L'idea di uomini nati «in vitro» suscita angoscia e disagio morale

L'idea di uomini nati «in vitro» suscita angoscia e disagio morale Mi più, illustre biologo francese %utjii esperimenti di Bologna L'idea di uomini nati «in vitro» suscita angoscia e disagio morale Da mezzo secolo gli studiosi tentano di ottenere la gravidanza artificiale; sugli animali già si erano ottenuti dei parziali successi - 1 medici bolognesi hanno dimostrato che forse sarà possibile ottenere uno sviluppo completo dell'embrione - Ma a questo punto i poteri della biologia appaiono tremendi e inquietanti Jean Rostand è 11 più autorevole biologo francese, Insigne per importanti ricerche soprattutto nel campo della genetica, autore di libri famosi, in cui 1 problemi scientifici sono esaminati anche alla luce di una nobile coscienza morale. Agli esperimenti condotti dal prof. Fetruccl e dal suoi assistenti, nel laboratorio di Bologna, sulla fecondazione artificiale dell'embrione umano. Jean Rostand dedica un articolo di eccezionale interesse. Una notizia sensazionale ci è arrivata la scorsa settimana dall'Italia: tre ricercatori di Bologna avrebbero ottenuto, pare — la riserva è sempre d'obbligo quando si tratta di annunci dati con tanto clamore dalla stampa non specializzata — la fecondazione artificiale di un ovulo umano, che in seguito ai sarebbe sviluppato fino al ventinovesimo giorno in una provetta nella quale erano state create le condizioni di temperatura, di alimentazione e di asepsi che U grembo della madre fornisce naturalmente al nascituro. Se l'informazione è esatta, ci troviamo di fronte, incontestabilmente, ad un successo tecnico notevole, un traguardo sul difficile cammino che porta all'ectogenesi o < gravidanza in provetta >... Scopo dì questo articolo è di fare il punto sull'esperimento, mettendolo In rapporto con l'Insieme delle conoscenze già acquisite sulla fecondazione e lo sviluppo in vitro dell'uovo dei mammiferi. L'incontro dei due elementi riproduttori — l'ovulo e lo spermatozoo — avviene in tutti i mammiferi nell'organismo materno; in altre parole, la fecondazione è di tipo interno... Egualmente interno — per lo meno nella grande maggioranza dei mammiferi — è lo sviluppo dell'embrione. Una volta fecondato, l'ovulo — di venuto uovo — scende nella cavità uterina; ed è là che, annidandosi fra lo pareti del l'organo, si svilupperà compie tamente. Fino al termine della gravidanza, il nuovo essere rimarrà come « innestato » sulla madre, vivendo in simbiosi con lei e ricevendone tutti gli alimenti necessari alla vita ed alla crescita. Superato .un certo stadio della evoluzione — nell'uomo, verso il secondo mese — gli scambi nutritivi fra madre e creatura avvengono attraverso la placenta, un organo particolare che è un'amalgama di tessuti materni e. fetali. Da mezzo secolo ci si sforza di ottenere la formazione dell'uovo, ed i primi passi del suo sviluppo, fuori del grembo della madre. Nel 1912, uno scienziato californiano, J. A. Long, prelevò degli ovuli di topo e li mise in contatto con un seme della medesima specie; egli ritenne di osservare la congiunzione delle due cellule, rivelata dalla reazione specifica dell'uovo fecondato. Nel 1936 un altro studioso, Gregory Pincus, affermò di aver « visto », in condizioni similari, la fecondazione dell'uovo di ratto". In seguito il valore di queste esperienze doveva essere contestato, per diverse ragioni. In primo luogo, l'uovo vergine del mammifero presenta assai sovente — quand'è manipolato e sottoposto a condizioni anormali, come un mutamento di temperatura o pressione osmotica — del segni di attivazione (partenogenesi abortiva) che possono essere scambiati per fecondazione avvenuta; per di più, pare che, fra numerosi mammiferi, il seme fresco sia incapace di fecondare, dovendo subire — per raggiungere co desta attitudine — una sorta di « maturazione » funzionale negli organi interni della fem mina. Tenendo conto di que sto elemento nuovo, stabilito con assoluta sicurezza dalle ri cerche di Chang e di Austin nel 1951, Charles Thibault ottenne con la coniglia e la pecora delle fecondazioni in vitro, la cui certezza sembrò questa volta (1959) fuori di dubbio. Qualche anno prima (1948) Menkin e Rock affermarono di aver osservato in vitro lo fecondazione dell'ovulo umano; più recentemente, il me desimo risultato fu annuncia to da Landrum B. Shettles, ohe esibì anche delle fotografie. E' dunque da presumere che, per quanto riguarda la fecondazione in provetta, le esperienze dei ricercatori italiani non aggiungano nulla di assolutamente nuovo. Per quanto concerne la col tura dell'embrione animale, parecchi scienziati hanno ot tenuto successi per lo meno parziali... Meritano una atten zlone particolare le esperien ze di Jolly e di Lieure, che risalgono al 1936. Furono condotte su embrioni di circa nove giorni; sottratti all'utero con le dovute cautele, gli embrioni furono adagiati in una saliera colma di plasma liquido e coperta -con una lama di ve'ro. Il lutto fu messo in una stufa a temperatura adatta In queste condizioni, relati vamente facili, l'embrione continuò a svilupparsi «otto gli occhi defili studiosi, che ne | poterono seguire i progressi attraverso il coperchio trasparente. In 48 ore, si costituì un centro nervoso provvisto di cervello; apparvero un abbozzo d'occhi e di orecchie, delle masse muscolari, un cuore animato da movimenti ritmici, dei vasi contenenti un liquido sanguigno... Ma lo sviluppò dell'embrione in ambiente artificiale, quale che sia il mammifero usato per l'esperimento, non supera uncerto stadio ancor poco avanzato: dal terzo giorno dopo la posa in coltura, i battiti del cuore cominciano ad affievolirsi finché cessano del tutto... Più l'embrione cresce e la sua struttura diventa complessa, più arduo è sostituire l'artificio alla natura. La sopravvivenza in vitro — se non lo sviluppo — di un grosso feto di mammifero (vacca) è stata tuttavia ottenuta da J. André Thomas, grazie all'impiego di un ingegnoso apparecchio munito di cuore-polmone artificiale. Estratto dall'utero, il feto è subito collegato con l'apparecchio, che gli fornisce un liquido nutritivo e ossigenato, mantenendo 11 ritmo cardiaco a 85 pulsazioni al minuto. In questo modo è possibile prolungarne la vita di due o tre giorni. Per tornare all'esperimento che sta facendo tanto chiasso nel mondo, possiamo concludere, da un lato, che i ricercatori di Bologna hanno esteso alla specie umana una tecnica già provata con successo negli animali; dall'altro, che essi — a quanto pare — hanno ottenuto subito, sull'uomo, un risultato non ancora raggiunto nell'animale, e cioè la continuità dello sviluppo dopo la formazione della cellula fecondata fino allo stadio di embrione ben costituito Nel coniglio, nella cavia, ne1 topo si erano in realt-i osservati, in vitro, degli ab' o zi di crescita, non un'evoluzione continua a partire dagli eie menti riproduttori Certo, noi non siamo anco ra in grado di realizzare una •«gravidanza in provetta> com pietà, cioè a termine; ma è le cito, alla luce dell'esperimento |,di Bologna, considerare possibile l'impresa, con quanta soddisfazione comporterebbe per l'orgoglio della scienza e di malessere e disagio per la nostra sensibilità. La «gravidanza in provetta» metterebbe l'embrione umano alla mercè di tutte le audacie; lo abbandonerebbe alla tecnocrazia biologica. Potremmo far agire su di esso i molte plicl mezzi di cui la scienza dispone per modificare la struttura dell'uomo; potrem¬ mcfriotslvdsnlbcdducnccuetdovmrsPgsszetDItaHllllllilllllIIIIIIIIllllllllllllIIIIIIIIIIIllllIlllllllill mo mutare le sue caratteristiche ereditarie, il sesso, chissà, forse arriveremmo a migliorarne il cervello... E1 il caso di insistere sull'angoscia che in ogni individuo pensante suscita l'annuncio di un così smisurato potere dell'uomo sull'uomo? L'esperienza di Bologna dovrebbe avere per noi, Indipendentemente dalla sua portata scientifica, il valore di un mònito. Ci fa toccare con mano l'inquietante potenza della biologia, di cui non abbiamo chiara coscienza se non quando imbaldanzisce al punto da raggiungere il protoplasma umano; e ci-induce a chiederci se questo genere di imprese non dovrebbero essere in qualche modo sottoposte ad un controllo sociale e morale. Io non so sotto quale forma un simile controllo potrebbe essere esercitato senza ledere troppo gravemente i diritti della scienza, e conosco le obiezioni che si possono muovere alle misure tendenti a li mitarli; ma sento che non sarebbe morale, non sarebbe ac¬ cmsVcpCeArld6tm(rugpantazun I imiiimimiii nninimiiiiimii cettabile, che domani' ci sijmettesse nei laboratori a trastullarci con gli embrioni delVhomo sapiens, come oggi facciamo con quelli di rana, di pesce o di pollo. Jean Rostand Copyright del «Figaro Littéraire» e per l'Italia de « La Stampa ». Un produttore francese

Persone citate: André Thomas, Charles Thibault, Gregory Pincus, Jean Rostand

Luoghi citati: Austin, Bologna, Italia