Salvo l'alpinista caduto da 70 metri e rimasto una notte sospeso sull'abisso

Salvo l'alpinista caduto da 70 metri e rimasto una notte sospeso sull'abisso Felice conclusione del dramma sulla parete ovest del Lavaredo Salvo l'alpinista caduto da 70 metri e rimasto una notte sospeso sull'abisso Dopo il balzo vertiginoso si è trovato legato alla corda sopra uno strapiombo di 250 motri - Con l'aiuto del compagno è riuscito dopo molte ore a riprendere contatto con la roccia - Raggiunti e liberati nel pomeriggio dalle sguadre di soccorso (Nostro servizio particolare) Cortina d'Ampezzo, 1 marzo. I due rocciatori bellunesi < incrodaU » sul Lavaredo — Roberto Sorgato, di SS anni, capocordata, e Giorgio Ronchi, di SS anni — sono stati salvati dopo ventiquattro ore dalle squadre di soccorso. Gli scalatori, stasera, sono stati portati al Rifugio Auronzo al termine di una drammatica operazione di salvataggio. Le loro condizioni sono buone: il Sorgato ha riportato escoriazionl e contusioni che la bassa temperatura (nella notte ti mercurio è sceso fine a — 19) deve aver reso molto dolorose; Il Ronchi, Invece, ha lamentato leggeri ma non preoccupanti «intomi di congelamento agli arti. Le ultime notizie sui due rocciatori, che trascotrono la notte nel rifugio, sono state portate a Misurlna dal sergente deglt Alpini Marcello Ser borii,' giunto in sci, poco dopo le SO. Si è saputo che gli < scoiattoli » cortinesi e gli altri soccorritori hanno dovuto lottare a lungo con le avverse condizioni atmosferiche; dalle prime ore di stamane le Dolomiti erano investite da una gelida bufera di vento e di nevischio, grossi e spessi banchi di nebbia gravavano sulle vette fino a qualche decina di metri da terra. Le squadre erano partite sin da ieri sera, dirette al bivacco di Desmaison dove era avvenuto l'incidente. Com'è noto Sorgato e Ronchi avevano attaccato, fin da domenica mattina, la < direttissima » sulla parete nord della Cima Ovest di Lavaredo. (che tocca i X973 metri d'altezza), in una « prima » invernale assoluta. I rocciatori avevano affrontato la via < Jean Couzy», aperta nell'estate del '59 dai < sestogradisti » francesi Desmaison, Ma- zeaud, Kolhmann e Lagesse dopo ben venfanni di inutili tentativi. Dopo il bivacco Desmaison, 1 rocciatori avevano affrontato la parete di vetta, liscia come un vetro, con cengie coperte di pericolosissimo ghiaccio. Lentamente (essi erano seguiti dalla base con cannocchiali e binocoli) avevano cominciato a inchiodare il percorso, salendo insensibilmente, con passaggi di quarto, quinto e persino sesto grado. Al momento di sostare all'ultimo bivacco, il terzo, ecco l'incidente. Il capocordata Sorga,to metteva un piede in fallo; dalla base lo vedevano per un attimo annaspare nel vuoto, sospeso fra cielo e terra, poi cadere a capofitto. Dopo un volo di 60-10 metri, Sorgato rimaneva penzoloni alla corda che lo cingeva, distante una quindicina di metri dalla parete. Uno degli amici della base credeva di vedere anche tracce di sangue solcare una cengia. Lo scalatore appariva ferito; il suo compagno — da quanto si poteva notare — Io stava consigliando di avvicinarsi alla parete con lento moto ondulatorio. Erano le 17 di ieri; la sera stava per cadere. L'allarme era già giunto a Misurino. Le squadre si erano subito messe in moto. Il tempo, però, andava facendosi cupo; rapide'folate di vento gelido giungevano fischiando dalle cime delle Dolomiti. La bufera si scatenava verso la mezzanotte; alle 2 la sua forzai era indicibile. TI freddo bloccava la scalata della cima verso le 3. Solo dopo un bivacco di un paio d'ore le squadre potevano riprendere la salita. Oli uomini procedevano a fatica chiedendosi se Ronchi e Sorgato avevano resistito per tutta, la notte, se -gli appigli non avevano ceduto improvvisamente. Alle 6, dalla base, il primo avvistamento indicava che per il momento là sciagura era scongiurata, Si scorgeva Rónchi aggrappato, immobile! alla roccia, e Sorgato appeso' alla corda, su uno strapiombo di £50 metri. Poi la nebbia ricopriva la visuale. Alle 15 meno qualche mtnu to le squadre di Misurina, Auronzo e Belluno, gli « scoiattoli » di Cortina, i reparti di alpini e le guide che si erano unite all'opera di soccorso raggiungevano lo spigolo est della cima .dolomitica, a tre quarti dalla vetta, a circa 40 metri sopra il punto della caduta di Sorgato. Attraverso una cengia, una delle guide — non si sa ancora chi sia — raggiungeva i due rocciatori. Due corde di sicurezza venivano lanciate a Sorgato e RspmsnvcldpgsIIIIIItllllllllllllllItllllIllllllllllllllllllllllllllillllll Ronchi; poi, adagio adagio, t soccorritori li traevano sulla parete portandoli definitivamente in salvo. I rocciatori apparivano In buone condizioni. Sorgato narrava che al cadere della sera, servendosi del « nodi Busstg » Ronchi era riuscito a portarlo nuovamente a contatto della roccia. In un gradino, aperto nella cengia, avevano Improvvisato un bivacco, alla meglio, trascorrendo così la notte. Le cordate riprendevano, alle 16J.5, la via del ritorno; Il « Gatto delle nevi-», sobbalzando sulle piste coperte da cumuli di ghiaccio, portava gli scalatori sino allo spiazzo antistante il Rifugio Auronzo, I due bellunesi hanno narrato di aver temuto II freddo ma si erano subito confortati perché l'Incidente era avvenuto In un momento in cui la visibilità, su tutta la cima del Lavaredo, era buona; erano quindi certi di essere stati scorti dalla base. Sorgato e Ronchi hanno detto che ritenteranno ancora questa impresa che essi avevano preparato con ogni cura. ji' g etiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii

Luoghi citati: Ampezzo, Belluno, Cortina