'Il caso Maurizius" uno spettacolo riuscito

'Il caso Maurizius" uno spettacolo riuscito ìi rowamo sceneggia*» aha tv 'Il caso Maurizius" uno spettacolo riuscito (u. bz.) Vecchia questione, I il romanzo sceneggiato in tv. Che sia un genere gradito al-.'la massa del pubblico non c'è dubbio: i racconti a puntate j hanno sempre riscosso grandi, favori, basta pensare ai romanzonì d'appendice del secolo scorso che facevano salire vertiginosamente la tiratura dei quotidiani: e a questo proposito sarebbe troppo facile rie-| sumare e rinfrescare gli aned-i doti, veri o falsi che siano, del- la folla parigina che dalla strada invocava impaziente l'u-| scita di un giornale solo per' che conteneva l'ultima puntata di una farraginosa ma emozionante storia di Dumas padre o di Ponson du Terrail. Non ci sentiamo di affermare che per un romanzo a puntate della televisione ci sia la stessa delirante attesa. Comunque lo spettatore medio lo accetta volentieri ed è disposto a seguirlo con diletto: purché, S'intende, abbia un minimo di interesse e di livello artistico. Purtroppo, in questo campo, le delusioni sono state molte, particolarmente acute e a getto continuo. Lasciamo stare il passato remoto. Limitiamoci ad un brevissimo, fret- toloso bilancio di un anno o|poco più. Nel 1960 l'unico ro-imanzo accettabile è stato il dolciastro e manierato « Vita col padre e con la madre > ma non tanto per merito del copione quanto per l'autorità e il prestigio di Rina Morelli e Paolo Stoppa. Il resto, un fallimento dopo l'altro: « Ragazza mia >, « Tom Jones » e c La Pisana > la cui fumettistica realizzazione deve aver fatto fremere le ossa di Ippolito Nievo. Per contro, il 1961 s'è iniziato sotto auspici decisamente Più confortanti. « Tutto da rifare, pover'uomo> non ha entusiasmato, ma non si può dire che sia stato un insuccesso. Buona la scelta del testo di Hans Fallada; la vicenda, specie nelle prime puntate, appariva umana, semplice, vera e nel tempo stesso alleggerita dalla regìa e trasferita su un piano di favola. Ancor meglio il romanzo che si sta tra smettendo ora, « Il caso Mau rizius », tratto dall'omonima opera di Jakob Wassermann. Qui si può veramente — e finalmente — parlare di un notevole successo. Capolavoro, certo, non è; e non vogliamo gridare al miracolo. Difetti ce ne sono e son venuti fuori con maggiore evidenza nella puntata di domenica scorsa: alcuni arruffamenti, alcune forzature di stile. Ma è del' complesso che dobbiamo tener conto. La materia, anzitutto, è avvincente: Wassermann tratta con grande abilità (anche se con scarsa poesia: ma questo è un altro discorso) il sempre dibattuto e sentito problema della giustizia e più precisamente il contrasto doloroso fra 11 concetto ideale di giustizia e la sua applicazione pratica nelle aule del tribunale; quali simboli di opposti punti di vi s'i mette in scena un Aglio che si ribella al padre; e a questo motivo di efficacia infallìbile ne aggiunge un altro, pure a colpo sicuro: l'uomo che è stato condannato all'ergastolo per un delitto che non ha mai commesso. Il ri duttore, sceneggiatore e regi sta Anton Giulio Majano ha cercato di ottenere dalla na¬ tetica e drammatica storia il massimo della suspense. Gli attori — citiamo fra i tanti il Feliciani, Corrado Pani, Alberto Lupo, la Capodaglio, il Grassilli, Alida Vaili. Virna Lisi, Laura Carli.— lo assecondano con impegno: forse, di tratto in tratto, la pur apprezzabile recitazione rischia di scivolare in qualche eccesso di tono. Però, nell'insieme, iì racconto corre spedito, impostato e risolto cori dignitosa cura, anche nei dettagli. Il pubblico se n'è appassionato e la trasmissione è quel che ci vuole per la domenica sera. Stavolta, in questo settore, la tv ha fatto centro. E ha scoperto che si può mettera in piedi uno spettacolo popolare di forte effetto senza precipitare nel furnettone da quattro soldi. Speriamo- che l'esperienza serva per l'avve nlrè.