E' morto Francesco Giordani

E' morto Francesco Giordani IT uno sscie**MÌato di Marna «Mondiale E' morto Francesco Giordani Aveva 64 anni - Soffriva di disturbi circolatori - Giovanissimo era docente di elettrochimica all'Università di Napoli - Di fondamentale importanza i suoi lavori sulla cellulosa, sulla termochimica degli ossidi del nichelio, sui fenomeni di corrosione - Era uno dei «tre saggi dell'Euratom», presidente del Consiglio nazionale delle ricerche Come lo ricordano allievi e collaboratori Roma, 24 gennaio. La notizia della morte di Francesco Giordani, se pur scontata per le condizioni di salute di lui che non davano più ormai alcuna speranza, turba profondamente chi, come me, ha avuto la ventura di essergli vicino in comunità di lavoro e per lunghi anni. Tralascio i ricordi della giovinezza della quale egli fu pure gran parte, come amico e collega carissimo di mio padre, come maestro nell'aula universitaria, come amico sapiente ed esperto, non solo nella difficile via della scienza, ma in quella ancor più difficile della vita. I ricordi in un'ora così triste si affollano tumultuosi aJla mente e fanno groppo al. cuore e tra questi i più cari: come quel biglietto affettuoso, con cui nel lontano 1936, egli, già Accademico, già presidente dell'Iri, ad appena quarant'anni, si congratulava con il « giovane collega, ed amico » per il suo primo lavoro scientifico. O come le luminose mattinate delle solennità festive allorché nel suo ampio studio di via Mezzocannone si riunivano, accanto ai suoi allievi ed assistenti dell'Istitu to chimico, gli antichi allievi, i colleghi di altri Istituti e gli amici, a porgere gli au guri ed erano accolti dalla sua solita grazia: da lui che aveva per tutti un sorriso, una parola intelligente di in coraggiamento per ii prò prlo lavoro, un pensiero scherzoso o affettuoso, sempre delicato. Quante volte, molti, troppi di noi, alle prese con una questione spinosa ricorrevano a lui ed a quella sua inesauribile abilità di rendere comprensibili e facili i problemi difficili, di sfrondare dalle molteplici, complicazioni accessorie l'elemento centrale di un problema, inquadrandolo come se egli ne avesse finito lo studio un'ora prima, con una precisione di linguaggio e con un riferimento preciso alla bibliografia più aggiornata, che lasciava sbigottiti. Ma di ciò molti, e molto meglio, potranno parlare e scrivere, allorché sarà possibile riordinare le idee ed i ricordi e rendere il doveroso tributo di omaggio, che almeno due generazioni di studiosi e di tecnici italiani devono a Francesco Giordani. A questi ricordi, di anni ormai lontani, altri e più recenti mi si affollano alla ménte quando passo a rievocare i quattro lunghi anni durante i quali di Giordani fui al fianco come collaboratore immediato. Non sospettavo, allorché fui chiamato da lui ed aiutarlo in quella, che è stata probabilmente l'ultima grossa fatica della sua vita — già stanco e minato dal male era quando fu chiamato per la seconda volta a reggere il Consiglio Nazionale delle Ricerche nel 1957 — quale inesauribile fonte di insegnamento fosse per schiudersi a me. E tralascio l'insegnamento tecnico o scientifico, ma voglio parlare dell' insegnamento umano e morale. Francesco Giordani traeva da suoi illustri antenati, rigidi magistrati, un senso profondo di quello che fosse f". dovere del cittadino verso lo Stato. Egli fu, accanto all'uomo di scienza, al maestro esemplare e geniale, un fedele, un grande servitore dello Stato. Il rispetto per la cosa pubblica, il sentimento di oculata ed intelligente amministrazione dei beni delia collettività, la difesa, gelosa della prerogativa e dèi diritti dello Stato contro l'usurpazione da qualunque parte venisse, il disinteresse assoluto, l'amore grande verso quelle cose che si potevano e-si dovevan. fare per la collettività, il senso generoso verso i collaboratori nella sua opera: sono questi i princìpi, che coloro che hanno avuto la "artuna di seguirlo nel quotidiano lavoro, hanno potuto apprendere non tanto dalla sua viva voce quanto dal suo esempio costante. A ciò aggiungasi la inesauribile pazienza, la infaticabilità nel lavoro, l'una e l'altra collegate da un senso di umanità grandissima, che lasciava talvolta perplessi. Allorché iniziammo il nostro lavoro, in due o tre locali messi a nostra disposizione dal Consiglio Nazionale delle Ricerche, non sapevo dove questo lavoro ci avrebbe portati, non intuivo che da quelle due o tre stanze sarebbe uscito, forgiato dalla mente chiara di Francesco Giordani, quel Comitato nazionale per le ricerche nucleari, che in pochi anni si è imposto in Italia e all'estero all'attenzione di quanti si occupano di questa materia. Il centro di Ispra, col primo reattore nucleare di ricerca, il laboratorio nazionale del sincrotrone di Frascati, la struttura semplice ed efficiente del nostro organismo nucleare governativo si devono all'opera infaticabile da lui compiuta esclusivamente per dotare l'Italia, anche in questo settore, di- uno strumento dégno di una nazione moderna. Felice Ippolito segretario del C.N.R.N. Le ultime ore Napoli, 24 gennaio. Francesco Giordani, sclen zlato di fama mondiale, è morto poco dopo mezzogiorno nel la sua casa di via Michelangelo Schipa. Al momento della fine — al le 12,20 — gli erano vicini' fratelli Carlo, ingegnere con direttore della Società Meridionale di Elettricità, e Mario, professore, titolare di chimica nell'Università di Roma, le co gnate e la sorella Elena. Il prof. Guido Bossa, direttore della Clinica medica universitaria, ha cosi fatto la storia della malattia che, ac centuatasi da oltre due anni, era ormai giunta nella fase più drammatica. « Il prof. Giordani — ha detto — fu colto da infarto miocardico alia fine dell'estate del '58, dopo aver sopportato in si lenzio, continuando imperturbabile 11 suo lavoro, 1 primi disturbi premonitori. Ripresosi dopo alcuni mesi, Giordani trascurò le norme mediche, dedicandosi con Immutata dedizione alla sua Università al Consiglio nazionale delle ricerche. «Purtroppo nell'ottobre scor so sopravvennero nuove manifestazioni di natura arteriosclerotlca. Due giorni fa un forte stato febbrile, forse dovuto a sopravvenuta encefalite acuta, ha piegato progressivamente la forte fibra di Francesco Giordani che si è spento mentre ero al suo capezzale ». Il prof. Francesco Giordani era nato nel 1896 a Napoli, dove compi 1 suoi studi, laurean dosi in chimica. Divenne In seguito assistente e libero- docente di elettrochimica nella facoltà di Ingegneria della stessa Università e nel 1923 conquistò la cattedra e procedette nella carriera. Nel 1952 il prof. Francesco Giordani veniva nominato preBidente' del Comitato nazionale per le ricerche nucleari — incarico da lui tenuto fino al luglio 1956 — e da tale epoca aveva inizio la sua vasta attività nel settore nucleare, E' stato capo della delegazione italiana alla conferenza internazionale per la utilizzazione pacifica dell'energia atomica, svoltasi a Ginevra nel 1956, e membro di delegazioni tecniche in numerosi congressi e presso vari enti Internazionali. Nel 1955 veniva chiamato a far parte! con altri sei esperti, della commissione dell'energia della Oece; successivamente entrava nel gruppo dei < tre saggi dell'Euratom», cosi definito per aver compilato, insieme' con 1 proff. Armand ed Etzel, una fondamentale reiasione sulle necessità dell'impiego dell'energia nucleare L'attività scientifica del professor Giordani fu principalmente volt* a problemi di chimica ed elettrochimica teorica ed applicata e di chimica Industriale e tecnologia chimica. Particolare importanza hanno i suol lavori su problemi inerenti alla produzione della cellulosa, sulla teoria di vari elettroliti, sulla mobilità degli ioni d'argento ed ossidrili in soluzioni acquose, sulla teoria della velocità delle reazioni chimiche, sulla termochimica degli ossidi superiori del nichelio, sulla chimica-fisica dei fenomeni di corrosione. Nel novembre 1956 il prof. Giordani fu nominato presidente del Consiglio nazionale delle ricerche Il prof. Francesco Giordani nel suo studio di Napoli (Tel.)

Luoghi citati: Frascati, Ginevra, Ispra, Italia, Napoli, Roma