I giovani si fanno mandare la fotografia in un mese tornano a casa con la sposa di Giovanni Trovati

I giovani si fanno mandare la fotografia in un mese tornano a casa con la sposa I giovani si fanno mandare la fotografia in un mese tornano a casa con la sposa Da numerosi paesi delle' Langhe e del Monferrato ci erano giunte notizie su matrimoni sempre più numerosi di giovani del posto con donne delle province meridionali. Sapevamo che la campagna va spopolandosi, soprattutto la collina, e che le donne preferiscono un operaio di città a un agricoltore, con il rischio di non trovare né l'uno né l'altro. Ma era nuovo per noi il fenomeno che i contadini sono costretti a cercar moglie nella Campania, nelle Puglie, nella Calabria, in Sicilia. Questi matrimoni, che per brevità, seppur impropriamente, chiamiamo misti, si sono diffusi nella striscia che segue la provinciale da Alba a Nizza ad Acqui e giù verso Ovada. E non soltanto in comuni ad economia agricola, ma in località dove all'agricoltura si aggiunge un fiorente artigianato e una prospera industria. Abbiamo scelto Trezzo Tinella, nell'Albese, provincia di Cuneo, e Incisa Scapaccino, in provincia di Asti, come comuni campione per una nostra veloce inchiesta. Si arriva a Trezzo Tinella dalla provinciale Alba-Asti dopo sei chilometri di strada tortuosa, non asfaltata. Quando piove è impraticabile. La corriera fa servizio una sola volta la settimana, il sabato. Su 650 abitanti, appena un centinaio vive raggruppato nel centro, dove, su un'altura, ci sono chiesa, municipio, scuola, torre feudale e l'unica pompa dell'acqua potabile. La maggioranza della popolazione è in piccoli borghi o vive in cascine isolate sul pendio delle colline che fanno corona alla frazione capoluogo. Si coltiva dolcetto e moscato, uve che si vendono facilmente. I matrimoni misti di Trezzo II registro dello Stato civile porta segnati per il 1960 sei matrimoni. Due sole donne di Trezzo: una si sposò con un muratore, l'altra con un panettiere, e si trasferirono entrambe ad Alba. Gli altri quattro matrimoni sono di giovanotti del luogo che si cercarono moglie altrove. Uno la trovò ad Alba; tre nel Meridione, al Alta-\ mura (Bari), a Buccino (Salerno), a Squillace (Catanzaro). Già sono state fatte le pubblicazioni per due matrimoni che saranno celebrati quest'anno a San Giuseppe: ima giovane di Trezzo si sposa con uno di Alba e si trasferisce in questa città; un giovanotto di Trezzo é andato a prendersi la moglie a Riesi (Caltanissetta). I matrimoni tra giovani di Trezzo e donne meridionali sono cominciati soltanto nel i960. Per l'anno 1959 il registro di Stato civile riporta otto matrimoni: su sette spose di Trezzo, sei se ne sono andate via (una a Villadeati, una a Bra, tre ad Alba, una a Torino), una sola si è fermata, e con il marito gestisce l'osteria e il commestihile L'ottavo matrimonio f-u celebrato da una don no di Incisa che si trasferì a Trezzo, sposando un operaio. Siamo arrivati a Trezzo Ti¬ nella che imbruniva. Silenzio' per le strade. Abbiamo incontrato tre uomini che si avviavano all'osteria. Due donne si sono affacciate sull'uscio per dirci di scrivere che è una vergogna lasciare un paese senza l'acquedotto. Alla pompa, su in alto presso la torre feudale, una giovane finiva di riempire due secchi: Angioletta Sandri, 26 anni, nubile, sarta e contadina. L'abbiamo aiutata a portare i due secchi colmi. Era l'ultimo viaggio. Durante il giorno ne aveva fatti quindici per provvedere acqua alle bestie, e dieci per le neoessità della famiglia. Cinquanta secchi d'acqua « Il mio tempo se ne va su e giù con i secchi Peggio di me, quelli che abitano fuori, che il percorso è. molto più lungo. Non si finisce mai di lavorare. Tutti i giorni sono eguali >. < E la domenicaf » < Messa, benedizione, una rivista di mode e di novelle, con tante illustrazioni >. Pensavamo che Angioletta Sandri confermasse che il rifiuto di sposare i giovani del paese fosse giustificato dal desiderio di fuggire in città. Invece no. « Io accetterei anche di star qui a Trezzo: non mi sposo soltanto perché non trovo chi fa per me. Sianio una quindicina in età di marito, ma per sposarci vogliamo un marito che ci piaccia ». < Cosi i rostri giovani vanno a cercar moglie nel Meridione ». < Non fatemi parlare. Ma sapete dove abitano/». Indicò con la mano cascine sperdute sulla collina. «Per prendere acqua scendono qui o addirittura al Tinella. Un po' di siccità e i loro pozzi sono asciutti ». Abbiamo avuto la sensazione che alle donne del luogo spiaccia seìitir affermare che < fanno le difficili » e che non amano il loro paese. Però i dati dello Stato civile sono eloquenti. Il fenomeno dei matrimoni tra agricoltori settentrionali e donne del Meridione è strettamente legato allo spopolamento delle colline. A lavorare le cascine abbandonate arrivano famiglie pugliesi, calabresi, siciliane. Fanno amicizia, si combinano conoscenze, incontri e sposalizi. A Trezzo vennero due coniugi pugliesi; lei carina piacente di buon carattere. Frequentava la loro casa Romano Fenocchio, di SO anni, operaio d?.l luogo. Gli fecero vedere una fotografia, segui uno scambio di lettere, poi un viaggio ad Altamura. Infine Romano Fenocchio tornò a Trezzo con Chiara Cannito di 26 anni. Di solito in un mese i matrimoni sono combinati. Nei casi più lenti, al massimo passano tre mesi. I matrimoni per ora sembrano ben riusciti. Ne chiedevamo notizia al messo comunale, Giovanni Fenocchio — parente di Romano — e a spiegava che c'è un periodo difficile all'inizio per la differenza di dialetto, di usanze, dello stesso modo di coltivare la terra e di tenere la casa soprattutto per il disagio che. le donne provano a sentirsi sole, lontane da ogni parente, in un mondo nuovo. < Lei è sposato/ >. « Io no, il mio lavoro è qui a Trezzo ». « Perché non fa come l'altro Fenocchio f Un salto giù e torna con la moglie ». «C/ii saf Un giorno o l'altro mi decido anch'io ». E' un fenomeno generale che le donne delle Langhe e del Monferrato vogliano andarsene in città. A Barbaresco con 630 abitanti lo scorso anno ci furono tre matrimoni: due donne del posto si sposarono e si trasferirono in città; un agricoltore trovò moglie ad Alba, una operaia della ditta Ferrerò, che accettò di lasciare la fabbrica per la terra. A Neviglie con 600 abitanti ri furono cinque matrimoni, e quattro coppie se ne andarono. A Neive con SO.'iO abitanti si ebbero SI matrimoni. Qui si osserva che dopo te nozze si fermano in paese un anno o due e emigrano dopo. In questo mese un mezzadro, che non poteva promettere a nessuna donna di lasciar In terra, andò a prender mogli' in Calabria. Una decina di matrimoni tra settentrionali e meridionali si ebbero a Castelnuovo Belbo. con 1300 abitanti; se ne ebbero sei a Cortiglione d'Asti, con 6S0 abitanti; e una detìina a Bruno, 790 abitanti; e così a Strevi. A .Grognardo in due anni su 16 matrimoni, otto misti. A Calamandrana su venti inatrimoni, nove misti. A Rocchetta Tanaro su quattordici, quattro misti. A Bistagno, tra Acqui e Spigno, in questi giorni è accaduto un fatto curioso. In paese è arrivata la notizia di un bando di concorso nazionale per 1500 manovali di ferrovia: i giovani si sono precipitati a far domanda. Sono già quasi trecento. Chi vince ha forti possibilità di sposare una compaesana, perché può emigrare con lei. I paesi ricordati sono in prevalenza a economia agricola. Incisa Scapaccino, secondo comune scelto come campione, invece ha il 60 per cento degli abitanti che lavora la terra, il 40 per cento occupato nell'artigianato (a ricoprire damigiane e fabbricare pantofole), oppure nell'industria meccanica. Si trova tra Nizza e Alessandria. Vanno in città a star peggio Grosso borgo di 2200 abitanti. Paese che sta bene. Il sindaco cav. uff. Benedetto Porta ci indicava compiaciuto le numerose auto ferme dinanzi ad uno stabilimento: <E' gente di qui che va a lavorare in macchina, come in citta Non abbiamo un solo disoccupato. Chiunque voglia, può arrotondare il reddito della terra facendo lavori di artigianato a casa. Chi vuol fare il bracciante trova subito da sistemarsi: duemila lire il giorno, ed anche di più, oltre il vitto Eppure la gente se ne va » A quelli di Incisa non basta la città di provincia, come Alba, Acqui, Asti. Var.no a To¬ rino, a Genova, a Milano. Si calcola che siano emigrati mille a Torino, seicento a Genova e trecento a Milano. Vanno in città a costo di star peggio. L'urbanesimo è un fenomeno che non si spiega soltanto con la miseria. Tl richiamo della metropoli è ben più complesso: c'è la folla c'è il traffico intenso, ci sono i divertimenti, altre possibilità di vita. C'è soprattutto la speranza di migliorare, mentre si ha l'impressione che, abitando in un paese, la propria esistenza debba rimanere senza via di uscita. Spiegava il sindaco: c Non si trova gente che lavori la terra. Tra. qualche anno estese zone di colline torneranno a gerbido. Si sperava che veneti e meridionali si sostituissero ai nostri mezzadri. Invece si fermano un anno o du? e dopo fanno il salto in citta II nostro Comune serve da ponte. Ieri se n'è andata una famiglia di siciliani: si trasferiscono a Torino, quattro in una stanza. crci rimscapdPe tisphlaocmpnindbtopzbsncnsecgsminnI pcedete ttirnape il marito solo che lavora, manovale giornaliero >. ' A Incisa chi vuol lavorare la terra va a cercar mogi*? nelle Provincie meridionali o nel Veneto. Nel 1960 ci furono 26 matrimoni. Si sposarono l.i donne del paese, ma nove sono emigrate. Quattro giovani hanno trovato moglie a Palermo, a Barcellona. Pozzo di Gotto (Messina), a Buccino (Salerno), a Spinazzola (Bari) due giovanotti nel Veneto, a Bagolino di Brescia e a Piavon Oderzo (Treviso)..E' da qualche, anno che lo Stato civile trascrive matrimoni di giovani di Incisa con donne meridionali. La campagnina che parla chiaro Siamo andati a trovare i coniugi Contardo in una cascina verso il piano. Hanno due figli. La moglie, Maria Minniti, è di Reggio Calabria, capelli castani, il volto sorridente. Si esprime nel dialetto ó< Incisa. Era affacciala alla finestra del primo piano. Parlava ?rì arrossiva. tSono contenta, sono tutti buoni Mio marito è un angelo; vado d'accordo con mio suocero Sul. principio non conoscevo la terra. Là non piove mai: qui, quando piove è un disastro ». «Ci fa una cortesia/ Si lanci fotografare. F,' un momento ». « Siete matti. Non rome sonot Con il faz<olelt.o\\ in testai Niente niente*. Si ritirò e più non ci rispose. Il marito Pietro Contardo sorrideva sull'aia. « Come ho fatto a conoscerla/ Mi diede l'indirizzo la moglie di mio cugino Riccardo. Lui si sposò laggiù prima di me. Fa il muratore. Mi sono fatto mandare] la fotografia Sono andato un j vmese dai suoi, e sono tornato con lei, mia moglie ». Poi smor- ; zando il sorriso: * Ma voletel «scrivere queste cose su! gior-< nnaie/ E' forse una vergognaJ5sposare una calabrese t Non siamo tutti italiani / ». Passando per Saluzzo siamo andati a trovare la « campagnina che parla chiaro ». Domenica scorsa su « Specchio dei tempi » aveva difeso i giovani che lavorano la terra contro i giovanotti di città che < si danno tante arie ». Le abbiamo portato una radio, perché diceva che la sua famiglia non poteva acquistarla. Ha vent'anni, occhi celesti, sveglia: abita in una cascino! alla periferia di Saluzzo e si chiama Romilda Andreis. Anche Romilda ci ha confessato che, se potesse, si trasferirebbe in città. Perché/ Il lavoro in officina dà un reddito fisso e continuo, la terra sovente tradisce. « Abbiamo seminato due volte il grano per le piogge d'autunno ed è brutto ». La donna di città, cosi lei crede, ha più tempo libero per uscire, per far compere, per far visite, può vestirsi meglio. Ha un altro stile. « Alla domenica vado a Saluzzo a ballare, ma i giovani della città preferiscono le cittadine. Io lo so: ho la pelle scurita dal sole, le mani callose; per quanto faccia, mi porto dietro un'aria di campagna ». Sono convinzioni sue, pregiudizi nati da un immotivato complesso di inferiorità. Basta guardare la fotografia per giudicare. Giovanni Trovati ritsctszcvdtccdiclapglamrdtsdUl3sutttac111 ■ 11111111 ■ ■ i ■ ■ i ■ > t u ■ 11 ■ i ■ 11 ■ m 11 ■ 1111 in i ■ ■ 1111 ■ 11111 ■