Fenaroli e Sacchi di fronte non si guardano in faccia di Gigi Ghirotti

Fenaroli e Sacchi di fronte non si guardano in faccia Fenaroli e Sacchi di fronte non si guardano in faccia (Segue dalla pag. precedente) |cl \quSacchi alle domande di Fenaroli risponde che non ricorda, e Fenaroli, senza guardarlo nemmeno in faccia, se ne ritorna infuriato in gabbia; ma poco dopo il suo difensore, avv. Strina, con un colpo a sorpresa tira fuori l'agenda in cui erano annotati gli andirivieni contabili di quei giorni. La mostra al presidente e il presidente chiama Sacchi e gli mostra quelle annotazioni. Presidente — Sono di suo pugnot Sacchi—Sono di mio pugno. Per la difesa è una piccola vittoria. Diciamo piccola, perché non possono, per i motivi già detti, gridare al trionfo: nutedetoa Tha« esmdeaci ri« zastunsascoprire che Sacchi, probabil-'gamente, maneggiò i trenta da-\scnari destinati al sicario, non è un complimento per un imputato che dice di non essere stato il mandante. In ogni modo, parte civile, pubblico ministero e difensori si trovano per una volta tanto d'accordo nel chiedere che tutti i documenti bancari relativi a Fenaroli e alle sue aziende siano reperiti e acclusi agli atti. Ricordate che cosa raccontarono, in aula, giorni or sono, due amici fedeli di Giovanni Fenaroli, l'avvocato Alcibiade Basili e il dottor Eschilo Briellit Dissero che quando Sacchi uscì dai primi, terribili interrogatori in questura, era atterrito. Raccontò — hanno detto i testi — che per trentasei ore, in due stanze separate, furono martellati, lui e Fena¬ stii 1So. , groli, dalle domande e quando) TOaccennavano ad appisolarsi, i funzionari li svegliavano a gomitate e gli mettevano sotto gli occhi carta e matita: < Qui, adesso, scriva, il testo di quella telefonata delle £S,S0 ». Non ricorda più Ma adesso Egidio Sacchi ha perduto la memoria: «Non è mai avvenuta: una cosa del genere. Non mi fu mai data carta e matita per scrivere quella telefonata. Fui sempre trattato bene. Mai trascorsi la notte in questura. Al massimo, si finiva verso le otto di sera.'». Giovanni Fe?iaro!i, un'altra volta, è in piedi e in tumulto. Il presidente lo fa uscire dalla gabbia per un ultimo confronto con il suo ex segretario. < Il Sacchi — dice, sempre rivolgendosi al presidente e mai guardando l'uomo che gli sta seduto a un metro di distanza — parti da Roma U 15 settembre, nella notte, e arrivò a Milano il giorno dopo. Il TI il dottor Guarino sequestrò la polizza nella mia scrivania. Ricorda che nei giorni seguenti facemmo insieme, al Brìelli e all'avvocato Basili, quei discorsi t ». «Non ricordo di aver mai incontrato Fenaroli all'uscita della squadra mobile. A Brielli e a Basili dissi le stesse cose che ho detto qui in dibattimento ». <Ma qui c'è contrasto! Bisogna stabilire se mente Sacèlli o se mentono Basili e Brielli che sono testi come lui, sotto x-incolo di giuramento. Faccio istanza — esclama l'avvocato Sarno — perché vengano richiamati e posti a confronto con il teste Sacchi». La corte si riserva e Fenaroli rientra mestamente in gabbia, E a questo punto s'inserisce l'episodio che abbiamo descritto in principio, delle telefonate che sarebbero avvenute il mattino del 7 settembre in contemporaneità, dall'ufficio romano dell'impresa, all'indirizzo di Carlo Inzolia. Tecnicamente, l'assurdo ha una sua spiegazione: può darsi, cioè, che i cartellini abbiano sì segnato due telefonate quasi contemporanee, ma le società telefoniche, è noto, calcolano un'intera unità anche quando si parla per solo una frazione. Può essere avvenuto che Fenaroli, non avendo trovato Carlo Inzolia, quel giorno, in casa di sua madre, abbia immediatamente ricevuto, subito dopo, la comunicazione con l'Inzolia a casa sua e gli abbia parlato di ciò che gli premeva. Fenaroli dice che si parlò di cambiali. Ma l'accusa dice che gli chiese l'intervento di Ghiani per quella sera stessa, ed è la sera del tentativo di scasso andato a monte. La telefonata successiva sarebbe stata di conferma. Ciò che pare incredibile è che Egidio Sacchi non abbia avuto orecchie, quella domenica mattina, nell'ufficio deserto dove c'erano soltanto lui e il SMiO principale. Il memoriale Congedato Sacchi, si apre sui tavolo del presidente il memoriale che gli ha preparato nei giorni scorsi Giovanni Fenaroli. L'effettaccio che egli si riproponeva di raggiungere è in gran parte sfumato perché molte delle sedici pagine, di cui il memoriale si compone, sono già state illustrate dal loro autore nel confronto di ieri con Sacchi. Di nuovo c'è un maggiore sviluppo dato al romanzetto sentimentale di Egidio Sacchi con Giuseppina Bussoli, la sventurata giovane che poi si tolse la vita nel '57. Egidio Sacchi se ne sarebbe invaghito al punto di abbandonare per lei casa, moglie e bambino; e buon per lui che Fenaroli lo persuase a rientrare in se stesso ed a restituirsi ai sani affetti familiari. Narra Fenaroli che, quando il suo ragioniere rinsavì, tentò di penetrare con chiavi false nell'appartamento della ragazza per appropriarsi di lettere compromettenti; l'amorazzo, in ogni modo, lasciò strascichi di debiti che Sacchi saldava — a dire dell'ex-principale — facendo la cresta sulle spese delle varie aziende e non erano spese da poco: trecento milioni solo per la società < Igcr > crapdsUmephpaslo(gturfrmumsunurghloal'upnArszttcaaandaslzvtvclrcvtddèvlsvz{Pel clle Sacchi ebbe incarico di li- quidare. L'incubo del denaro — insinua l'imputato — era assillante per Sacchi più che per me: delle sue qualità morali è stato detto: come mai è toccato a lui star fuori e a me dentro? Terminata la lettura, Sacchi ha mormorato a un vicino: « Beh, tutto qui7». Per finire vengono letti gli esposti che Giovanni Fenaroli mandava dal carcere al presidente del Tribunale di Roma: accusava in questi documenti i due magistrati dell'istruttoria di sottoporlo a domande « suggestive », di non verbalizzare esattamente le sue risposte, di dirgli una cosa per un'altra: (< Ghiani ha confessato, perché lei si ostina a ne- garer >j In uno di questi scritti Fenaroli chiedeva la restituzione di documenti priua- ii 1111■ 1111111; ! 11 ■ 1111 e 11 it 1111< i 111:11li11111111111111111 ti: il testamento suo e di sua moglie che gli erano stati sequestrati. « Vorrei far rilevare — ha esclamato Carnelutti alla fine della lunga e contrastante lettura — che questi esposti non provocarono alcun provvedimento né in bene né in male, neanche un cenno di risposta fino a questo momento ». L'udienza è finita. Domani ancora Egidio Sacelli e poi alcuni personaggi non di secondo piano: il ginecologo Carlo Savi, V impiegato Bernardo Ferraresi (quello che ricorda di aver viaggiato con Raoul Gluam, reduce dal delitto) e l'impiegato Lasso, suo collega, che invece non lo ricorda proprio; inoltre il signor Gori, l'uomo delle carrozze con letti e del « foglio verde ». Gigi Ghirotti 1111111 r 1111; 11111 m111 e 111 >111111111111111111ii< 11 ■ 11; ir

Luoghi citati: Brielli, Milano, Roma