Vuole ridiventare moglie di suo marito nove anni dopo l'annullamento delle nozze

Vuole ridiventare moglie di suo marito nove anni dopo l'annullamento delle nozze La richiesta respinta dalia Corte di Appello Vuole ridiventare moglie di suo marito nove anni dopo l'annullamento delle nozze Si erano lasciati nel 1950, l'uomo si era sposato con un'altra donna e da questa aveva avuto due figli - Un errore di procedura ha impedito alla prima moglie di veder accolta la sua pretesa Una donna torinese, dopo aver ottenuto che il suo matrimonio fosse sciolto, pentita, ha chiesto che nuovamente fosse dichiarato vàlido, ma non è riuscita nel suo intento per un errore di procedura. Si era sposata a Torino con rito cattolico il 1» settembre 1939. I coniugi vissero insieme gli anni della guerra, poi si accorsero dì non poter andare d'accordo e nel 1950 si accordarono per tornare liberi. Era il tempo in cui la Corte di appello di Torino veniva, impropriamente, chiamata la « mecca dei divorzi », perché seguiva una giurisprudenza che riconosceva esecutive in Italia le sentenze in materia matrimoniale che coniugi italiani riuscivano ad ottenere all'estero. Marito e moglie facevano dichiarare da un tribunale straniero (in Austria, in Romania, in Svizzera, in Jugoslavi!.) che era .nulla la trascrizione del loro matrimonio religioso sui registri di stato civile, e la Corto di appello torinese, In base a questa affermazione, ordinava ai municipio di annotare che 1 due coniugi tornavano liberi agli effetti civili ossia potevano contrarre ciascuno altre nozze civili, anche se perdurava indissolubile il vincolo religioso. Ricordiamo i casi, più che noti, di Mazzola, di Rossellini, della Pizzi. Sovente la nullità della trascrizione si otteneva facendo figurare che la moglie o 11 marito, prima delle nozze, era non sufficientemente capace dì Intendere e di volere. Anche i due coniugi (che ci limitiamo ad indicare con I nomi di battesimo, Lidia e Roberto) seguirono quella via ed ottennero quel risultato. Il 14 aprile 1950 il Tribunale di Capodistrin dichiarò nulla la trascrizione, la Corte di appello di Torino rese esecutiva quella sentenza il 6 giugno 1950. Roberto potè sposarsi con un'altra donna ed ebbe due figli. Dopo nove anni Lìdia volle di nuovo tornare la moglie di Roberto, anche se questi aveva una nuova famiglia, dicendo che la sentenza del Tribunale di Capodisfria era stata annullata dal Tribunale popolare superiore di Capodistria e che quindi non poteva considerarsi esecutiva In Italia, perché inesistente. Spiegò che aveva appreso la notizia per via consolare nell'aprile del 1959. Non avendo soldi per affrontare il giudizio si rivolse al gratuito patrocinio in data 2 dicembre 1959 ed infine iniziò causa il 24 marzo 1960 per mezzo del suo legale, l'avv. Colla. Naturalmente l'cx-marlto — patrocinato dall'avv. prof. Montel — si oppose alla sua richiesta: «Ma come? dopo nove anni ti fai 11M ] IM11 ! 111 f 1111 ! 111111111 ) 11 [ 111 viva e vuol rovinare una famiglia? ». Il pericolo era grave: l'attuale sua moglie non sarebbe più stata sua moglie, 1 Agli sarebbero diventati adulterini, quindi figli di madre nota e di padre ignoto. Ieri la Corte di appello — pres. Prato, cons. rei; Mallnverni — ha respinto però la richiesta precisando che per l'art. 325 del codice di procedura civile ella aveva | tempo 30 giorni per ricorrere con¬ tro la sentenza del 6 giugno 1950, e che per gli art. 326 e 395 c.p.c il termine era decorso dal giorno in cui era venuta in possesso della sentenza del Tribunale superiore di Capodistria. In causa Lidia si era limitata a dire d'essere stata avvertita nell'aprile del 1959: però essa si servi del documento soltanto nel dicembre successivo, quindi ben oltre l trenta giorni. Diversamente avrebbe avuto torte probabilità di tornare di nuovo la moglie di Roberto, anche contro la volontà dell'ex-marito.

Persone citate: Mazzola, Montel, Rossellini

Luoghi citati: Austria, Italia, Prato, Romania, Svizzera, Torino