Il Negus scagiona il figlio permangono molti dubbi

Il Negus scagiona il figlio permangono molti dubbi md Addis Abeba gli ultimi nuclei ribelli Il Negus scagiona il figlio permangono molti dubbi La rivolta è stata soffocata dall'intervento delle troppe corazzate - Quando Hailè è atterrato nella capitale, già erfr ripristinato l'ordine e il principe ereditario lo attendeva all'aeroporto - Vi sono stati molti morti, diversi capi della sommossasi sono suicidati e ras Immirù è in prigione • Ma le notizie sull'origine della congiura sono confuse Nostro servizio particolare t.ibuti, lunedi mattina. Il colpo di stato « progressista» contro il regime dell'imperatore Hailè Selassiè è stato stroncato nel sangue. Dopo trentasei ore di accaniti combattimenti nelle vie di Addis Abeba,' i rlbeUi sono stati sterminati o costretti alla fuga. Ieri sera pochi nuclei isolati resistevano ancora alla estrema periferia della città, ma probabilmente essi sono stati liquidati nel corso della notte. La capitale reca i segni evidenti dell'accanitissima lotta fra gli elementi ribelli della guardia imperiale e le truppe rimaste fedeli a Selassiè. Il largo impiego di cannoni anticarro, mezzi corazzati e mitragliatrici hu lasciato tracce visibili su molti edifici, dal palazzo imperlale alla caserma della «'Guardia», del circolo «Adua» al teatro «Hailè Selassiè», dalla sede dell'« llsis » (colpita da due granate e da raffiche di mitragliatrici) a quella della commissione economica dell'Orni, che ha avuto tutti 1 vetri frantumati e le porte sforacchiate dalle pallottole. Sul numero delle vittime dei combattimenti durati, come si è dotto, un giorno è mezzo non è possibile avere informazioni né ufficiali né ufficiose. Il capo dello Stato maggiore imperiale, generale Merid Mangascià, (il quale in assenza dell'imperatore aveva assunto il comando delle operazioni contro i ribelli) si è limitato a dichiarare alla radio che «gli elementi della Guardia imperiale, i quali avevano respinto l'intimazione di arrendersi sono stati sterminati ».• I morti fra la popolazione civile debbono essere parecchi perché tanto 1 « progressisti », nelle quarantotto ore in cui.hanno controllato la capitale, quanto le autorità legittime hanno deplorato le « vittime innocenti » delle sparatorie. Ieri per la prima volta dopo cinque giorni Addis Abeba ha vissuto una giornata calma. All'alba ima processione di profughi ha cominciato a rientrare nella città frettolosamente abbandonata. L'imperatore è ritornato a palazzo e per il momento non ha fatto pubbliche dichiarazioni sui tragici eventi. Pare che ad eccezione di un francese, rimasto ucciso da una pallottola vagante, nessun straniero sia rimasto vittima dei conflitti. Risulta che nessuno di loro è stato molestato: i più comunque avevano trovato rifugio nelle rispettive ambasciate. Pattuglie dell'esercito bloccano tuttora il traffico per un vasto raggio attorno al palazzo imperiale, che fu l'ultima roccaforte dei ribelli. Non è quindi possibile sapere con esattezza quali danni l'edificio abbia riportato. Sembra che la vicina caserma della guardia imperiale sia stata parzialmente diroccata da un bombardamento aereo e da un furioso cannoneggiamento. Anche altri centri di resistenza sono stati spezzonati dall'aviazione durante la repressione della rivolta. L'imperatrice, il principe ereditario e gli altri membri della famiglia imperiale « sono stati liberati dai rivoluzionari quando questi hanno capito clie la partita era ormai perduta». Cosi annuncia un comunicato ufficiale, ma sulla parte avuta da Asia Wossen, principe ereditario, sulla tragica sommossa permane una giustificata perplessità. Vive inquietudini si nutrono sulla sorte di una trentina di alti dignitari e membri del governo legittimo. Secondo voci raccolte in vari ambienti pare che i ribelli abbiano ucciso il ministro della Difesa, « ras » Abebe Arigei, il ministro del Commercio, Makonnen Haptaewomd, il sottosegretario agli Csteri, Blata Davit, e il vice-ministro per le Informazioni, « ras » Seium. All'ambasciata britannica risulterebbe che l'organizzatore della rivolta, Mulugheta Bulli, e il capo della polizia, di cui non si conosce il nome, sono stati ritrovati cadaveri, uccisi a colpi di rivoltella. Si suppone che essi si siano suicidati. In combattiménto, oppure dopo la cattura, sono stati uccisi altri due capi ribelli: il generale Tsigue Dibu e il generale Gucrmamo YVendaflash. Itas Immilli, cugino di Selassiè, cx-ambasciatore in India e in, Russia il quale aveva accettato di presiedere il governo dei cosidetti « progressisti », è stato catturato e messo in carcere, tu paio di altri capi rivoluzionari sono fuggiti a bordo di un reattore probabilmente in direzione del Sudan. L'opera di repressione del movimento sedizioso, è stata diretta dal generale Genrou, il quale con le forze corazzata rimastegli fedeli iniziava nelle prime ore del pomeriggio di giovedì un attacco in grande stile contro l'aeroporto e contro la caserma della guardia imperiale. Poche ora dopo si affiancavano ai reparti corazzati due reggimenti della prima divisione di fanteria dislocati nei dintorni della Capitale. La Radio di Addis Abeba, che era stata assai parca di notizie sul col¬ po di Stato, sospendeva le trasmissioni. Mentre 1 combattimenti infuriavano, l'Imperatore (che, come è noto, al momento del colpo dì Stato si trovava in Brasile), giungeva in aereo all'Asinara, dove la situazione era assolutamente calma. Accolto con entusiasmo dagli abitanti, il sovrano si incontrava con 11 genero Abye Abebe, governatore dell'Eritrea, ed esaminava con le altre autorità,l'evoluzione della situazione nella Capitale. Sabato pomeriggio, la sorte del ribelli era ormai segnata e l'Imperatore partiva dall'Asinara per la Capitale a bordo di un apparecchio delle Linee aeree etiopiche preceduto da due « Dakota » carichi d'armati e scortato da un caccia. Nel frattempo 1 rivoltosi erano già stati sloggiati dall'aeroporto di Addis Abeba. Qui Selassiè riuniva a rapporto il generale Mangascià, il generale di divisione Genrou e il generale Abebe impartendo loro direttive per il definitivo ristabilimento dell'ordine. Foco dopo giungeva sul campo d'aviazione 11 principe ereditario Asfa Wossen» La Radio d lAddls Abeba, in mano ai rivoltosi, aveva diffuso un suo preteso messaggio nel quale si diceva tra l'altro: « Il nostro popolo ha aspettato per lungo tempo con pazienza nella speranza di essere un giorno libero dall'oppressione, dalla miseria e dall'ignoranza. Il momento è venuto di abolire un regime feudale che dura da tremila anni ». Queste dichiarazioni suscitarono notevole sorpresa nelle grandi capitali, sebbene non si ignorasse che tra l'Imperatore e il principe •esistessero dissensi di carattere politico. Tuttavia si affacciava il sospetto che Asfa Wossen fosse stato costretto con la forza a pronunziarsi in favore dei riv.oluzionari. Questa tesi viene óra avvalorata dal contegno e dalle dichiarazioni di Ailé Selassiè, che fin dal primo momento, quando era ancora in Brasile, aveva accolto le notizie della rivolta con dignitosa calma ed aveva escluso la possibilità di un tradimento arai figlio. L'incontro di Selassiè con il primogenito è stato cordiale ce non affettuoso. Ancora ieri il « re del re » ha riba- dito di escludere «ogni colpa» del principe nei tragici avvenimenti dei giorni scorsi. Tuttavia vi è chi rileva che fra « colpa » e « responsabilità » possono esservi parecchie sfumature. Del resto bisogna considerare che Ailè Selassiè ha ormai sessantotto unni e che forse egli non vuole mettere a repentaglio le sorti della dinastia accusando il Aglio, suo legittimo erede. Questo stato d'animo dell'imperatore sembra rivelato anche da una dichiarazio- ne da lui fatta all'Asinara prima di rientrare nella capitale. Rgli aveva detto: «Se vi sono dei malcontenti per l'attività svolta dal mio governo, io sono disposto ad ascoltarli ». In un certo senso egli riconosceva quindi l'esistenza di un fermento, in una certa misura giustificato, in seno alla popolazione. b. r. Il Negus, durante una manifestazione popo'are, al baloone del palazzo imperiale di Addis Abeba, attorno al quale si è svolta in questi giorni un'aspra lotta