La tbc la ancora paura

La tbc la ancora paura Difendiamo la salute dei nostri lettori La tbc la ancora paura La mortalità è molto diminuita, ma la malattia è sempre minacciosa - Il prof. Ferrando: "La confidenza eccessiva favorisce i contagi - Poco si fa per la prevenzione nelle scuole: necessaria la cerotto-reazione per i bimbi e il controllo per gli insegnanti Recenti casi d'infezione tubercolare hanno ridestato l'interesse dei cittadini intorno alla < malattia sociale ». Ogni giorno tra le lettere a « Specchio dei tempi » s'affacciano interrogativi preoccupati. Una madre, angosciata perché suo marito, malato di tubercolosi, tiene il figlio sulle ginocchia e rimbocca col suo cucchiaio, vorrebbe conoscere i reali pericoli del contagio. Una maestra, invitata a sottoporsi insieme con i suoi scolari all'esame schermografico, si ribella « a questa violazione della li berta individuale ». Una nonna afferma di ritenere < offensivo e mortificante > il controllo che ogni anno si fa nella clas se del suo nipotino con la c cerottoreazione > per osservare se sia o no venuto in contatto del bacillo di Koch. Premettiamo un dato statistico importante: quello sulla mortalità. Settant'annì fa in provincia di Torino i morti per tbc sono stati 222 su centomila abitanti. L'anno scorso il rapporto fu di 22 ogni centomila. Questo significa che lo stesso numero di morti per tbc che si aveva 70 anni fa su centomila lo si ha oggi su un milione. Cifre di un'eloquenza indubbia. La più rapida caduta della percentuale di mortalità si è avuta nel '48-'49, con l'applicazione del Pas e della streptomicina; poi nel '52-53, con l'adozione dell'idrazide, un altro medicamento specifico. Se oggi si muore molto di meno a causa della tubercolosi, ci si ammala anche di meno? O la malattia è restata attraverso gli anni ugualmente aggressiva? A questo prò posito il prof. Ferrando, diret tore sanitario del S. Luigi, ci ha dichiarato: < Purtroppo la situazione della tbc non ò così rosea come statistiche affrettate e la impressione del pubblico potrebbero far credere; è vero che la mortalità è enormemen te discesa, grazie ai nuovi an timicobattcrici, ma non altrettanto può dirsi della morbili tà. In un certo senso si può affermare che le migliorate prospettive di cure, riducendo il timore per questa malattia, abbiano avuto ripercussioni in parte negative nella coscienza igienica delle masse, che han no — per cosi dire — preso confidenza colla tbc: a ciò indotte sia dal vedere la rapidità della ripresa di certi malati, :ia dal constatare che da troppi medici non specializzati si crede di poter curare la tbc a domicilio del malato; all'infuori cioè dell'ambiente ospedaliero sanatoriale. La caduta sdrsinoidpc«nddlsapcglf.'della mortalità e la rapidità « ripresa iniziale non rnlnc,dono>™" TnSn1e ^&J£3ffiJ&»5^Vanche se molto diverse da' quelle di ieri. E perciò la home cure consigliata da qualche autore anglosassone e che potrà essere applicata in paesi di più alta coscienza igienica, è ancor prematura nel nostro, anche in zone evolute come Torino. < Questa "confidenza" con la malattia — prosegue il prof. Ferrando — ha un altro effetto negativo nella difficoltà di mantenere isolati i malati tbc, tuttora nei sanatori: è evidente che per il complicarsi della vita odierna e il protrarsi delle degenze, si devono consentire, sotto certe cautele, contatti periodici colle famiglie e concedere i " permessi d'uscita". Ma il largheggiare indiscriminatamente è sempre una possibile fonte di ripetuti contagi, e concorre a diffondere subdolamente l'infezione ». Nel' giorni scorsi abbiamo accennato a quanto si fa nella lllllllllllllIll scuola per controllare In salute,dei ragazzi. Purtroppo la « cerotto reazione » viene eseguita solo nelle elementari (e anche in qualche media), per di più non obbligatoriamente. Nessun obbligo, inoltre, esiste per gii insegnanti 1 quali solo in caso di concorso o di rinnovo di supplenza devono presentare il certificato di sana costituzione. Il prof. Ferrando prosegue: « Troppo poco si fa per prevenire il male negli ambienti dove esso è piti pericoloso, e dove sarebbe più facile isolarlo, come le collettività scolastiche. Le autorità non hanno ancora sentito il dovere d'imporre l'obbligo del controllo periodico schermografico a.tubcrcolinico. Per l'innocua e preziosa ccrottoreazione si chiede ancora l'assenso dei genitori, ingenerando in essi la falsa convinzione che si tratti di cosa pericolosa o diso norevolc. Mentre per legge, si badi, s'impongono pratiche potenzialmente più pericolose, come le vaccinazioni, e rivolte a pericoli assai meno diffusi che non la tbc. Eppure risultati favorevoli conseguiti in Italia ci permetterebbero di ricorrere alla chcmioprofllassi antitubercolare grazie alla quale con estrema semplicità (via orale) si guadagna una specifica prevenzione, senza il minimo pericolo ». Accanto al problema degli scolari esiste quello dei docenti. Se si pensano a casi come quello recente della maestra di Bolzano, può stupire che un ammalato per tanto tempo abbia potuto occultare il suo male. « Ciò è dovuto — ha detto 11 prof. Ferrando — alla mancanza sistematica di controlli preventivi dei maestri e in genere dei docenti. Ma an-che se ci fossero, è certo che gli insegnanti cercherebbero di eluderli. Perché t Una severità implacabile e illogica grava sui pochi infelici che si siano in un modo o nell'altro accertati tbc. Per loro noti c'ù scampo e anche se sono sicuramente guariti, noti gli si concede più, di norma, il ritorno in servizio, stroncando inesorabilmente carriera e lavoro. Cosi si aggiunge al danno l'ingiustizia e la sfiducia verso i progressi della medicina. Tutto o quasi — ha concluso — è da rivedere nel campo dell'igiene antitubercolare scolastica ».

Persone citate: Ferrando, Koch

Luoghi citati: Bolzano, Italia, Torino