Isole deserte, battute finora grotte, brughiere della costa invano nella caccia agli evasi

Isole deserte, battute finora grotte, brughiere della costa invano nella caccia agli evasi NON UNA SOIA TRACCIA DEGLI ERGASTOLANI FUGGITI DA SANTO STEFANO Isole deserte, battute finora grotte, brughiere della costa invano nella caccia agli evasi Lo spiegamento di forze è imponente: i tremila fra carabinieri e agenti hanno a disposizione elicotteri, mezzi navali leggeri, cani poliziotti v.Prqsegpe llnehiesta -condotta dal generale Gao Pinna - Nessuna ipotesi viene scartata;- ma la più attendate è elfo Lucidi e Fiermartino siano stati presi a bordo di un peschereccio straniero e si trovino ora fuori delle acque territoriali r*rr r- Napoli, lunedi mattina. Prosegue drammatica ed accanita la caccia a Benito Lucidi e Antonio Piermartino la cui fuga dall'ergastolo di Santo Stefano — dopo quella avvenuta il 6 luglio di Bartolomeo Toma e Giovanni De Lucca — è la seconda sfida lanciata purtroppo' con successo alVunico penitenziario italiano dal quale, fino al luglio scorso, nessuno era mai riuscito ad evadere nei suoi centottantacinque anni di storia, da quando Ferdinando IV di Borbone ne affidò la costruzione all'architetto Francesco Carpo per custodirvi < comuni > e < politici », fra cui Luigi Settembrini che quel tristissimo luogo di pena descrisse nelle sue classiche < Ricordanze ». Le perlustrazioni e le battute sono svolte particolarmente nelle zone litoranee di Latina, Napoli, Caserta e Salerno. Quest'ultima provincia ha quasi duecento chilometri di coste, spesso deserte. Appartengono al casertano lunghissimi tratti di brughiera a sinistra della < Domiziana > prima e dopo il lago di Patria, le cui acque sono divise ■ dal mare da una esile lingua 'di terra. Tutto ciò — l'ampiezza e la natura della zona spesso insidiosa spiega perché nella difficile operazione di polizia sono impegnati oltre tremila fra carabinieri ed agenti radiocollegati fra le auto e con gli elicotteri. Ad essi sono state aggiunte talvolta guardie appartenenti al presidio dell'ergastolo per rendere piti facile l'identificazione dei due pericolosi sanguinari criminali, certamente armati e sicuramente decisi a vender molto cara la perdita della riacquistata libertà. Le pattuglie agiscono spesso con l'aiuto di numerosi cani-poliziotto inviati dalla scuola dei sottufficiali di polizia esistente a Caserta e dallo speciale centro di Nettuno. Particolarmente duro è il compito dei carabinieri impegnati ad esplorare una dopo l'altra le numerose profonde grotte esistenti sull'Epomeo, il vulcano spento che domina Ischia. Anche sul mare la caccia è spietata e viene condotta con veloci mezzi leggeri (motoscafi d'alta crociera, vedette, motovedette) della guardia di finanza, della marina militare — forniti dalle basi di Napoli e Gaeta — e della Benemerita (sono i nuovi mezzi dati recentemente ai carabinieri proprio per queste operazioni). Nessuno dei funzionari di polizia e degli ufficiali dei carabinieri crede seriamente •— nonostante le indispensabili precauzioni prese — che Lucidi e Piermartino pensino a recarsi in qualche località del Lazio per vendicarsi di quelli che li fecero condannare. Se vi si recassero, lo farebbero soltanto per essere aiutati da parenti od amici. Ma la vigilanza attuata per esempio ad Anzio ed a Sessa Aurunca —vigilanza che essi certamente prevedono — li sconsfgtiera da quel passo. In realtà i due condannati a vita — com'è co¬ spgtagadserigsfsdspdnnlFSgssfisqnspP mune convincimento — desiderano ardentemente una cosà sola: riacquistare la libertà perduta per sempre in conseguenza dei loro atroci delitti. Le ipotesi più probabili sono tre. . Essi possono trovarsi ancora a Ventatene, ove sarebbero giunti a nuoto (la distanza è appena di un miglioj nascondendosi in una delle numerosissime grotte che là esistono e dove nei tempi delle scorrerie turchesche si rifugiavano gli abitanti di quell'isola per sfuggire a eccidi e a razzie di femmine Ovvero, potrebbero avere scelto qualche isolotto dei più deserti. Per questo motivo si sta frugando a I Galli (l'arcipelago fronteggiante Positano di proprietà del regista statunitense di origine russa Leonida Mossine), ad Isca (l'atollo appartenente a Eduardo De Filippo, sito presso la costa di Sorrento) ed a Rovigliano, il gruppo di scogli con un castello rovinato, antistante Castellammare di Stabia. Ma l'ipotesi più consistente finora è che i due fuggiaschi siano stati presi a bordo di qualche motopeschereccio battente bandiera francese, greca o spagnola. Questa è la stagione in cui si pescano le aragoste che sono abbondanti e particolarmente squisite se prese fra gli scogli delle isole Pontine. L'ergastolo, che Settembrini diceva simile a <una immensa forma di cacio posta sull'erba», è in alto, a circa ottanta metri dal pelo dell'oc qua. Ma numerosi condannati vanno e vengono fuori dell'edificio per il loro lavoro. Ve ne sono, .addetti allo scarico dèlie merci. Una volta gli acquaioli — categoria oggi scomparsa — trasportavano botte dopo botte l'acqua che veniva con le navi-cisterna. Oggi l'approvvigionamento idrico è fatto direttamente dalla cisterna al serbatoio che poi, attraverso delle pompe azionate elettricamente, distribuisce l'acqua ai vari edifici della cittadella penitenziaria. Perciò sono scomparsi gli € acquaioli » e ì c lumai » che rifornivano di petrolio le lampade. Ma gli addetti alla ca¬ bina elettrica — e non essi solamente — devono lavorare fuori della cinta dell'ergastolo. Perciò non è difficile comunicare con gli equipaggi dei « legni» che giungono da Corsica, Tunisia o Costa Brava. Se — come pare — dietro le fughe vi è. stata una perfetta organizza, zione, è logico supporre che i due abbiano raggiunto di notte un peschereccio e, fidando nelle ore necessarie perché la custodia notasse la scomparsa, siano riusciti a varcare le acque territoriali giungendo ormai nel Nord Africa. Prosegue l'inchiesta svolta dal generale dei carabinieri Riccardo Cao Pinna, comandante il corpo degli Agenti di custodia, e dall'ispettore Marcello Buonamano, della Direzione generale degli Istituti di prevenzione e di pena Il nuovo direttore, Nicola Annechino, eraassente giovedì, quando avvenne la fuga. Egli giunse a Santo Stefano l'indomani, con il piroscafo delle 1S da Formio. Ma. l<t sua assenza era pienamente giustificata, trovandosi in «regolare permesso » a Bitonto, dove ha i fa. miliari. Una cosa non era forse opportuna. In sua vece dirigeva l'ergastolo il < ragioniere », che ogni' istituto penitenziario ha in organico per la sola contabilità. Il rag. Emidio Russo dovè fare lui da direttore. La norma vuole che quando il direttore si allontana la Direzione generale invìi in sostituirtene un altro funzionario. Basta pensare che l'ergastolo ha £50 condannati — quasi tutti pericolosi, nonostante le apparenze di redenzione —e 1x6 agenti; oltre- agli -impiegati -civili,, pervalutare l'importanza dl'ùti-.simile istituto. Un altro punto concerne un fatto singolare. Allorché gli agenti vennero passati da 60 a Ito (dopo la fuga in luglio di quegli altri due ergastolani), furono mandati a comandarli, oltre al maresciallo Giuseppe Cammarata — che già c'era — altri due sottufficiali, Luigi Andreoli e Nicola Murru, anohe essi dello stesso grado. Attualmente vi è soltanto un brigadiere, Giuseppe FUippelli. Crescenzo Guarino II motoscafo del penitenziario di Santo Stefano In perlustrazione nella zona (Tel.)