Incendio alla Ceal: danni per due miliardi

Incendio alla Ceal: danni per due miliardi la colonna di fumo, alta 300 metri, si vedeva da tutta la città Incendio alla Ceal: danni per due miliardi Alle 3 di notte un sorvegliante scopre il sinistro; prigioniero delle fiamme, si getta da una finestra del primo piano: lievi ferite - Accorrono oltre cento pompieri - Lotta disperata con l'aiuto di squadre di operai per circoscrivere il disastro - Crolli, esplosioni, fiamme alte quìndici metri Due vigili e due operai all'ospedale per ustioni - Distrutti i reparti tessitura e vulcanizzazione, i magazzini rayon e gomme finite - La produzione sospesa sino a febbraio - Le maestranze non perderanno il salario - Interviste con il capo dei pompieri e il vice-presidente della società Alle 3,25 di ieri mattina il sorvegliante Francesco Ghlone di 56 anni, iniziava il giro d'ispezione nell'interno dello stabilimento Ceat di via Leoncavallo. D'improvviso sentiva un acuto odore dì bruciato. Saliva al primo plano dell'edificio che dà in via Terneugo e spalancava la porta del reparto vulcanizzazione. •* Una co¬ sa impressionante — dirà più tardi —; me la ricorderò finché campo. Aperta la porta, sono stato investito da un mare di fuoco. Ho fatto un salto all'indietro, semi-accecato. Barcollando ho raggiunto un telefono interno e ho chiamato la squadra di sorveglianza. Ho avuto appena il tempo di dare l'allarme. Il fumo e le ! ! fiamme mi hanno circondato. Ho preso un estintore e l'ho messo in azione. Ma era inutile. Ho cominciato a tossire, non capivo più niente... Con tm pugno ho rotto il vetro della finestra più vicina e mi sono buttato nel vuoto. Fortunatamente non mi sono fatto male: solo qualche ustione ed escoriazione. Ma so. tardavo a buttarmi anche di soli dieci secondi, sarei morto bruciato... ». Accorrevano undici distaccamenti di vigili del fuoco, dieci della caserma di corso Regina Margherita e uno della caserma del Lingotto: in tutto oltre cento pompieri con il comandante ing Carlo Malagamba. L'opera di spegnimento si rivelava di una difficoltà tremenda. L'incendio era in pieno sviluppo e prorompeva con una violenza terrorizzante: le fiamme stavano divorando lo sta. bilimenlo su un fronte- di 50 me. tri in via Bioglio e di 70 in via Ternengo. Lingue di fuoco lunghe dieci o quindici metri uscivano dallo finestre, con sordo rumore, simile a quello di un fiume che straripa. 11 calore era intensissimo e non era possibile avvicinarsi a più di 25-30 metri di distanza: via Ternengo era rico perta da una spessa crosta di ghiaccio. Nel giro di pochi mi nuti il ghiaccio si scioglieva e la strada si trasformava in un'unica pozzanghera. AI calore s'aggiungevano il fumo, denso, acre, ro, che mozzava il fiato e impediva la visibilità ai pompieri; puzzo ammorbante di gomma bruciata. Mentre la polizia (agenti al coniando del dott. Sgarra e carabinieri guidati dal tenente Marino) provvedeva a respingere la folla che nonostante l'ora notturna già s'ammassava nei pressi dello stabilimento e a bloccare le vie Te.rnengo, Bioglio. Leoncavallo e Aosta, i pompieri si lanciavano all'assalto dell'incendio E' esatto dire assalto: infatti in un primo tempo i vigili dovevano indietreggiare, ricacciati dalla furia delle fiamme e dal fumo che provocava un principio di asfissia in alcuni di essi Ma presto ritornavano sotto e stavolta, incuranti dei crolli e del dilagare continuo del sinistro, riuscivano a sistemare ie lance e iniziavano la durissima battaglia. Obbiettivo: fermare le fiamme e impedire la distruzione totale dello stabili- intento. Lo scopo poteva dirsi rag giunto soltanto alle 9, dopo cste inuante e pericoloso lavoro, | Intanto con enorme schianto, iiiiinitiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiitttiiifiiiiiiiiiiiiiitiuiiin paragonabile all'esplosione di una bomba, era crollato tutto l'angolo dell'edificio posto fra via Ternengo e via Bioglio. Grandi fenditure si aprivano nei muri perimetrali come fossero di cartone e le travi di cemento si piegavano e si spezzavano tra nugoli di faville rinnovali guizzi di fiamme. Al6 arrivavano gli operai che già di lontano, allarmati e sbigottiti, avevano scorto elevarsi nel cielo una colonna gigantesca di fumo alta due o trecento metri. Tutti gli operai, con generoso slancio, si offrivano di aiutare i vigili del fuoco: ma tutti non potevano entrare. Veniva scelta cosi una squadra ristretta che animosamente si adoperava a salvare i prodotti non ancora danneggiati. Si assisteva allo spettacolo insolito di decine e decine di pneumatici che uscivano come proiettili dalle finestre e cadevano in istrada rimbalzando e'rotolando a distanza. Fra gli operai lavorava anche ti vice-presidente della società, avvocato Ricciardi che era accorso nel giro di un quarto d'ora. Alle 9 l'incendio era circoscritto, ma non domato. La lotta contro il fuoco durava tutta la mattinata e il pomeriggio: due pompieri, Carlo Giargia di 40 anni e Giacomo Chicco di 50, riportavano ustioni; due operai erano colpiti da asfissia, Marco Calcagno di 32 anni e Giorgio Cavina di 33 1 quattro — assieme al custode uiiimiiiiiiiiiiiiiiiiitmiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiitiiii Ghione — venivano accompagnati al vicino istituto Maria Adelaide. Il Giargia se la caverà in una ventina di giorni, gli altri in una settimana. Alle 18 abbiamo potuto avvicinare il comandante dei pompieri ing. Malagamba. ■— L'incendio può considerarsi spento, a quest'ora" — No. Esistono ancora alleimi pericolosi focolai. Continueremo l'opera per l'intera notte. Eiomanl all'alba ritengo che ogni, pericolo sarà scongiurato. — Quali sistemi avete adoperato? — Qualsiasi mezzo a nostra disposizione. Il sinistro era. veramente di proporzioni insolite, Basti pensare che stamattina buttavamo sul rogo un milione* e mezzo di litri d'acqua all'ora. Ed era una quantità appena sufflcFente. — Le cause? — Non sono in grado, di pronunciarmi. Sembrerebbe "un corto circuito sviluppatosi al primo piano. Ma per ora si tralci» di una semplice; supposizione. Solo quando l'incendio sarà completamente domato, potremo indagare sulle cause. • Nel tardo pomeriggio, si è riunita la presidenza dell|a società: partecipavano' il presi/dente ing. Virginio Tedeschi, il vice presidente avv. Ricciardi, l'ifng. Migneco direttore della Ceat Gomme e il dr. Alberto Bruni Tedeschi, amministratore delegato. Al termine della riunione alibiamo avu¬ iiiiiiiiiiiiiii illuni iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii to un colloquio con l'aw. Ricciardi. — E' stato già fatto un bilancio dei danni? — Un bilancio vero e proprio no. Comunque si presume che l'ammontare dei danni, tra edificio, macchinari, prodotti finiti e materia da lavorare, sia di circa due miliardi. Non escludo però che la cifra possa aumentare anche considerevolmente dopo l'inventario. Sono andati distrutti il reparto tessitura, il magazzino del rayon, 11 reparto vulcanizzazione e grossi depositi di gomme ultimate e pronte per la consegna. — E la situazione delle maestranze ? — Voglio anzitutto rivolgere un caldo elogio a tutti i 1200 dipendenti che si sono offerti ad aiutare i pompieri e a salvare il salvabile: meritano un encomio per il coraggio e la generosità che hanno dimostrato in una situazione pericolosa e drammatica. Preciso che gli operai non perderanno una lira. Continueranno a venire nello stabilimento e contribuiranno, per quel che competerà loro, all'opera di rimozione e di riassestamento del materiale e dei macchinari. — Quando si potrà riprendere un'attività produttiva? — I lavori per l'abbattimento delle macerie e la ricostruzione della parte dell'edificio che è crollata avranno inizio lunedi. Contiamo di riprendere l'attività ai primi di febbraio. iiiiiiiiiiiini iiiiiiliiiiilillliiliiiiiiilliillllilll Cosi si presentano i reparti dopo il rovinoso rogo imperversato per tutto il giorno. Un attimo drammatico: crolla uno dei muri perimetrali dello stabilimento

Luoghi citati: Aosta, Bioglio