Le riserve di caccia nelle località alpine

Le riserve di caccia nelle località alpine Le riserve di caccia nelle località alpine Diminuisce il numero dei selvatici di montagna In base all'articolo 67 della legge vigente, nella zona faunistica delle Alpi è data ai Comuni la facoltà di costituire in riserva di caccia tutto il territorio della circoscrizione del Comune, escluse le zone riservate ai privati, a condizione che la riserva sia ceduta in gestione alla rispettiva sezione della Federazione Italiana della Caccia. Li- stesso articolo accentua pure la nec ssità di conservare e sviluppare il patrimonio faunistico esistente. Non lieve malcontento per i cacciatori della pianura, provoca l'art. 65 della legge che prescrivendo che l'estensione complessiva delle bandite e delle riserve non deve superare il quinto del territorio utile alla caccia in ciascuna pro: vincia, nell'ultimo capoverso sancisce che le disposizioni suddette non si applicano alla zona delle Alpi, per cui i cacciatori del piano delle Provincie del Nord, esclusi dalle riserve Alpi od accettati in percentuale minima con esborso spesso di forti quote di ammissione, vedono ristretto 11 territorio loro concesso senza adeguata contropartita. E' opinione generale che, salvo rare eccezioni, le riserve comunali Alpi non abbiano (Caccia di montagna come era ■ ti 1i 1 1 11 : il t u il 7 i i il r rial lorrioln tn. migliorato la situazione dellanelle intenzioni del legislato re. In molte di esse a causa della scarra e spesso inesistente sorveglianza, continua impunito il bracconaggio e la selvaggina diminuisce. Questa situazione di regresso della fauna alpina si verifica purtroppo anche nelle zone aperte alla libera caccia. Epidemie gravi assalgono special mente le coturnici e ne viene in parte data la causa ai pastori che salgono dal piano con conigli ohe vanno sogg svariate malattie che si attac cano violentemente al selvati co che molto spesso è costret- pecore. capre, pollame eigli che vanni» soggetti a 1 vonfc"lche"sparando"a™pallet- I * r _ ■ to a cercare pastura nelle vicinanze delle baite infette. Riserve sorvegliate e rispettose dell'igiene non vanno esenti da analoghi inconvenienti. Il direttore della più grande riserva di montagna della provincia di Cuneo, studioso ed esperto del problema attribuisce il fatto oltre che alle sopra esposte ragioni, alla consanguineità, alla mancata eliminazione delle vecchie femmine sterili del fagiano di monte che assumono istinti maschili e combattono le giovani femmine, i loro nidi ed i loro piccoli. Tenendo presente che il ripopolamento con lanciate per il selvatico di montagna non è possibile, il miglioramento della situazione non si potrà ottenere che con più intensa sorveglianza, con una severa regolamentazione di giornate di caccia e di carniere, ma sopra ogni altra cosa è indispensabile la vigilanza. Per quanto riguarda il camoscio, studiosi e cacciatori seri propongono che venga abolita la caccia con l'uso dei panettoni che feriscono spesso senza fermarli parte degli appartenenti ad un branco che muoiono poi senza essere ritrovati o restano permanen- ! temonte muUiati. Accade so- a e o toni in un gruppo si feriscano quasi tutti i suoi componenti^enza fermarne alcuno e molti capi muoiono in se guito lentamente per le ferite riportate. La provincia di Torino si è già messa su questa strada fin dalla stagione venatoria del 1960 facendo divieto di usare munizioni spezzate per la caccia al camoscio. Si trat ta di un provvedimento alta-e mente sportivo e non sono po cni ' cacciatori benpe-óant anti delle altre Provincie ad invocare analogo divieto per le loro zone. g. m

Luoghi citati: Cuneo, Torino