Il «magliaro» tranquillo e scaltro racconta come uccise in duello il rivale napoletano di Gigi Ghirotti

Il «magliaro» tranquillo e scaltro racconta come uccise in duello il rivale napoletano Alle Assise di Torino i personaggi di un mondo equivoco e spietato Il «magliaro» tranquillo e scaltro racconta come uccise in duello il rivale napoletano Il delitto avvenne il 31 marzo in via Principe Tommaso - Giuseppe Znccaro uscì con gli amici da un caffè - Nella strada lo attendeva Vit torio Caomo con altri tre compari • "Lo vidi attraversare e raggiungermi. Mi chiamò. Trasse la mano dalla tasca,, - A questo punto Pino il siciliano sparò - La vittima cadde colpita al cuore: era Venuta da Milano a Torino per vendicare un'offesa - Altri otto imputati r- — Creiate che discute con pistola e coltello « Ma come potevate pensare — domanda il Presidente — che costui fosse armato? ». « Beh, noi magliari abbiamo sempre qualcosa per le tasche, coltello 0 temperino. Ci serve per il nostro mestiere, per tagliare i tappeti... ». Il magliaro che dà questa risposta non è l'imputato principale, ma uno degli otto favoreggiatori che siedono davanti alla gabbia dell'omicida ZucCìiro, « Pipi », o « Pino il lun^o ». « Pipi » se ne sta seduto tra quattro carabinieri, con un'aria di sopportazione che solo a tratti lascia trapelare la tensione dei. sensi verso tutto ciò che viene detto o si fa davanti ai giudici della Corte. «Pipi » ascolta, ma i suoi occhi vagano lungo la volta del soffitto, o sL abbassano, cupidi, verso i capelli delle due donne che sono sedute sulla panca degli imputati minori, o d'improvviso -splendono d'interesse pei una ragazza ch'è capitata in aula tra il pubblico. Quando s'alza in piedi, per rispondere a una domanda del presidente, si alzano con lui, all'unisono, i quattro carabinieri che siedono vicino a lui: così vuole il protocollo dell'udienza, per sottolineare un atteggiamento di rispetto verso la Corte. Ma « Pini » non sottolinea nulla ; s'alza e si risiede con disinvoltura; quando parla, gonfia il petto. Ha i capelli ondulati, lucenti, la carnagione bruna, la mascella scolpita con tratti vigorosi, il labbro intrepido. « Pipi » veste un ampio cappotto nocciola, e quando è interrogato, prima di rispondere, se lo accomoda sulla persona con il piglio forbito dell'uòmo che sa d'essere elegante. Ieri mattina, essendogli stato chiesto come fosse vestito il giorno dell'assassinio, cercò qualche momento nella memoiia c rispose: «Indossavo ui. completo grigiotopo classico ». Anche Gennaro Rippa, anche Andrea Rotondi, imputati minori, sono eleganti, ricercati nell'abito, nel gesto, nell'eloquio. Ascoltando 1 loro interrogatori s'apprende che viaggiano in macchine bicolori, spesso di tipo abbastanza costoso; che si trattano bene in cibi, in bevande, in divertimenti, in donne; ognuno ha la sua, e qualcuno, anzi, ne governa una piccola costellazione. « Pipi », l'omicida di cui di scorriamo, appena terminato questo processo dovrà correre a Genova per rispondere di sfruttamento (lenocinlo) nella persona di sua moglie. L'ucciso, Vittorio Cunmo, magliaro come il suo uc*ore, era pregiudicato per !c-ioni. Il temperino, o, diciamo pure, il- coltello da cui i magliari non si separano mai, servirà probabil; mente anche per tagliare i tappeti, ma certo non è quella la sua funzione primaria. Anche i tappeti e le maglie o i tagli d'abito, con impresso il marchio « Made in England », che • magliari portano in vendita di oiazza in piazza, a guardar bene non sono che pretesti ; il nocciolo vero della loro attività è da scoprire nel gioco delle tre carte, di cui sono specialisti di rango internazionale, e, assai spesso, nel lenocinlo organizzato. A questi livelli, la funzione del coltello e della fistola si comprende meglio CtuccaLmDleCuiucdtPmèpcvgtssd«rlgbOsserviamo uno degli im-putati minori, Gennaro Rippa. Ha la testa piccola, ben pettinata, con una scriminatura lineare sulla parte sinistra. Parla con loquela sciolta, la « esse » napoletana sibila marcatamente tra le consonanti del suo discorso (« lo sparo... la pistola »), ma il suo italiano è perfetto; mai una parola dialettale, mai un accento sbagliato, mai un' incertezza nella scelta dei vocaboli, e un calore avvincente nell'impasto della frase. Potrebbe essere un perfetto commesso viaggiatore, ma d'improvviso lo scopri erede di una grande tradizione di venditori di fumo, ed è quando finge d'ignorare-la differenza tra un banale temperino e un coltello a serramanico. Ma Gennaro è un giovanotto, ne ha da fare ancor molta della strada in « magliareria » ! Più fine, più attento alle sfumature è Andrea Rotondi, che viene ascoltato dalla Corte subito dopo. Stempiato, corretto, impeccabile in un cappotto blu, gestisce con parsimonia e sopisce la cadenza meridionale in una armonica fluidità di accenti. Lo diresti un notabile, l'immagine della rispettabilità. D'improvviso, però, anche lui scivola clamorosamente, ed è quando spiega di essersi informato • della sorte del Cuomo « per un senso di umanità ». Il presidente e il procuratore generale, ad una voce, insorgono picchiando il pugno sul tavolo: « Ma non ci venga a parlare di umanità! ». Questo, infatti, è l'aspetto orrendo del delitto di via Principe Tommaso, e della morale da cui scaturisce: è un delitto di uomini impietosi, che regolano i conti con l'arma in pugno; non si voltano indietro a raccogliere chi è colpito e soltanto si preoccupano di offrire scampo e impunità all'assassino. Fu attraverso una rete di complicità coLpevoli che « Pipi » potè sfuggire all'arresto immediato, traversare l'Italia in tutta la sua lunghezza e arrivare indisturbato sino a Palermo. Gigi Ghirotti Lo spavaldo atteggiamento di Giuseppe Zuccaro mentre lascia l'aula delle Assise

Persone citate: Andrea Rotondi, Cuomo, Gennaro Rippa, Giuseppe Zuccaro

Luoghi citati: Genova, Italia, Milano, Palermo, Torino