L'esodo dai campi di Giovanni Giovannini

L'esodo dai campi L'esodo dai campi I semplici appelli di ragazze di campagna a Specchio dei Tempi, i risultati di un'inchiesta in alcuni tipici centri contadini del Piemonte, rivelano aspetti ignorati di un fenomeno che, per la sua entità, non ha precedenti nella nostra storia: lo spostamento geografico, il mutamento radicale di attività e del sistema di vita di milioni di italiani. II numero di coloro che lavorano nei campi diminuisce sempre pili rapidamente mentre aumenta quello degli occupati nell'industria, nel ' commercio, negli altri settori. Sul complesso della popolazione attiva occupata la percentuale degli addetti all'agricoltura è diminuita dal 55 % nel 1911, al 42,5 % nel 1951, al 32 % nel 1959 (e probabilmente si sta ora avviando verso il 30 % ). E' facile notare come la diminuzione nel solo ultimo decennio (1951-1961) è all'incirca pari a quella complessiva di tutti e quattro i decenni precedenti (1911-51). Si tratta di un fenomeno positivo. La percentuale degli addetti all'agricoltura che solo ora in Italia sta scendendo verso il 30 % è già da tempo del 27 % in Francia, del 20 % in Germania, del 16 % negli Stati Uniti, del 12 % in Belgio, del 5 % in Gran Bretagna. «Lo spopolamento delle campagne — citiamo Luigi Einaudi — continuerà e si intensificherà. Le critiche del fatto sono retòrica pura e semplice. "E" .necessario ed utile che la proporzione della popolazione vivente in campagna decresca. Siamo ancora lontani da una situazione di equilibrio ». Il raffronto con l'estero — pur tenendo conto delle differenti e particolari caratteristiche dei vari paesi — dimostra che siamo ora sulla buona strada, che il ridimensionamento della mano d'opera dei campi a vantaggio di quella degli altri settori e soprattutto dell'industria consente, l'allineamento delle nostre strutture essenziali a quelle degli stati più progrediti. La trasformazione di parte dei contadini in operai aumenterà il tono generale del Paese. C'è invece da preoccuparsi per gli inevitabili riflessi sociali. In questo rapido aggiornamento, solo in questi anni del dopoguerra, milioni di italiani si sono riversati e si riversano dalle campagne nelle città, dal Meridione e dal Veneto verso il trian golo industriale Torino-Mila no-Genova. Nei centri urbani di afflusso, si pongono quin di i grandi problemi di come accogliere convenientemente questa massa improvvisa di nuovi cittadini, di come prepararli adeguatamente alla loro nuova condizione ope raia. Ma i problemi non sono di minore importanza nelle zo ne di partenza, nelle campa gne. Per quanto nessuno stu dioso sembri in grado di indicare quale sia nell'immediato futuro l'optimum per la nostra agricoltura — se il 30 o il 25 o il 20 % di addetti — è chiaro che esiste un limite al di sotto del quale il fenomeno da positivo si trasformerebbe in negativo In molte campagne piemon^ tesi, a causa dell'esodo dei locali verso il capoluogo, questo limite sarebbe già oltrepassato da tempo : avrem mo già assistito all'abbandono su vasta scala delle terre se di rincalzo non fossero venute le ondate immigratorie dei veneti prima dei meridionali poi. Ma si tratta d'una soluzione tran sitoria, di ondate che vanno costantemente rinnovate: come i contadini piemón tesi, anche meridionali e ve neti hanno un solo obietti vo, quello di trasferirsi ap pena possibile e trovare un lavoro qualsiasi in città Tutti questi uomini sono mossi dal desiderio d'un lavoro meglio retribuito, meno faticoso, più regolare; più sicuro; di una casa de cento, di una scuola comoda per i propri figli e forse per se stessi, di un'efficiente assistenza medica mutualistica, degli svaghi più sempli ci, un film o una partita allo stadio. Tutti motivi validissimi che valgono in misura ancor più sensibile per le donne: non c'è da stupirsi se le ragazze cercano di uni re le loro sorti a nuelle di uomini che sono o stanno per andare in città. Leggiamo ora di contadini piemontesi — e la cosa oltre che nuova è sotto più aspetti interessante — costretti dal rifiuto delle compaesane a spingersi nel Meridione a cercarsi una moglie. Anche se comprensibile, c'è in quel rifiuto un che di ingiusto e di amaro verso chi più duramente e con meno frutto lavora. Bisogna però tener conto che, riducendosi così sensibilmente il numero dejli addetti all'agricoltura e ermo restando — attraverso l'adozione di metodi, tecniche, impostazioni nuove - il reddito complessivo del settore, la situazione economica di chi resta nelle campagne dovrà prima o de po migliorare. Molto dipenderà dal contadino stesso, dalla sua capacità di sentirsi « operaio dei campi », un operaio destinato a sempre più specializzarsi o a scomparire. Ma a molto è la collettività che deve provvedere : alla strada e all'acquedotto, alle fogne e alla scuola, al medico e al telefono, e soprattutto ad una più comprensiva politica fiscale. Sulla necessità di un più efficace intervento del Paese a favore delle campagne, La Stampa ha sempre insistito: con la fortunata riduzione in atto del numero degli interessati, il compito di aiutarli diventa oggi meno difficile. Tra qualche anno, speriamo, sindaci e parroci di campagna avranno qualche matrimonio in più da celebrare tra i contadini che vogliono ed hanno diritto a vivere una vita migliore anche sulla loro terra. Giovanni Giovannini « La campagnina senza peli sulla lingua», Romilda Andreis di 20 anni: ha difeso la terra su " Specchio dei tempi " ma lascerebbe volentieri il paese per andare in città

Persone citate: Luigi Einaudi

Luoghi citati: Belgio, Francia, Germania, Gran Bretagna, Italia, Piemonte, Stati Uniti, Torino, Veneto