Primo bilancio del Novecento di Ferdinando Vegas

Primo bilancio del NovecentoII mezza «creolo «Ite Ita sconvolto fi manda Primo bilancio del Novecento La guerra del '14 ha distrutto l'egemonia dell'Europa e aperto la via a due fenomeni di enorme importanza: la rivoluzione comunista e la crisi della libertà in tantt paesi - Nuove «dimensioni» della storia nel secondo dopoguerra - Il messaggio di Einstein sull'avvenire del «mondo insonne» Con quale bagaglio d'idee ; e di sentimenti, con quali aspettative e prospettive stiamo entrando in questi « anni sessanta », che da tante parti e per tanti motivi vengono previsti di importanza decisiva? A che pur.to siamo, in altri termini, col Novecento? Un bilancio denso e problematico, veramente stimolante, ci viene offerto ora da Armando Saitta nel grosso volume (oltre mille pagine) Storia e miti del Novecento edito dai Laterza: una antologia di critica storica che raccoglie insieme brani di opere,, articoli, documenti, testimonianze sul primo sessantennio del secolo, il tutto collegato da « cappelli » introduttivi del Saitta ad ogni brano. Insieme alla Prefazione, che dà la chiave del libro e fornisce i criteri delle scelte e delle esclusioni, questi « cappelli » offrono il filo conduttore e unitario attraverso una materia così vasta e dispersa. La scena del nuovo secolo si apre col trionfo dell'economia mondiale, descritto dal Luzzatto in pagine classiche, che fanno toccare con mano come si fosse realizzata questa uni tà economica del ' globo e come quindi l'Europa, che ne era stata l'artefice, fosse in grado di esercitare la propria egemonia sulle al tre parti del mondo. Eppu re, di lì a pochi anni il ma gnifico edificio crolla mise rabilmente nella catastrofe della prima guerra mondiale: le ombre hanno sopraf fatto le luci del primo ven tennio, per usare i termini stessi adottati dal Saitta a qualificare questo primo pe riodo. Poiché tanta catastrofe non poteva ovviamente pròdursi come un fulmine a ciel sereno, nei brani seguenti il Saitta ne illustra alcune delle cause, mettendo m rilievo il nesso guerra-rivoiuzione; così il diffondersi del socialismo, il militarismo (non solo tedesco;, l'irredentismo... Forse qui sarebbe occorso presentare un'analisi di fondo delle cause della guerra, non essendo sufficienti né' sempre plausibili le pagine riprese dallo Halévy; si consideri solo l'analisi di Lenin suli'« imperialismo fase suprema del capitalismo » oppure la giusta insistenza con cui il Salvatorelli ha denunziato i guasti prodot ti dall'irrazionalismo e dal congiunto nazionalismo. Dopo la guerra emergo no -i grandi fenomeni che improntano di sé il nostro secolo: da una parte la ri voluzione sovietica, dall'altra « la crisi delle democra zie e il fascismo europeo » Attraverso scritti di Lenin, Lukàcs, Trotzkij e Deut scher vediamo definirsi la concezione, appunto leninista, dello Stato, imporsi il problema dell'organizzazione, svolgersi la lotta fra Stalin e Trotzkij prò o con tro il socialismo in un solo paese, infine Stalin riuscire vincitore; mentre un brano dell'indiano Panificar esamina l'espansione della rivoluzione sovietica in direzione dell'Asia. Dall'altra parte, figlio del capitalismo e della sua sovrastruttura ideologica (irrazionalismo, nazionalismo, razzismo), ecco il fascismo, spiegato dal Valeri sulle orme di Fortunato e Gobetti e Salvemini: il fascismo non come un evento accidentale, tipo invasione degli Hik- mcdGgggqpdredctrnagcdlsmzsnbdndcbldlidCpcAsmlupdcsmnr(l(p(ltvcvscmsrmzIlmt,T ise. o dei Normanni, non,come « l'effetto di un ca-„isuale momentaneo errore d calcolo dei nostri conservatori », bensì come la « malattia morale-politica, i cui germi risalgono... ad una costituzionale debolezza del la nazione vissuta per lun ghi secoli separata dal ge-!nerale progresso della ci-1 viltà ». |Ma il fascismo, se da noi aveva quest'origine remota, era pur sempre, sul piano immediato, la stolta risposta di classi dirigenti accecate al pericolo « bolscevico » ; e questo spiega le compiacenze -che trovò presso le democrazie, sino all'ignomi-inia Hi Mnnarn Già subito ma cu Monaco, uia suDuo|dopo l'avvento al potere del nazismo, però, Carlo Rosselli aveva avvertito « la guerra che torna » e poco dopo aveva partecipato con le armi in pugno alle prime battaglie della guerra antifascista, in terra di Spagna (e duole, a questo proposito, dover notare l'assenza d'un brano sulla guerra civile spagnola, vero punto di svolta degli « anni trenta » e dell'intero periodo fra le due guerre). Si giunse così alla seconda guerra mondiale, otti- mamente analizzata nelle cause e nello svolgimento dal Morandi, mentre di A. Galante Garrone sono le pagine, lucide e commosse, sugli « aspetti politici della guerra partigiana in Italia », quella Resistenza che appunto raccoglieva l'eredità di Rosselli e compagni. . La seconda guerra, ^onerata dai fascismi europei, era stata veramente mondiale; la storia europeocentrica cede dunque definitivamente il passo alla storia « ò l'écheUe des comtinents ». Siamo ormai agli anni agitati di questo dopoguerra, ai quali, con una certa sproporzione, sono dedicati quasi due terzi dell'opera; in compenso non solo si.ha un vasto panorama, con una prima sistemazione, di tanti avvenimenti sinora abbandonati alla cronaca, ma anche si può abbracciare, diremmo a vista d'occhio, la nuova dimensione assunta dalla realtà mon diale. I temi ora spaziano dal colloquio con Nehru di Ti bor Mende ai problemi del l'Islam del XX secolo, al dramma dell'Africa nera tra libertà e apartheid (discorso di Macmillan d'un anno fa a Città del Capo), allo sviluppo dell'economia cinese, al confronto fra Russia ed America ; speciali sezioni sono dedicate al mondo comunista ed al mondo cattolico, ciascuno portatore di una ideologia globale incompatibile con quella dell'altro. Dopo alcune «istantanee» della nuova Italia repubblicana, chiude il volume una sezione su « l'insonnia del mondo », questo mondo che non sa come organizzare i rapporti tra uomo e società (Bevan), che si dibatte nelle spire del conformismo (Adorno), che trema nella paura della guerra atomica (Russell, Schweitzer). L'alta parola di Einstein, l'ultima riportata dal Saitta, addita, con la persuasività del genio scientifico e il calore del genio morale, la via d'uscita : « Perché il socialismo », un socialismo che non si riduca ad una mera economia pianificata e sappia altresì tutelare i diritti' dell'individuo. Chiaramente la scelta dell'indicazione finale di Einstein, da parte del Saitta,,non è ca-suale, vuole anzi dare un„„„„i„„;.._ „n _ senso conclusivo _ alle com-plesse e contraddittorie vi cende degli ultimi sessantanni. Ferdinando Vegas

Luoghi citati: Africa, America, Asia, Città Del Capo, Europa, Italia, Russia, Spagna