Il numero delle auto in Italia potrà raddoppiare entro il '65 di Gianni Mazzocchi

Il numero delle auto in Italia potrà raddoppiare entro il '65 Nel '60 la produzione italiana è aumentata del 26\?3% Il nostro mercato interno è ancora lontano dal punto di saturazione - JPiù difficili previsioni per quanto riguarda le espor- serio alle autostrade tazioni - Finalmente si sta lavorando sul Se non si può ancora parlare di un mercato comune automobilistico mondiale data l'elevate;sa aelle dogane e i contingentamenti che ostacolano la libera diffusione delle automobili nel mondo — senza contare l'ostacolo insuperabile della cortina di ferro — i mercati nazionali delle grandi nazioni produttrici di autovetture sono diventati vasi quasi comunicanti o per lo meno interdipendenti. Non si possono dunque fare previsioni automobilistiche strettamente nazionali senza tenere almeno conto della situazione degli altri paesi produttori. I grandi paesi che costruiscono automobili sono, come è noto, in primo luogo gli Stati Uniti, che da soli nel 1960 hanno prodotto il 47% dei 15 milioni 850.000 veicoli costruiti nel mondo, al secondo posto è la Germania occidentale (13%) seguita dalla Gran Bretagna (12%) e dalla Francia (9%). Il posto dell'Italia è il quinto con appena il 4% della produzione mondiale. Esattamente le cifre della produzione italiana nel 1960 sono state le seguenti: 644.617 autoveicoli di cui 595.907 vetture con un incremento del 28,73% rispetto al 1959. La produzione automobilistica nel 1960 è aumentata anche negli altri grandi Stati produttori, ma l'Italia, pur modesta come cifra assoluta, ha registrato un aumento più sensibile. Il motivo di questo brillante comportamento dell'industria italiana è dovuto sia al mercato interno che ha visto immatricolate 362.166 nuove vetture nazionali, sia all'esportazione che ha raggiunto le 203.935 unità. Lo sviluppo dell'automobilismo in Italia è effetto e nello stesso tempo concausa del miglioramento di reddito. L'automobile è produttrice di lavoro e di ricchezza e nello stesso tempo è simbolo di un benessere in atto. Lo sviluppo dell'automobile in Italia è dovuto naturalmente alle migliorate condizioni generali, alla disoccupazione in regresso alla buona bilancia dei pagamenti, allo sviluppo del turismo e finalmente al cambiamento della politica automobilistica che ha timidamente iniziato il governo italiano. Infatti pressato dalle giuste richieste degli automobilisti (si ricordi il grande convegno di Torino organizzato per il 12 ottobre 1958 che impose l'abbandono della sovraimposta di Suez sulla benzina) il prezzo di vendita del carburante è sceso ora a 96 lire al litro. (Notare che il vero prezzo della benzina è in Italia il più basso di Europa: 26 lire, mentre l'imposta di 70 lire al litro è ancora, esclusa la Francia, la più alta di Europa). Si aggiunga che — grande merito va all'ing. Fedele Cova dell'Iri — si sta lavorando sul serio alla costruzione di autostrade ; quella del Sole è veramente un punto di merito per l'Italia, anche perché ha spinto la costruzione delle altre autostrade come la Brescia-Padova, ormai a buon punto, come la MilanoSerravalle e la Torino-Ivrea e la Savona-Ceva, già compiute mentre sono in raddoppio la Milano-Torino ( la prima autostrada in Italia a 6 corsie) e la Firenze-Mare. Si consideri anche che per effetto del mercato comune, per le necessità che i produttori europei hanno di esportare, per i nuovi impianti italiani già entrati o che stanno per entrare in funzione, anche i prezzi delle vetture sono stati sensibilmente ridotti, ecco che per effetto di tutti questi elementi favorevoli il mercato italiano nel 1960 e nei primi mesi del 1961 si è mosso brillantemente. Eravamo rimasti molto indietro, si pensi che nei 1959 c'erano in Italia tante automobili quante ce ne erano nel 1932 in Francia e nel 1936 in Gran Bretagna. L'Italia era cioè arretrata di 25 anni. Naturalmente questi 25 anni di ritardo saranno riguadagnati un po' per volta, ma si può ritenere che il mercato italiano sia ancora lontano dal punto di saturazione. E' lo stesso fenomeno che è accaduto in Germania, ove in pochi anni si sta ricostruendo un parco automobilistico che con laj guerra si era ridotto prati-1 camente a zero. L'Italia dunque dai due! milioni attuali di autovet-' tgptlncntreltmiea1smdmdmaaVd1pdra1virbacttbAtbdF«rrladtmpmuspsdvfaecacttm«Fp«crpd«tddncvdcvsrpranprf ture può calcolare di giungere nel 1965 ad un numero pressocché doppio, ma altrettanto tranquille non sono le prospettive di esportazione. Mercati di esportazione ce ne sono certamente, ma non sono mercati facili, e su tutti sarà viva la concorrenza, dato che la Germania esporta, la Gran Bretagna e la Francia debbono esportare. Si tenga presente che il mercato degli Stati Uniti è in regresso per le vetture europee; contro le 614.130 automobili importate nel 1959, quelle del 1960 sono state solo 498.785. Tutte le marche sono state colpite dalle riduzioni, particolarmente la Renault passata dalle 91.073 vetture a 62 mila 373, la Simca da 35.190 a 17.077, la Fiat da 38.468 a 20.773. Si è salvata la sola Volkswagen che è passata dalle 120.442 del 1959 alle 159.995 del 1960, ma, anche per la Volkswagen le vendite del dicembre 1960, in numero di 15.523 esemplari, sono appena uguali al dicembre 1959 (15.488). Tutti i produttori dunque vogliono esportare e mentre il grosso cliente americano riduce i suoi acquisti, le fabbriche italiane sono lanciate ad aumentare le loro capacità. Già nel 1961 la Fiat potrà produrre oltre 3000 vetture al giorno e i nuovi stabilimenti Lancia (1961) ed Alfa Romeo (1963) permetteranno a queste note fabbriche di triplicare la produzione. Come modelli la Fiat manterrà la brillante « 500 » che ora con il motore a sogliola e la nuova carrozzeria a 4 posti soddisfa le esigenze dei. primi passi automobilistici, la « 600 » diventata una « 750 » è tuttora richiesta a grande ritmo e resisterà ancora per parecchi anni. Così pure il modello « 1100 », venduto a un prezzo molto competitivo, seguiterà ad essere prodotto per parecchio tempo, nonostante la prossima uscita della « 1300 », una spaziosa vettura media, veloce e ben frenata, che si potrà avere anche con un mptore «1500» e che sarà una caratteristica vettura media europea, adatta sia al traffico urbano che alla circolazione su autostrada. Naturalmente la Fiat continuerà la produzione dei massimi modelli « 1800 » e « 2100 ». L'unico modello Fiat che abbandonerà il campo sarà il « 1200 », poiché il « 1500 » sportivo, molto richiesto, continuerà ad essere in produzione. L'Alfa Romeo aveva già predisposto il programma della nuova « Giulietta » « 1 600 », ma l'uscita è stata rimandata a fine anno, dato il continuo successo della « Giulietta » attuale nelle sue varie versioni. Anche il « 2000 » che si diceva dovesse essere sostituito da un « 2600 » per ora va così bene, specie nella nuova versione sportiva a due posti, che i cambiamenti ci saranno, caso mai, nel 1962. E veniamo alla Lancia ove non ci sono preoccupazioni di vendita. Per avere una « Appia » occorre aspettare tre mesi e chi prenota ora la nuova « Flavia » potrà averla, a settembre. Sempre in alto mare è la piccola « Ferrari », una « 1000 » che dovrebbe essere costruita a Milano con altro nome, mentre vanno benissimo le vendite della 2 + 2, motore a 12 cilindri,, 3000 di cilindrata, carrozze¬ Il numero delle auto in Italia potrà raddoppiare entro il '65 ria Pinin Farina. Anche qui la raffinata e limitata produzione pone gli acquirenti nella situazione di prenotarsi con un anno di anticipo. Fra due anni cambierà il programma Ferrari e vedremo allora una poderosa nuova 4 litri, 12 cilindri e un 6 cilindri di 2 litri di cilindrata. Nessuna novità sembra per ora alle Maserati che continua nella limitata produzione della « 3500 », che dovrebbe essere rinnovata nella carrozzeria, mentre solo pochissimi esemplari vengono allestiti ancora del modello 5 litri. Per completare il panorama italiano dobbiamo accennare al brillante comportamento della « Bianchina », 12.182 esemplari immatricolati in Italia nel 1960, e alle vetture estere montate a Milano : la « Dauphine » e l'Innocenti, che colloca facilmente il modesto numero di vetture dei due modelli Austin A 40 che riesce a montare. Gianni Mazzocchi

Persone citate: Bianchina, Pinin Farina