanali garantite >. La media annuale della Borsalino è oggi di 31-32 ore settimanali contro le 40-41 di Barbisio e le 45-46 di Panizza. Ma'esistono anche altre differenze. Altrove le maestranze guadagnano' di più non soltanto perché « possono lavorare di più». Il minimo contrattuale dell'operaio di 1* categoria è di 175,05 lire orarie ad Alessandria, di 184,40 per la zona del Biellese e di 187,95 a Ghiffa. Inoltre la donna di 1» categoria percepisce 130,55 all'ora ad Alessandria, 144,35 a.Biella e J.41,66 a Ghiffa. Queste tariffe differenziate non sono una caratteristica dell'industria del cappello. Si riscontrano in quasi tutti gli altri settori e risalgono al vecchio accordo sul « conglobamento della contingenza» stipulato nel 1954, ied alla divisione del territorio nazionale in zone « con differenti costi della vita ». Tirate le somme — con l'avvertenza che è fuori discussione il rispetto del contratto di lavoro da parte della Borsalino — si hanno per le « tre grandi» questi risultati: la retribuzione delle maestranze della Borsalino, dichiarano i sindacati, è in media di 35 mila lire mensili per gii uomini e di 25 mila lire per le donne (l'azienda fornisce cifre sensibilmente superiori, 47-48 mila per gli uomini e 35-36 mila per le donne, includendo nel conteggio le ferie, le festività ecc.) ; alla Barbisio ed alla Panizza le paghe oscillano da 45 a 60 mila lire mensili per gli uomini e da 38 a 40 mila per le donne. Al fondo della vertenza sindacale alessandrina vi è dunque una differenza di 10-15 mila lire mensili per gli uomini e di 13-15 mila lire per le donne nei confronti delle aziende similari. • s. d. v.

Persone citate: Barbisio, Panizza