La madre di Ghiani appena vide gli ageati gridò: Quella sera Raoul era qui a Milano»

La madre di Ghiani appena vide gli ageati gridò: Quella sera Raoul era qui a Milano» Rievocato al processo di Roma l'arresto del presunto sicario La madre di Ghiani appena vide gli ageati gridò: Quella sera Raoul era qui a Milano» L'imputato insorge durante il racconto della,sua cattura: "Non ho reagito perché non avevo fatto nulla,, - Fenaroli pensava che lo avrebbero arrestato ina sarebbe rimasto in carcere pochi mesi - Ascoltati a porte chiuse la, cameriera di Fenaroli e il nipote del giardiniere di Airuno - Oggi la domestica, che ride l'elettrotecnico in via Monaci (Dal nostro invinto speciale) Roma, 1 marzo. Momenti duri per Raoul Ghiani, oggi. L'uomo delle macchine da microfilm ha abbandonato il suo atteggiamento statuario ed ha più volte interloquito, dalla gabbia, per contrastare la deposizione di Nicola Scirè, 11 funzionario che 10 trasse in arresto la notte del 26 novembre 1958. II dottor Sclrè è un giovane dirigente di quella < squadra omicidi » della questura romana che sciolse l'enigma di via Monaci nel modo che sappiamo. Capelli neri, ondulati, spalle vigorose, elegante e lieto in volto come un Invitato a nozze, il testimone s'è presentato sul pretorio con un piccolo inchino e ha subito rievocato il momento culminante delle indagini. « Mi trovavo a Milano da qualche giorno, quando mi arrivò l'ordine di recarmi all'aeroporto della Malpensa a rilevare il dottor Modigliani e 11 dottor Felicetti che arrivavano da Roma. I magistrati, appena discesi dall'aereo, mi incaricarono di andare a rintracciare la piccola Donatella, figlia di Amalia Inzolia, e il garzone di bottega del negozio di piazza Napoli. Compii la missione, poi mi trattenni nei vestiboli del Palazzo di Giustizia. Il giudice Modigliani verso la mezzanotte mi ordinò di fare una perquisizione in casa di Raoul Ghiani. Non conoscevo quest'uomo ». Agli Inquirenti, infatti, Egidio Sacchi aveva parlato solo di « un certo Raoul >, e fu la piccola Donatella, interrogata dai giudici a quell'ora di notte, a strappare la maschera dal volto del supposto sicario. Ecco, dunque, Modigliani convocare Scirè e Scirè presentarsi in casa di Ghiani con un mandato di perquisizione in tasca. < Appena entrato nell'appartamento Incontrai la madre del Ghiani, una sorella e un'altra signora. Feci vedere il mandato, ma la signora Ghiani non 10 volle leggere e lo passò all'amica. Come questa lesse ad alta voce la frase " gioielli trafugati alla signora Maria Martirano la sera del 10 settembre 1958 ", la madre di Ghiani ebbe uno scatto e gridò: " Mio Aglio non s'è mosso da Milano, Raoul era a Milano, quella sera! ". Cominciai la perquisizione. Passata una ventina di minuti arrivò il fratello dell'attuale imputato, Luciano. Come scorse me, il dottor Guarino e gli agenti. Luciano s'adirò, volle vedere il mandato, protestò. < Io mi trattenni in anticamera per un'altra decina di minuti e mandai due sottufficiali ad attendere sul portone. Sentii Io scatto della porta dell'ascensore e rimasi dietro l'uscio aspettando che il campanello suonasse. S'udì un brevissimo suono nell'appartamento dirimpetto. Aprii l'uscio e vidi di fronte a me, volto di spalle, il giovane che mi era stato descritto: statura atletica, figura robusta. Teneva il dito sul campanello dell'uscio di fronte e non al voltava. Gli dissi: "Signor Ghiani, non è quella la sua casa ". Non disse parola, girò solo un poco la testa. Sua madre lo chiamò per nome: "Raoul!" e lui allora si voltò. Gli chiesi di farmi vedere i documenti, gli mostrai 11 mandato di perquisizione. Ghiani non disse nulla. Pensai fosse muto, o impedito nella parola. Era pallidissimo. Lo invitai a seguirmi in Palazzo di Giustizia. Mi segui senza una parola >. Mentre si svolgeva il rao MPqtddcPmq1gzscGgaevc1hdfStctcRariulracilhmcdcnctdconto del commissario, Raoul l cGhiani s'è alzato più volte in piedi e più volte è ricaduto, affranto, nella sua panca. Ansimando, chiama a sé ripetutamente i suoi difensori, e infine affacciandosi alla sponda della gabbia dice: < Signor presidente io ho già spiegato che quella sera, entrando nel portone di casa mia, v'incontrai due sconosciuti che aspettavano vicino all'ascensore. MI pregarono di salire per primo, io feci un po' di cerimonie e finalmente salii nell'ascensore; e questi due, dietro. Giunti al pianerottolo, la scena si ripetè. Mi avviai verso la porta di fronte alla mia per vedere che cos'avrebbero fatto quei due. In quel momento si apri l'uscio di casa e vidi nell'entrata il dottor Scirè ed altri sconosciuti; mia madre mi chiamò e quando mi dissero che cosa stava sue sgscedendo consegnai le cniavi!,dell?..m!f.hi"aJt-m.Ì!; f.Àllo Luciano e dissi: < Se c'è bisogno di me, eccomi, vengo con voi ». Mi accompagnarono al Palazzo di Giustizialo rimasi in macchina ad aspettare circa tre quarti d'ora. Quando Scirè ridiscese mi fece scendere dall'automobile e mi accompagnò in un cortiletto Mi disse: " In nome della legge, lei è in arresto ". Mi mise le manette e mi accompagnarono a San Vittore ». Teste Scirè — Le cose an- darono come le ho descritte io! Quando arrivammo al Fa- lazzo di Giustizia io salii dal giudice Modigliani e mi feci dare da lui il mandato d'ar-;resto. Discesi, e lo mostrai ajGhiani. Non lo volle nemme-: ho guardare. -Stenti a San, Vittore, si rifiutò di firmare'il mandato. jGhiani — Rifiutai di firmar-;!• perché avevo letto < Maria I Martirano eccetera eccetera >. Protestai. Dissi: < Attenti che qui vi sbagliate, io non c'entro nulla». Allora Scirè mi disse: « Questo lo spiegherai domani al giudice istruttore ». P. M. — Ma perché non chiese il motivo dell'arresto? Perche non lesse il documento? Ghiani — Mi dissero: « In questo foglio c'è scritto tutto, 10 leggerai dgpo! ». Nel tragitto tra il Palazzo di Giustizia e San Vittore diedi uno sguardo al foglio e vidi cosa c'era scritto! Scirè — In mia presenza Ghiani rifiutò sempre di leggere quel foglio! Ghiani — Ma lei, come può aver visto, se nell'automobile era seduto davanti a me? Con la voce sgomenta, nervosissimo, Raoul Ghiani ha cercato ancora di rimbeccare 11 testimone, ma il presidente ha troncato il dialogo e ha dato la parola ai difensori. I fratelli Franz e Wladimiro Sarno hanno cercato di 'scuotere uno dei pilastri dell'accusa contro il loro patrocinato: il riconoscimento, cioè, compiuto dalla guardarobiera Reana Trentini (la ragazza è attesa per domani sul pretorio, e già s'annuncia per lei una tempestosa accoglienza). Avvocato Sarno — Chi fece le foto del Ghiani dopo l'arresto? Chi le portò a vedere alla signorina Trentini, prima che al giudice istruttore? Scirè — Le foto le scattai io stesso, per l'archivio segnaletico della questura. Non le ho mai esibite ad alcun testimone. Avvocato Sarno — E' vero che la perquisizione in casa di Ghiani fu così minuziosa che si andò a vedere persino nei barattoli del « Sugoro » in cucina? Sciré — Fu minuziosa, come tutte, ma non ricordo l'affare dei barattoli di «Sugoro»! Raoul Ghiani, le mascelle l l contratte, ha ascoltato, subito n , a r o l . r a a o a r a o dopo, le deposizioni dei due sottufficiali che montarono la guardia al portone di casa sua in quella terribile notte, il maresciallo Lo Verci e il maresciallo Barbato. II primo — così s'è capito dalle loro testimonianze — si mise alla destra, li secondo alla sinistra dell'ascensore, per bloccare le due rampe delle scale e chiudere Raoul Ghiani nell't impasse ». Come sappiamo, Ghiani si mosse verso la porta della dirimpettaia, vistasi tagliata ogni via d'uscita; ma l'irruzione di Scirè nel vano del pianerottolo tolse ogni illusione di scampo. Una domanda, posta da uno dei difensori, non è stata accolta dal presidente: la domanda era questa, se le autorità della polizia romana, dopo l'arresto del Ghiani, avessero dichiarato a un giornali¬ sta d'indubbia serietà, Franco i!D, Be]]a cne ormai non c'era ÀlPi" nulla da fare per l'accusato e che i testimoni che si fossero presentati per favorir¬ è d i e n i - 10 nella ricostruzione d'un alibi per la sera del 7 settembre (la sera del tentativo d'irruzione nella casa di via Monaci) egli sarebbero andati a far compagnia a San Vittore ». L'udienza ha avuto altri momunti drammatici con la deDosizione del dottor Emilio Santillo dirigente anche lui della squadra mobile di Roma. Il testimone — un uomo magro e grigio, dalla voce so e nora e dal piglio molto deciso - — racconta d'essersi occupato, l a istruttoria già avanzata, deii la famosa n»estione del < ro-;g]j0 verde> il foglio, cioè, in ajcut la Compagnia dei» vagoni -: letto annota le generalità dei n, passe«7en E' il documento cae'pitale del processo, che acco jmuna neK'accusa Raoul Ghia- -;ni e Giovanni Fenaroli, ena Itrambi annotati, in quel foglio, per cura del conduttore Gorl, E' la difesa di Ghiani che prende l'iniziativa dell'attacco (Fenaroli, come sappiamo, ha ammesso il viaggio e la sua difesa non ha nulla da eccepire sul documento). Avvocato Sarno (difensore di Ghiani) — Interrogò il teste il conduttore della carrozza? Teste Santillo — Firmai il rapporto, ma le Indagini furono condotte sotto la mia direzione dal dott. Macera. Avevamo saputo da Luigi Martirano un episodio che . ci incuriosì: il giorno 9 settembre Giovanni Fenaroli si era lamentato con il conduttore dei vagoni lètto perché il conduttore in servizio due sere prima era stato scortese con lui e aveva rifiutato di sistemare nella stessa cabina «un ragioniere> che lo accompagnava. Noi pensammo che il rag. Sacchi non poteva essere, perché Sacchi il 7 settembre era a Milano; e ci domandammo chi potesse mai essere quest'accompagnatore misterioso di Giovanni Fenaroli. Macera andò in cerca del conduttore Gori e questi gli spiegò che la discussione c'era stata ma che del « ragioniere » non ricordava nulla, se non che era un giovane di taglia atletica. Però — disse Gori — se la volete sapere completa, andate a cercare il foglio verde Fu così che Macera mise le mani sul documento. La Corte si riserva di decidere su alcuni nuovi testimoni chiesti dalla difesa, e per la seconda volta, ordina la chiusura delle porte. In aula deve essere rievocato qualche nuovo episodio bruciante, sempre relativo alle notti lussuriose di Airuno. Come già ieri, anche questa volta Giovanni Fenaroli ha chiesto di non assistere a questa parte dell'udienza. A porte chiuse, ha reso la sua testimonianza il nipote del giardiniere Carlo Mauri, il giovane Felice Signorelll, un gagliardo brianzolo tutti» spalle e salute. Era un ragazzotto, quindici anni or sono, quando la padrona. Maria Martirano, 10 avvolse nelle spire della sua insana passione. Spaventato, 11 nipote del giardiniere si rivolse per consiglio allo zio Carlo e gli narrò di essere stato indotto in tentazioni dalla signora. Quel tempo, suonava per Maria Martirano l'ora delle estreme ebbrezze di gioventù; aveva trentanove anni, e di lì a pochi mesi avrebbe incominciato il suo triste peregrinare dai ferri d'un ginecologo a quelli d'un altro Come si difese il ragazzo? Le porte chiuse ci vietano d: scendere nei particolari, che hanno occupato, per oltre un'ora, la Corte d'Assise. I giudie: hanno appreso come la roccaforte della virtù dell'inesperto Signorelli cadesse all'assalto della inquieta signora di Airuno; un'altra appendice, insomma, al romanzo degli amori rusticani, delle notti furenti d: Maria Martirano. Ma non e è dato di strappare I veli pudibondi con cui la Corte ha voluto nascondere questi capitoli. Uscito di scena il giovanotto di Airuno, le porte sono rimaste ancora chiuse per Ih deposizione di Maria Ter<>va Viti, l'ultima cameriera dell» compianta Martirano. La ragazza, ■ ungi dalle orecchie indiscrete, ha deposto su un episodio tra i più disgustosi della vicenda, ;ià.tanto turpe. Si tratta del pigiamino di Do. natella, delle lenzuola d Giovanni Fenaroli, che una mattina, qualche tempo do» il delitto, avrebbero rivelaif) agli sguardi della domestica Viti se. gni di effusioni quanto mai riprovevoli tra il maturo geometra e l'innocente A proposito di quest'ultima, va dette che stamane i difensori giravano ; con un documento medico che attesta la sua immacolntezza: l a proposito del geometra, va | precisato che oltre all'uxorici- dio premeditato e mille volte aggravato, oltre il falso, la truffa e la rapina non esiste a suo carico altra imputazione Non esiste, in particolare, l'accusa di atti scandalosi, che gli sarebbe certo stata affibbiata se l'episodio di cui si discute fosse stato qualcosa più che una chiacchiera tra domestiche. Sono le 10 e tre quarti quando le porte si riaprono. Maria Teresa Viti è sul pretorio; una giovane donna bruna, impacciata, con i capelli corti, un abitino beige da domenica al Pincio. II presidente la interroga sull'andamento della casa: chi ricevesse Maria Martirano, quali telefonate la disturbassero nel corso della giornata « Io, signor presidente, estranei non ne ho mai visti in quella casa. Erano tutti parenti: nipoti, fratel- ■ IIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIM Illlllllllllllll 11, sorelle. Le telefonate? Beh, si, quattro o cinque volte ho preso in mano anch'io l'apparecchio, e dall'altra parte del filo non rispondeva nessuno Che ne diceva la signora? Beh, diceva che erano degli scocciatori. Una volta mi dis se: "Rossana (la signora mi chiamava Rossana), lascia perdere, queste telefonate sono di gente che certo vuole te siognlo unanprfesedaprsisdei quattrini!" Una volta, mi i mricordo, il telefono squillò a vuoto mentre la signora era In. villeggiatura e e pranzo c'era suo marito - Mi domandò: " Ma, Rossana, anche quando c'era la signora arri vavano di queste telefonate? ". Gli dissi come stavano fatti e il signor Giovanni scosse la testa. Disse: "Sarà qualche ladro che vuole vedere se c'è nessuno in casa " ». Le telefonate misteriose sono terreno di caccia grossa per i difensori, e' la testimone deve spiegare lungamente il come e il quando avvenissero. « Eh, signor presidente, quasi sempre all'ora di pranzo! A! telefono non rispondeva nessuno, ma si capiva che qualcuno c'era, dall'altra parte del filo e che quindi non si trattava d'uno sbaglio! ». La cameriera, adesso, racconta diffusamente del tenta tivo di scasso, subito dalla signora di via Monaci la sera del 7 settembre e da lei narrato il giorno dopo alla testimone. «Quando il signor Fenaroli ritornò da Milano, la signora gli ripetè il racconto e mi pare che lui abbia detto che aveva qualche sospetto sull'ex cameriera Impiccinì. La signora s'arrabbiò, disse che l'udeseall'ispeunasglstsutedoalti,luvasczodestgaanl'aardelòdagaququderopalòera una brava ragazza, ma il, . signor Giovanni le rispose: cb«Eh, Maria, lei sarà anche una brava ragazza, ma con tutta la gente che la circonda! ». Maria Teresa Viti, detta Rossana, in mezzo all'emiciclo, è ora investita da un piccolo ciclone di carte; dagli scartafacci del processo il presidente esuma, uno dopo l'altro, tutti I verbali da lei resi al giudice istruttore, e sono molti, e descrivono al minuto le ore e le scene nella casa dell'assassinata. I piatti sporchi, i mozziconi di sigaretta, le sfuriate della padrona, le sue paure. Una volta, Rossana le chiese perché mal s'ostinasse a tenere chiuse le serrande e anche i vetri delle finestre, ed era estate piena e trionfante. «Cara Rossana, se ne sentono tan¬ chfofucopchdvMmndedesimsenrallll Illlll tllll Ili IIIIIIIIIIIIIIIIIIIIM te In giro! », le rispose l'ossessionata signora Maria. < La signora mangiava poco, un pollo le bastava due giorni », dice cdncun altro verbale. « Conferma , vanche questo?», domanda il'cpresidente. «Confermo, con-j mfermo», dice la testimone. E'i isempre il famoso pollo, che ci danza davanti agli occhi dal] sprimo giorno, volatile prezio- ^ssissimo, come sappiamo, a di-1 d mostrare la « doppia vita» del- sl'uccisa. Prosegue la lettura jpdei verbali: il mattino dell'll j psettembre, Rossana Viti suona pall'uscio, ma la padrona noni Fl'isponde. «Dormirà ancora» pensa; e siede per dieci minuti, un quarto d'ora, sui gradini ad aspettare l'impossibile risveglio. La padrona giace morta strangolata ». Poi, a testa bassa, poiché la sua deposizione è finalmente terminata, si congeda. Ecco un teste a difesa, il dottor Eschilei Brielli: uomo alto, distinto, capelli brizzola¬ tdccti, tagliati a spazzola, occh a-, luto. E' tra gli intimi di Gio-1 vanni Fenaroli, e non lo na-| sconde, anzi, con visibile sprez- zo degli umori circostanti, a deposizione finita passerà a stringere la mano all'amico !n|gabbia tra i carabinieri. « Lei I andò a rilevare Fenaroli al l'aeroporto di Ciampino, al suo arrivo da Milano, l'indomani del delitto. Di che cosa si parlò in quel tragitto? », domanda il presidente. Brielli allarga le braccia: «Parlammo di quel che si poteva parlare in quella circostanza! ». Il presidente s'inalbera: «Non desidero sapere di che cosa si potè parlare, ma di che cosa si parlò. Mi esponga dei fatti! ». Teste Brielli — Ricordo ciò , . cb,e .dl8Se Fenaroli: «Pensare che le avevo parlato per tele fono soltanto ieri sera... ». Presidente — Le disse quale fu il tenore della telefonata con la moglie? Brieil» — Si, parlarono del più e del meno. Egli le aveva chiesto se stesse bene e poi le disse di una collana che aveva portato da un gioielliere di Milano, Calderoni, per farla montare. Presidente — Ebbe occasione di parlare con Fenaroli del delitto? Brielli — Certo. Si facevano delle ipotesi in quei giorni, ci si poneva un mucchio di domande che restavano tuttavia senza una risposta logica. Avve Manfredi — Tra il Fe naroll e il teste ci furono dei rapporti d'affari? Brielli — Tra me e Fenaroli IIIMIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII ci sono sempre stati rapporti di grande amicizia. Egli mi finanziò in alcune occasioni per certi miei progetti. Mi fece di verse volte dei prestiti, danaro che ho sempre restituito. Non mi faceva neppure pagare gli interessi. Con intrepida fermezza il te ste respinge un attacco di spalle della parte civile, che in daga sulle sue cambiali. « Pos so dire che sempre, dico semi¬ pre, Fenaroli me le rinnovò per impedire che andassero in protesto ». « Ma se risulta che Fenaroli — insiste un avvoca- to dei Martirano — dichiarò di aver portato a Milano nel giorni precedenti il delitto cambiali del Brielli per circa un milione, già scadute! ». II teste ha un sussulto, ma raddrizza rapidamente la barca: « Non l'escudo, in ogni modo confermo che Fenaroli si adoperò sempre di ritirare le mie cambiali quando ero in difficoltà». Quindi nniziativa pasaa al dirensori di RaouI &hUmi , „ sono t , a mettere . , ^ t G, . _ ,. HH.T t vanni Fenaroli e il suo « brac|cio destro » «"indomani del I delitto. Come sappiamo, ì due uomini, che sempre si erano trattati con il «lei», i.i quei giorni incominciarono a darsi fraternamente del « tu » « Me ne stupii, e ne chiesi ragione a Fenaroli. Mi spiegò narra il teste — che Sacchi gli era stato cosi affettuosamente vicino nella sua grande disgrazia che lo aveva autorizzato a questa confidenza. Sacchi gli si rivolgeva con premura e con rispetto. Una volta, poiché leggevo sui giornali dei dubbi sorti sulla responsabilità di Fenaroli nel delitto, chiesi al ragioniere che cosa ci fosse di vero. Mi rispose scandalizzato: « Lei è matto a pensare una cosa del genere! ». Poi com'è risaputo, .-'i rovesciò il fronte e Brielli corse dal ragioniere Sacchi, appena scarcerato, a farsi dire che cosa fosse mai successo. < Sacchi mi rispose: "Non mi faccia parlare, le spiegherò tutto un'altra volta. Ho dovuto dire quello che ho detto! " » Il te ste aggiunge che il Fenaroli gli disse, dopo il delitto, che forse sarebbe stato arrestato ma che non sarebbe rimasto in carcere più d' qualche mese Domani la Corte ascolterà il dott. Macera e Reana Trentini. E ci sarà battaglia grossa Gigi Ghirotti IIIIIIIIII Illllllllllllllllllllllllllllllllll III! Maria Teresa Viti, la carne Qui è al bar del Palazzo riera di Maria Martirano, ha deposto a porte chiuse, di Giustizia durante un intervallo dell'udienza (Tel.)