Discussione a Milano sulla censura di A. Galante Garrone

Discussione a Milano sulla censura UN PROBLEMA VIVO, ARTISTICO E MORALE Discussione a Milano sulla censura Limitare il controllo preventivo al divieto di spettacoli ai minori, affidare alla sola magistratura il controllo repressivo: questi i principi del progetto presentato - La difficile ricerca della via migliore Da qualche tempo, è tutto un ondeggiare e un accavallarsi di sempre nuovi progetti ed emendamenti, governativi e parlamentari, per una diversa regolamentazione della censura preventiva degli spettacoli che — cosi come oggi è disciplinata e funziona — certamente non va; e recenti, clamorosi episodi lo hanno ben dimostrato. Modificare le. commissioni e 1 loro poteri? Affidare il controllo preventivo alla magistratura? Stabilire una connessione tra l'intervento amministrativo e quello giurisdizionale, attraverso l'iniziativa di un Pubblico ministero che porti la questione dalla commissione al tribunale, specializzato o meno? Sancire se non altro che, una volta intervenuto Il nulla-osta amministrativo, 11 giudice, libero pur sempre di perseguire gli eventuali reati, più non possa disporre il sequestro in-pendenza del giudizio? Fra tanto Inquieto travaglio di suggerimenti e di proposte, comincia a farsi strada, e prende forza via via, un'idea coraggiosa: perché non recidere il male alla radice, abolendo la censura preventiva? E' quel che si propone il progetto elaborato dall'Intesa nazionale della cultura e dall'Associazione nazionale degli autori cinematografici, e presentato ieri l'altro a Palazzo Serbelloni dì Milano. « La proiezione e la rappresentazione in pubblico delle opere teatrali e cinematografiche è libera» (art. 1); ed è soltanto predisposto un rigoroso controllo preventivo per evitare taluni spettacc.i ai minori dei sedici anni (e il limite, secondi! molti degli intervenuti al convegno, potrebbe anche essere portato ai diciotto anni). Ogni controllo repressivo è esclusivamente rimesso alla magistratura; e norme particolari (secondo noi, tecnicamente perfezionabili) dovrebbero assicurare l'estrema celerità dei giudizi, e ridurre al minimo gli inconvenienti pratici. E' un progetto che, in confronto agli altri, ha anche il pregio della semplicità e della chiarezzaMa più che insistere sulle caratteristiche di questo progetto, e sugli eventuali ritocchi, ci preme metterne in luce il concetto ispiratore. Guido Pio- vene, aprendo il dibattito, lo ha detto con forza. Non è, come qualcuno insinua, che gli intellettuali italiani si siano levati, per qualche fine recondito, in difesa dell'oscenità. Vedono anch'essi certi mali del costume moderno, il < diffondersi di un clima di erotismo e' di violenza». Ma sanno che le cause dei mali sono ben più profonde; e non credono nel valore della censura: la quale maschera il male, ed è come l'iniezione di morfina che assopisce il dolore ma lascia intatta la malattia. Essa ha l'unico effetto di colpire l'arte e soffocare la critica. Per questo la censura è sempre, per sua natura, reazionaria, e si risolve in uno « strumento di restaurazione politica». In un recente dibattito si è obiettato alla tesi abolizionista; in realtà, accanto alla cosiddetta censura preventiva, e ancor prima di essa, esistono, e prosperano nell'ombra, tante altre censure segrete e inevitabili, poste in essere da pressioni economiche o di classe. Sicché, Ano a quando non si riformi la struttura della società, l'abolizione della censura visibile servirebbe a ben poco. Ma un atteggiamento siffatto, ha detto Piovene, favorisce il quietismo, l'acquiescenza al male. Altra obiezione: non si può aver fiducia nella magistratura, rimettere tutto nelle sue mani. < Ma è proprio tra i magistrati intelligenti, vivi, di mente aperta — ha detto Piovene — che noi intellettuali dobbiamo cercare i nostri naturali alleati ». Una parte della magistratura è ostile, non meno degli intellettuali e degli autori, al potere vessatorio e mortificante della censura. Del resto, aggiungiamo noi (che pure abbiamo sempre denunciato le inclinazioni retrograde di non pochi magistrati), dei giudici non si può fare a meno, piaccia o non piaccia; e la via del diritto, con tutte le sue incertezze, è pur sempre preferibile alla via della discrezionalità amministrativa, che» lascia sempre aperto il varco all'arbitrio, al sopruso, alla sopraffazione ideologica. Questo, in sintesi, è stato il filo conduttore delle discussioni. Come si vede, il progetto per l'abolizione della censura è un atto di fede nelle forze di progresso, nelle energie latenti della nostra società. I fautori del progetto non sono dei fatui ottimisti. Non si nascondono le difficoltà. Ma quello che importa è non arrenders' al pessimismo, non rifugiarsi nel silenzio inerte o, peggio, nell'ossequio « servile e spagnolesco ». Lo ha detto al convegno, con bellissimo vigore, il regista Pietro Germi. Se anche tutto dovesse ridursi a un'affermazione di principio, non seguita dall'immediata realizzazione legislativa, la lotta non sarà stata vana. In ogni caso, la via della chiarezza e della onestà coraggiosa è la sola che gli intellettuali, e gli autori teatrali e cinematografici, e anche 1 giuristi e i cittadini tutti, debbono percorrere, ciascuno nel campo che gli è proprio. A. Galante Garrone

Persone citate: Guido Pio, Morale Discussione, Pietro Germi, Piovene

Luoghi citati: Milano