Gli Sputnik e la massaia di Alberto Ronchey

Gli Sputnik e la massaia Gli Sputnik e la massaia (Dal nostro corrispondente) Mosca, 21 febbraio. Per la prima volta la cronaca ci ha offerto spontaneamente un quadro veritiero dell'Unione Sovietica: da una parte -l'astronave che procede verso Venere, dall'altra le concitate discussioni del Comitato Centrale sulle condizioni in cui versa l'agricoltura e sull'approvvigionamento alimentare, i discorsi di Kruscev sulla vita delle città e delle campagne. Kruscev ha ripetuto a Kiev e a Rostov sul Don, a Tibilissi ed a Voronezh che la distribuzione dei prodotti alimentari « celebri » (latte, carne, burro) non soddisfa la popolazione. Una massaia di Voronezh gli ha scritto che solo in occasione del suo arrivo in quella città sono scomparse le code di folla in attesa dinanzi ai negozi ( « Mi dicono che dopo la partenza del compagno Kruscev tutto sparirà e ci toccherà di nuovo aspettare nelle code senza sapere se riusciremo a trovare quel che ci serve o se torneremo a casa a mani vuote » ). Non si tratta di un episodio accidentale; quel che è accaduto oggi a Voronezh, nel cuore della Russia europea, accadde anche in occasione della visita di Kruscev a Vladivostok. Qualcuno stenterà a credere che il Paese della massaia di Voronezh sia lo stesso delle stazioni interplanetarie: eppure si tratta di due aspetti dell'Unione Sovietica che è necessario cogliere e dei quali è consigliabile tener conto, per non es ser destinati poi a contem piare stupefatti le sorprese diverse che già più di una volta i sovietici hanno riservato al mondo, ostile oppure amico, secondo i casi. . I due termini del confronto che abbiamo scelto sono convenzionali. La massaia di Voronezh non è che la personificazione degli affanni e delle arretratezze del Paese. Non si tratta solo delle difficoltà alimentari, ma dell'attesa, che nell'Urss perdura, di una civiltà dei consumi; si tratta della sproporzione fra quello che i russi chiamano il bit, cioè il vivere, e i successi di alcuni settori d'avanguardia della tecnologia e della scienza e le risorse naturali del Paese, che oggi è forse il più ricco di materie prime. Alle insufficienze dei rifornimenti alimentari possiamo aggiungere l'insoluto problema del rapporto fra il contadino russo e la proprietà collettiva e statale (che è al fondo di molte angustie, comprese le inadempienze dei piani, le ruberie e le falsificazioni statistiche denunciate da Kruscev), l'annosa crisi degli alloggi, il prezzo esoso di ogni bene di consumo, il disordine del commercio statale, gli alti costi di produzione, gli sperperi non solo nell'agricoltura, ma nell'industria e la carenza dei servizi. II quadro di questa Russia n. 2 risulterà più concreto attraverso alcuni esempi elementari. Diciamo allora che nel '60 l'Unione Sovietica ha prodotto 139.000 automobili (l'Italia 645.000); che a Mosca, città di cinque milioni di abitanti (otto milioni con la periferia), esistono precisamente sette stazioni distributrici di benzina per i proprietari privati di automobili e cinquantatré lavanderie, mentre intorno a Mosca, anche dove esistono cucine a gas, le massaie adoperano ancora il primus perché la consegna a domicilio di una bombola costa assai più del gas che essa contiene e per procurarsela occorre perdere una mezza gior nata lavorativa. Afjgiungia mo che ner compevrtre un televisore, un frigorifero, un letto, un armadio, una poi trona, è necessario iscriver si nelle liste di prenotazione e aspettare anche un anno o due, cosicché perfino per i mobili, in questo paese rie chissimo di legnami, esiste una feroce borsa nera. L'altro aspetto del Paese, la Russia n. 1, dall'intenso sviluppo, non si manifesta a sua volta solo con gli Sputnik e con le stazioni interplanetarie, ma con l'istruzione tecnica e universitaria gratuita e stipendiata, con i 116.000 ingegneri laureati in un anno, con i grandi istituti tecnico-scientifici di progettazione industriale, con le moderne linee automatiche di produzione, le dighe, le centrali atomiche, il boom petrolifero, i 70 milioni di tonnellate di acciaio in un anno, le più complesse macchine utensili cosiddette a programma, la estensione dell'istruzione elementare. Non si dice la verità sull'Unione Sovietica ignoran¬ ddcpsccsrssnTsrczsdlmspqnqlgtiounnqcsmvmznnppcemiPcztrnsls do uno di questi due aspetti ndel ouadro. Vi è di più : si dcorre il rischio di dare il ca- spo contro smentite e sorpre- se. Ecco perché abbiamo constatato con meraviglia che da alcune settimane la stampa comunista dell'Europa occidentale ignora i discorsi spregiudicati di Kruscev. Tutto sulla astronave, nulla sui discorsi di Rostov, Tibilissi e Voronezh, nonostante che tali notizie fossero il necessario e realistico complemento al poema spaziale. Oggi le cronache dei discorsi di Kruscev sulle condizioni di vita dei russi si leggono sui giornali non comunisti. La propaganda prosovietica si appaga in Europa dell'avvenirismo spaziale quando non giunge ad annunciare (è accaduto anche questo) che « presto nell'Urss verrà introdotta la giornata lavorativa di quattro ore», mentre è appena in corso il passaggio dalle otto alle sette ore. E' nata una nuova metafisica (la Lu na e Venere) così come è nata una nuova filosofia, quella degli illuministi in casa loro e storicisti in Russia, dove giustificano ogni malanno come « sopravvivenza del passato ». Nel passato furono commessi due errori di valutazione nei riguardi dell'Unione Sovietica. Gli anticomunisti sottovalutarono la capacità dell'Urss di compiere prodigiosi progressi in alcuni settori della tecnologia e della scienza grazie ad una massiccia concentrazione ai investimenti e ai sacrifici del Paese, solo perché — si diceva — « a Mosca non funzionano nemmeno i rubinetti del lavabo » : ma si trovarono ad occhi spalancati dinanzi agli Sputnik. I comunisti, al contrario, descrissero l'Unione Sovietica come la società perfetta dell'« uomo Kcvcn011111 "" 1111111 Sl nuovo », senza indagare al di là dei loro stessi miti, ma si trovarono poi al buio e in crisi di coscienza dinanzi alle rivelazioni del rapporto Kruscev su Stalin e alle fucilazioni di Beria e di Abakumov, che convalidavano vent'anni di pubblicistica già considerata calunniosa. Oggi gli occidentali hanno corretto il loro errore. Ovunque le cronache degli Sputnik occupano le prime pagine, gli esperti americani non cessano di riversare sulla Casa Bianca rapporti e memorie circa le esperienze sovietiche, ma la propaganda comunista di routine (in alcuni paesi più attenta agli elettori propri che alle vicende dell'Urss) non ha imparato la lezione. Non guarda al di qua delle astronavi, giudica offensivo e banale il comportamento di chi de scrive la borsa della spesa delle massaie sovietiche e i problemi che assillano il Paese, mentre anche Kruscev ne narla senza eufemismi. Eppure questa verità non è meno seria degli Sput nik: il risveglio sarà brusco Alberto Ronchey « Per ragioni umanitarie »