Panorama del jazz europeo (gli americani costano troppo)

Panorama del jazz europeo (gli americani costano troppo) li FESTIVAL DI SANREMO Al PRIMI DI MARZO Panorama del jazz europeo (gli americani costano troppo) Armstrong, per una sera, aveva chiesto 4 milioni - Ascolteremo musicisti tedeschi, olandesi, jugoslavi, belgi e francesi • Cinque complessi italiani Di anno in anno il Festival internazionale del jazz cambia fisionomia. Agli inizi, sei anni /a, offriva un quadro delle ten- denze più aggiornate, senza perdere di vista gli esponenti della tradizione. Sul palcoscenico di Sanremo abbiamo ascoltato grossi nomi del New Orleans — i patriarchi — e gli esponenti delle scuole moderne — t rivoluzionari — : sempre personaggi di primo piano, che gli appassionati non avrebbero avuto modo di sentire se non attraverso i dischi. Più che un festival, era. dunque una rassegna didattica, rigorosa nelle scelte, severa fino a bandire ogni compiacenza spettacolare: Sanremo aspirava a diventare una Università del jazz. Naturalmente, per mantenere l'Università su un piano degno, occorrevano degni professori. E, quindi, molti quattrini. In Italia il jazz è povero e si l a i - a i elrli e e e o n n se e e: e eesi. si e a ehn a tini. gli la me è Miuilrito et, arFeorala Arlla in. to appoggia ancora sugli entusiasmi di poca gente. Trasferire sulla Riviera complessi e solisti dagli Stati Uniti era una impresa che soltanto mecenati in vena di generosità potevano permettersi (si pensi che all'invito degli organizzatori, Armstrong ha risposto quest'anno con una simpatica lettera che concludeva con la. richiesta di un cachet di quattro milioni di lire, per una sola sera: la lettera è ritornata all'illustre mittente). Costretti perciò a far le nozze con i fichi secchi, i registi sono via via ripiegati su formule che contemperassero la nobiltà degli scopi con la esiguità dei mezzi. Il festival che avrà luogo il s, 4, 5 marzo non si gioverà di calibri notissimi e sarà, più che altro, un panorama del jazz europeo. L'unico musicista americano ù il flautista negro Buddg Collette, orientato verso formule di jazz da camera (ha preso il posto di Omette Coleman, già in programma, e trattenuto negli Stati Uniti). Per il resto, tutti i complessi invitati sono continentali, ove si eccettui ancora l'inclusione di Hclen Merrill, la- cantante statunitense che si sta italia-1 nizzando — forse fin troppo — con le sue edulcorate apparizioni alla televisione. Quadro ristretto, con prevalenza di jazzisti tedeschi che pare vogliano aspirare all'avanguardia della musica europea. L'orchestra più significativa è quella diretta da Kurt Edelhagen — sedici strumenti, un organico record —. L'Olanda presenta, il « Dutch Sicinng College » del clarinettista Peter Schilpercort, già seguace di Ellinqton ed ora passato al dixieland. La Jugoslavia ritorna con l'ottetto di Dusko Gojhovic, un trombettista attaccato alla violenza dello hard bop. Il Belgio si vale del saxofonista Jacques Pelzel (che di recente ha inciso un ottimo disco per una Casa italiana). La Francia presenta il trio di Martial Solai, molto lusingato dalla critica parigina. Restano gli italiani, una in cascdsuOuqtnsLbiidcscdevnt(gldjon fa I finità: la riesumata '< Roman at do New; Orleans Jazz Band » il trio di Amedeo Tommasi (già -er pianista di Chet Beker), il for- lla enna te quintetto Basso-Valdambri ni e la « Modem Jazz Gang », oZfre al complessino che accompagnerà la voce di Helen ì TE erà ReCe15, Ri^ [Merrill. Per non far sentire la mancanza dei veri pontefici del jazz di Oltreoceano, il pri- mo giorno verranno proiettati ldue film nuovi per l'Italia, a|« Ge?te Krupa Story > e la vita di Armstrong, « Satchmo the Great » Un festival curioso, non di altissimo livello, ma in 1 certi limiti una rassegna che accontenterà i « fans ». Del resto, essi non avranno altre occasioni per seguire i progressi del jazz d'Europa: ed il pretesto è ottimo. , La morte di Alphonse Picou, uno dei primi musicisti di New Orleans, spentosi a 83 anni in un ospizio della sua città, è quasi sfuggita agli appassionati. Picou, il più importante suonatore di clarinetto della preistoria jazzistica, era poco noto. Lo si ricorda soltanto per un breve a solo di tHigh Societyy, in cui col suo strumento imitò il suono del flauto delle bande del Sud, improvvisando una cascata di trilli trascinanti. L'& solo divenne talmente popolare che gli aspiranti clarinettisti dovevano saperlo eseguire per essere considerati musicisti di vaglia. - Chico Hamilton, il geniale batterista negro che trionfò al festival di Newport (ricordate il film «Jazz in un giorno d'estate *t) si è ammalato di polmonite: a letto, ha deciso di cambiare radicalmente il proprio stile e appena guarito inciderà un disco rivolli- ,onario- g. neb.