Pupetta Moresca e la «nuova camorra» dinanzi ai giudici d'appello di Napoli

Pupetta Moresca e la «nuova camorra» dinanzi ai giudici d'appello di Napoli Pupetta Moresca e la «nuova camorra» dinanzi ai giudici d'appello di Napoli Sul banco degli imputati, oltre alla giovane e bella vedova omicida, c'è anche Gaetano Orlando, il sicario che le assassinò il marito - Ancora latitante il fratello di «Pupetta», ma forse si costituirà o nell'udienza di oggi o nei prossimi giorni Dal nostro corrispondente Napoli, lunedì mattina. E' cominciato stamane, innanzi alla sezione delle Assise d'Appello, presieduta dal consigliere di Cassazione dottor Emanuele Montefusco, (Pubblico Ministero è il dottor Vittorio Valentino) il giudizio di secondo grado contro Assunta Maresca («Pupetta»), suo fratello Ciro e Gaetano Orlando (« Tanino 'e bastimento ») imputati di tutta quella serie di delitti che hanno fatto chiamare questa clamorosa e complessa vicenda « il processo alla n'iova camorra». La «vecchia camorra» era quella che ebbe il suo massimo episodio' nel processo Cuocolo, dopo di che fortunatamente illanguidì e parve sparire, benché, in realtà, le profonde anche se invisibili radici sociali del fenomeno fossero 'rimaste intatte. La «nuova» è quella sorta nel secon do dopoguerra, con uomini e sistemi assai più brutali, da fare rimpiangere (se ciò fosse possibile) la «onorata società» di «Erricone», di («don' Ciro Vittozzi», del «professor Rapi» e degli altri tipi e macchiette rivelate dal processone di Viterbo. E ciò anche perché la vecchia camorra, pur avendo le sue basi economiche nei più loschi traffici, non colpiva, come fa invece l'attuale, 1 legittimi interessi della cittadinanza con 1 suol tentacoli avvinghiaci i più popolari consumi, quelli alimentari, attraverso i mercati del latte, delle carni e dei prodotti ortofrutticoli, nel quale ultimo settore deve appunto inserirsi la lotta tra Pasquale Simonetti (tPascalone 'e Nola»), astro nascente del racket, e Antonio Esposito (« Totonno 'e Pomigliano»: da Pomigliano d'Arco, il suo paese) che del commercio di frutta, verdura e ortaggi era un dominatore, all'epoca dei fatti. Il tutto accadde nel 1955 in Napoli, al corso Novara, che è il quartier generale dei commissionari ' e grossisti in quel ramo commerciale. Il 16 luglio Gaetano Orlando, un giovane poco più che ventenne, uccìse a colpi di pistola Pasquale Simonetti, costituendosi dieci giorno dopo al bivio di Mugnano, una località ove comincia il territorio del comune di Napoli. Il 4 ottobre « Pupetta », convinta che l'Orlando, non avendo ragioni proprie di rancore contro suo marito, avesse agito su mandato dell'Esposito, si recò al corso Novara, in un'auto da noleggio guidata dal proprietario Achille Vistocco. Era con lei il fratello Ciro, che doveva ritornare in collegio ove frequentava il liceo. < Pupetta » chiamò con un pretesto l'Esposito, che si trovava in un bar, e lo attese fuo ri nella macchina. Quando l'altro uscì, venne crivellato di colpi, con la tecnica in uso in taluni quartieri di Chicago lasciato morto sulla via. Chi sparò? «Pupetta» e il fratello, secondo gli accertamenti dell'istruttoria. In realtà — e il dubbio è riflesso nei documenti giudiziari e nelle perizie balistiche — a sparare furono almeno quattro pistole. Ma « Pupetta » — che ha sempre sostenuto la completa innocenza del fratello Ciro — si addossò intera la colpa quando, pochi giorni dopo, fu rintracciata e tratta in arresto in una casa di contadini sui Monti Lattari. Nel primo processo, cominciato il 31 marzo dell'anno scorso e conclusosi il 16 maggio, Ciro fu latitante. Lo è tuttora, benché sia diffuso 11 convincimento che questa volta si costituirà. Il P.M. dott. Antonio de Francisci chiese l'ergastolo per Gaetano Orlando, perché — secondo l'accusa — aveva agito con premeditazione e per un < motivo abbietto » (allo scopo di far conseguire all'Esposito il predominio nel mercato ortofrutticolo), trent'anni per < Pupetta » e venti per Ciro. La Corte, presieduta dal dott. Luigi Peluso, ritenne, sì, che l'Orlando avesse ucciso con le due aggravanti indicate dall'accusa, ma gli concesse il beneficio delle «attenuanti generiche », e ciò valse a fare ridurre a soli trent'annl la pena. « Pupetta » ebbe diciotto anni, e dodici 11 fratello. In favore della giovane vedova giocarono due attenuanti: le «generiche» e la1 « provocazione » essendo stato accertato che Antonio Esposito le s'avvicinò con gesti e frasi -di scherno; il fratello si avvantaggiò non solo di quelle sue stesse attenuanti, ma di una terza: la < minore età ». Il pubblico ministero si appellò contro la concessione delle «attenuanti generiche» a Gaetano Orlando e agli altri due imputati, e della < provocazione > ai due fratelli Maresca (< Pupetta » e Ciw>),Anche i tre condannati presentarono appello, chiedendo l'Orlando la «legittima difesa» (perché sosteneva di avere sparato in quanto « Pascalone » lo .minacciò), e «Pupetta» non solo la c legittima difesa» (l'Esposito l'avrebbe insultata facendo il gesto d'impugnare la pistola) ma anche il < beneficio del vizio parziale di mente», per la tossicosi gravidica (ella atten deva, allora, l'unico suo bambino, il figlio di < Pascalone », poi nato In carcere) che spera so incide sulle condizioni psi chlche della donna. I due, inoltre, avrebbero desiderato anche l'attenuante dei « motivi altamente morali e sociali » avendo agito — se di omicidio li si poteva accusare — per vendicare la morte di un uomo che era rispettivamente marito e cognato. Un fatto essenziale va detto per l'aspetto più interessante di questo processo, cioè il fenomeno della « nuova camorra » che della vicenda è la premessa e la protagonista invisibile. Dalle moltissime udienze-fiume ben poco traspare su quel particolare mondo in cui sono nati i delitti tuttora al vaglio dei giudici. Nella sentenza — lunga 424 facciate — stesa dal presidente Luigi Pe luso, vi è un brano ove si narra l'uccisione di Antonio Espo sito. « L'Esposito — osserva il magistrato — rimase, in un ba¬ leno, stretto da un cerchio di fuoco tale da inibirgli ogni mo vimento tutile ad evadere, nè fu trascurata, nell' organizzazione del delitto, la possibilità dell'unica via di scampo e cioè la fuga verso via Palermo, te nuta anch'essa sotto il controllo delle armi avversarie. Non vi è dubbio che la sorte dell'Esposito fosse stata previamente e infallibilmente segnata attraverso un piano di organizzazione particolarmente e scrupolosamente meditato: tutto fu disposto perché la preda non sfuggisse, né mancò il più congruo apprestamento di mezzi, l'oculata scelta degli aggressori, lo studio dei compiti a ciascuno affidati, l'opportuna dislocazione di essi sulla scena del delitto, il sincronismo di una esecuzione fulminea e disorientatrice, il callido adescamento della vittima perché — ignara del suo fato — accedesse nel raggio di azione della trappola di fuoco: la preordinazione di un sistema che assicurasse ai Maresca la ritirata e, successivamente, la irreperibilità». Chi furono coloro che organizzarono la « trappola di fuoco» e vi presero parte? Mistero. Nessuno è riuscito a conoscere tutti i nomi dei partecipanti alla «mattanza». Ecco perché, nella sua requisitoria in aula, il P. M. osservò che « molti dei cooperatori anche materiali di questa catena di delitti sono rimasti purtroppo impuniti ». E nell'appello contro la prima sentenza, ritenuta troppo mite, lo stesso P. M., tra l'altro, parla delle « vie tortuose e sotterranee nel mondo della malavita » e dei « biechi personaggi sulla scena » che « mal trapelarono o trapeleranno ». Fra gli avvocati di questa seconda edizione del processo, ve ne sono tre nuovi: Francesco Carneluttl, Francesco Saverio, Siniscalchi e Nicandro Siravo (già primo presidente della Corte d'Appello di Napoli, oggi in pensione) tutti aggiuntisi alla schiera del difensori di « Pupetta» e di suo fratello Ciro. _ _ c. g.

Luoghi citati: Chicago, Napoli, Viterbo