I "di profughi" di Rochemolles sperano ancora di poter tornare nel loro paese distrutto

I "di profughi" di Rochemolles sperano ancora di poter tornare nel loro paese distrutto Triste destino del piacoio contro alpino sepolto de una valanga I "di profughi" di Rochemolles sperano ancora di poter tornare nel loro paese distrutto 1120 abitanti sono scesi a Bardonecchia con le bestie - Sono ospiti presso parenti e nei locati di una colonia La maestrina ha riunito i suoi alunni in una nuova aula - Una sottoscrizione per aiutare i montanari (Dal nostro inviato speciale) Bardonecpliin, 9 febbraio. Il 23 gennaio i centoventi abitanti di Rochemolles festeggiavano Sant'Emerenziana ratcogliendosi attorno alla cappella costruita trecento anni fa all'ingresso del paese, presso il ponte del Vallone, dopo la disastrasti caduta di una valanga che aveva distrutto dodici case e uccise trentadue[ persone. Era una giornata di sole, la montagna incombeva tutta bianca di neve e i montanari rileggevano con fiducia la scritta che campeggia sul frontone del tempietto: « On m'a établir gardienne de Rochemolles ». Donici giorni dopo, la tr(tgedia. Dal Vallone scrosciava la neve con una violenza paurosa, risaliva il erestone che normalmente ripara Rochemolles dalla valanga e si abbatteva sulle case, sulla cappella, sulla chiesa. Venti case distrutte, quattro morti, due persone salvate dopo dodici or* di prigionia fra le macerie. Forse è la fine di Rochemolles, di questo antico paese ohe nell'ambito della valle ha una sua storia antichissima: è stato saccheggiato da saraceni e da spagnoli, è stato taglieggiato da Napoleone e ad ogni guerra, ad ogni invasione, Rochemolles era nell'elenco dei comuni che dovevano dare soldati, uomini di corvée, muli e balle di paglia. Più volte il paese è stato colpito da valanghe e su tutta la valle incombe il pericolo bianco: nel gennaio del 19S1 una intera compagnia di alpini fu sorpresa da un infernale rovinio di neve presso il rifugio Scarfiotti e perirono ventun militari. Gli abitanti che erano cinquecento si sono ridotti a trecento, poi a centoventi, ma re- ! [ sistevano fra i pascoli verdi ele rocce nere (Rochemolles si-gniflca € rocce moures» ossianere). Possedevano trecentomucche, trecento ovini, galline e conigli e vastissimi pascoli. Attorno alle case coltivavano patate e fave. Il paese vantava perfino una colonia a Salon presso Marsiglia dove abitano alcune centinaia di emigrati da ! Rochemolles. Uno dei valligia ni scesi oggi''a Bardonecchia diceva: < Me ne andrò con mio fratello a Salop, e molti verranno con me »., Perché ora tutti hanno lasciato il paese e sono venuti a Bardonecchia. I centoventi di Rochemolles li abbiamo visti oggi a Bardonecchia. Arrivavano con le mucche e con le capre, con qualche masserizia, accompagnati da funzionari del Consorzio forestale, da agenti delle foreste e della finanza, da carabinieri, preceduti dagli alpini che con la fresa avevano aperto nella neve un varco anche per le bestie. La gente si salutava: «Come vat Coraggio », Scuotevano il capo: « Abbiamo dovuto lasciare la nostra casa ». Gli abitanti di Rochemolles hanno fama di essere i più attaccati al loro paese, alla loro montagna. Scendevano i giovani d'inverno a fare i maestri di sci o i meccanici delle funivie, ma d'estate tornavano al paese dove le donne una volta lavoravano di merletto e gli uo-mini ancora oggi sono bravissimi nel fare la calza nelle lunghe sere d'inverno. Ma è davvero finita per Rochemolles t Molti montanari /lamio trovato ospitalità presso parenti e persone di cuore e don Molino ha aperto le porte della colonia astigiana a chi vuole un letto e una zuppa; t la maestrina Leonilde Brunet, giovanissima, ha raccolto i suoi scolari e fa lezione in un'auladi Bardonecchia. « Avevo di ciannove allievi a Rochemolles qui ne sono già radunati quat tordici e gli altri cinque verranno domani. Ci saranno di nuovo tutti ». Il parroco don Paolo Di Pascale, anch'eyli giovanissimo, dice che il paese non può morire perché tutti lo aiutano e insieme col parroco di Bardonecchia, don Bellando, ci mostra un elenco di sottoscrizioni confidandoci che è stato iniziato in una, osteria con un commovente impeto di generosità. Al sindaco comm. Gracco, sono già pcrvehv te offerir cospicue: mezzo milione dalla provincia, mezzo milione dilla Cassa di Risparmio ili Torino, trecentoinìla lire • Rotary Val di Suso, centomila lire da Umberto di Savoia, portate dal conte Pruìias Tola A Rochemolles non torneranno tutti i centoventi abitanti ma una parte certo, sciolta la neve, risalirà la valle e riaprirà le case uncorn abitabili Si e pensato anzi a ricostruire il paese su un pianoro sopra Lissard, al riparo dalle valanghe, ma un vecchio, Giovanni Garcin di 77 anni, ha subito osservato che sarebbe troppo lontano dai pascoli. E accanto a lui Maria Cecilia Vallory di 81 anni, la decana di Rochemolles, conferma l'Obiezione. Il paese, se pure rinascerà, sarà dimezzato e forse sarà abitato soltanto nell'estate: triste sorte dei villaggi di montagna destinati a fondersi con i centri maggiori da cui d'altronde, con mezzi motorizzati, è facile raggiungere nella buona stagione gli alpeggi e i pascoli. Ora i Vallory, i Masset, i Sou. beran, i Simiand — cognomi di Rochemolles legati fra loro da complicati intrecci di parentele, -f- "e ne stanno a Bardonecchia con la tristezza scontrosa dei profughi. Hanno accompagnato al camposanto quattro idei Zoro.- Giuseppe Vallory e la moglie Clotilde, Cecilia Vallory e il figlio Francesco, vittime della valanga. Negli occhi di tutti, il pianto represso e la tristezza del funerale lontano dal paese. « Ma anche il cimitero di Rochemolles — ripetevano quasi a scusarsi — è sepolto sotto metri e metri di valanga », ^. d. isczcrcp GII abitanti di Rochemolles giungono a valle trasportando le loro masserizie

Luoghi citati: Bardonecchia, Marsiglia, Rochemolles, Torino