I ribelli pronti a trattare con Parigi per una «leale e sincera autodecisione»

I ribelli pronti a trattare con Parigi per una «leale e sincera autodecisione» E\'prevalso nel governo provvisorio il punto di viete moderato I ribelli pronti a trattare con Parigi per una «leale e sincera autodecisione» Un documento ufficiale insiste sulla volontà di pace manifestata dai francesi con il «referendum»; ed afferma che la fine della guerra sarebbe ritardata se De Gaulle si ostinasse a voler impone unilateralmente all'Algeria uno statuto amministrativo gamento del principio dell'autodeterminazione, è destinato al fallimento: contribuisce soltanto a far continuare la guerra ». Respinta nel modo più categorico la possibilità di un potere esecutivo algerino creato dal governo francese, la dichiarazione del governo di Ferhat Abbas indica a quali condizioni può essere applicato il principio dell'autodeterminazione: « Queste condizioni potrebbero esser create attraverso un contributo delle Nazioni Unite. Potrebbero essere egualmente create attraverso le trattative fra le due parti ». Dall'esame di questo testo si può rilevare che il governo provvisorio, considerandosi legittimo rappresentante del popolo algerino, rifiuta quel « confronto con tutte le tendenze » che era stato preconizzato dal generale De Gaulle. E' un'esigenza che ostacola senza dubbio l'apertura immediata delle trattative, benché niente impedisca al governo francese di consultare anche i rappresentanti delle altre tendenze: dovrà farlo però separatamente, invece che ad una tavola rotonda. I nazionalisti algerini hanno sempre sostenuto che la soluzione della guerra non può esser trovata altro che attraverso il dialogo e, di preferenza, il dialogo diretto con la Francia, senza mediatori né intermediari. In seguito al fallimento di Melun, però, persuasi che le trattative erano diventate ormai impossibili, si rivolsero all'Onu e chiesero l'aiuto del paesi comunisti. Nessuno, in realtà, teme più di Ferhat Abbas l'intrusione del comunismo nel suo paese, ma prendendo quell'iniziativa il presidente del governo in esilio aveva tentato di inserire il problema algerino nell'Insieme della guerra fredda, sperando di trar profitto dal contrasti fra Est e Ovest e, magari, di provocare un ac cordo fra M»sca c Washington, dello stesso tipo di quello c.ìie si verificò all'epoca del canale di Suez, per imporre la fine della guerra alla Francia. Sembra però poco probabile che gli algerini abbiano mai fatto troppo assegnamento sulle Nazioni Unite e, in ogni caso, l'esperimento del Congo deve averli disillusi sulle possibilità che la pace arrivi dal Palazzo di vetro. E' tuttavia comprensibile che oggi il governo provvisorio algerino eoa tlnui a invocare « il contributo dell'Onu », ma tutto lascia credere che le sue preferenze vadano alle trattative dirette con la Francia. La volontà di pace espressa sponsabilità ufficiale. Il governo provvisorio della repubblica .algerina attribuisce inoltre una grande importanza all'eventualità di un incontro fra il generale De Gaulle e Ferhat Abbas. . Sandro Volta dal popolo francese 18 gennaio è infatti la garanzia che questa volta non si ripeterà il dialogo di sordi che fece fallire l'estate scorsa le conversazioni di Melun. Nella dichiarazione pubblicata stamani non se ne fa parola; però, in via confidenziale, il governo in esilio ha fatto sapere di preferire che la prima fase delle trattative sia segreta e che 1 rappresentanti della Francia abbiano ' un mandato preciso dal governò francese e non siano, cioè, emissari senza re¬ (Dal nostro corrispondente) Parigi, 16 gennaio. «H governo provvisorio della repubblica algerina, cosciente delle sue responsabilità, è pronto ad aprire le trattative col governo francese sulle condizioni d'una libera consultazione del popolo algerino»: questa dichiarazione, che conclude il lungo documento pubblicato stamani a Tunisi dal governo in esilio, dimostra che il punto di vista conciliante di Ferhat Abbas ha prevalso f}U quello più intransigente, sostenuto dal miniatro della Difesa, Belkacem Krlm, ' e da alcuni capi dell'esercito di liberazione nazionale. Sono infatti gli algerini che fanno il primo passo, perché Il governo francese non ha rilasciato ancora nessuna dichiarazione ufficiale in favore della ripresa dèlie trattative. Questo gesto di Ferhat Abbas viene interpretato con schietto ottimismo a Parigi, dove si considera che facilita un'eventuale iniziativa del generale Da Gaulle e la rende anzi inevitabile. La dlchiarazioiie algerina è preceduta, nel documento pubblicato stamani, da affermazioni che precisano a quali condizioni potranno venire aperte le trattative di pace. A proposito dei risultati che it referendum dell'8 gennaio ha avuto in Algeria, vi si afferma infatti che « nessuno oggi nega che il popolo algerino, applicando le parole d'ordine e le direttive del governo provvisorio della repubblica algerina, ha condannato la politica dello statuto imposto unilateralmente e si è pronunciato a favore d'una applicazione leale e sincera dell'autodeterminazione:». Il documento si riferisce poi alla recente dichiarazione dell'assemblea generale delle Nazioni Unite, per affermare che « gli avvenimenti e le manifestazioni che si sono sviluppati in Algeria dopo il 10 dicembre hanno contribuito a rafforzare nel mondo e nella stessa Francia la corrente per la pace negoziata in Algeria, attraverso una applicazione rapida del l'autodeterminazione, accorri' pagnata dalle garanzie legittimamente richieste dal popolo algerino >. Il governo in esilio insiste sul fatto che, col referendum, il popolo francese ha reclamato dal suol dirigenti una soluzione negoziata del problema algerino ed afferma che la pace verrebbe ancora ritardata se i dirigenti francesi non traessero conclusioni realistiche dagli ultimi avvenimenti e si ostinassero a voler imporre uno statuto unilaterale. « Questo tentativo di predeterminazione — è detto nel documento —:, che è un rinne¬

Persone citate: Belkacem Krlm, De Gaulle, Ferhat Abbas, Sandro Volta