In terra e in cielo, storie di neologismi

In terra e in cielo, storie di neologismi IvA LINGUA PUR A 1$ IMPURA - In terra e in cielo, storie di neologismi Se ne conoscono di azzeccati?, si mi che perirono in breve; altri, veri impiastri, non ci lasciano più ■ Dipende dall'irragionevole fortuna Ogni volta che la Lingua licenzia una parola nuova, le ; sospira dietro 11 «purché du- i ri! » della mamma di Napoleone. Il punto, per i neologismi, non è infatti di piacere ma di conservarsi; il che dipende da un complesso di ragioni che tutte Insieme non operano quanto l'irragionevole fortuna. Se ne conoscono di azzeccatissimi che perirono in breve volger di mesi; altri, veri impiastri, esecrati fin da principio, non ci lasciano più. Senza pertanto entrare in pronostici sul loro futuro, diremo qualcosa dei seguenti. S'usa da certe madri anche dell'Italia settentrionale il de verbale Filarino per denotare quelle prime bave d'amore che intercedono fra giovanissimi. * La mia ha un filarino con il tale » La matrice è il verbo Filare, che fra tanti sensi ne ha preso uno anche amoroso I (forse per ellissi dall'espressione francese «filare il per ifetto amore»), non però registrato dai dizionari classici Questo filarino qui, nome di cosa, è altro dal Filarino ricordato dal Fanzini come voce bolognese per Amoroso, Vagheggino, e certo non riconosce l'origine dal mesto, autar chico Filare con cui a Genova anche dicesi l'Attendere un | marito che non viene e per iderne la speranza: la tale hn |messo gli speroni, fila oramai! Sempre lieto, sempre a due, lesso porta una pletruzza al costruendo edificio d'un equivalente italiano del difficilissimo flirt. Il regista Fellini, che ha mano felice nell'incidere nella lingua nuova (si pensi ai « Vitelloni » e al «Bidone»), ha ottimamente battezzato l'impronto fotoreporter della «Dolce Vita » col nome di Paperazzo; è « un paperajr.ro», «sono tanti paperazzi », si comincia a sentir dire dalla gente cinematograficamente aggiornata per indicare le truppe d'assalto fotografiche. Nome visivo in quanto richiama lo spregiativo di Papero, qualcuno anche lo scrive; ma soltanto quando avrà ripudiato maiuscola e virgolette, potrà veramente dirsi una parola nuova, al pari di donchisciotte, dongiovanni e tartarino. Né vale dire che la perpetua carica di questi nomi procede dalla fortuna immortale dei corrispondenti capolavori letterari: perché tutti dicono sciovinista e pochi lo sanno derivare dal francese Nicola Chauvin, soldato della Repubblica e dell'Impero, fanatico patriota; tutti dicono calepino ignorando perfettamente il lessicografo Ambrogio da Caleplo. Può bene svanire il ricordo di quel film e rimanere paperazzo. Lo stesso vale per un altro fortu nato nome cinematografico, Kosemarie. che per ora dlpin ge come non si potrebbe me-glio una specie particolare dldonne facili. j è tutto delle piante e vale, Itransitivamente: togliere la 1vetta; intransitivamente: crolllarsl nella vetta. Possono per i figura svettare anche le attri- Chi vivrà vedrà; ma come s'è detto, non tanto l'estro, la trovata, conservano la parola nuova sotto sale, quanto la grigia necessità e talvolta lo stesso fascino del brutto. Gallerista per Chi gestisce una galleria d'arte, non ha niente di bello; eppure afferra nel solido di quella nuova e fiorente professione. E con le complicazioni della guerra moderna, una volta attecchito Paracadutare, non si vede perché non potrebbe avvenire lo stesso delle sfumature Paraca dutizzarc e Paracadutizzazione, Deparacadutizzare e Deparacadutizzazione recentemente venuteci di Francia attraverso la guerra d'Algeria. Con qualche indulgenza si possono considerare neologismi anche due spropositi oggi molto in voga. Il primo è il pomposo verbo Traslare per Trasportare, che s'usa dai latineggianti che non sanno il latino e se ne foggiano uno a proprio consumo (translo, translare). La derivazione è da translatu?n, participio passato di transfero, transferre; dunque abbiano pazienza di metterci una sillaba di più: Traslatare. L'altro marrone è di dare al verbo Svettare il senso di Spiccare (la tale attrice svetta fra le altre); dove quel verbo ci: ma per tremore, quando non sanno la parte. Camp, franco per ! conlatori di neologismi sono le conquiste spaziali e le lucubra rioni della fairascierva. Qui la pedanteria, a corto di precedenti, non ha molto da dire SI possono tutt'al più" registrare le oscillazioni di alcune forme, come ha fatto Mario Medici in « Lingua Nostra » Per gli abitanti di Marte, sebbene il Salgari usi iraniani la forma più accetta è Marziani. Quelli della Luna si possono dire Seleniti (Luciano) Lunari (Luigi Settembrini) e Limatici: ancora si deve scegliere. In quanto al Sole, sarà bene trovarlo disabitato, perché né Solei né Solatìi né Elioti appagano l'orecchio. La forma introdotta da Verne per l'abitante di Giove, Gioviano, ha prevalso sulla galileiana Gioviale. Sugli altri corpi celesti è quasi un perfetto accordo: Ufercitriani Siriani Plutoniani Uraniani Saturniani (anche Saturnini); per la Terra meglio Terrestri che Terricoli (proprio di animali che vivono In terra). Resta da digerire il crudo francesismo Venusiani per abitanti di Venere. Ma considerato il tanto che 1 nostri vicini hanno fatto e fanno per l'amore, ci par giusto che siano loro a battezzare la popolazione del c bel pianeta che ad amar conforta ». Leo Pestelli

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