Inizia il processo a «zio Giuseppe» per calunnia ai compagni di lavoro di Guido Guidi

Inizia il processo a «zio Giuseppe» per calunnia ai compagni di lavoro Rievocazione dell'affare Montasi ai tribunato di Roma Inizia il processo a «zio Giuseppe» per calunnia ai compagni di lavoro Questi affermarono eh»nel pomeriggio del 9 aprile '53 (quando Wilma scomparve di casa) egli si assentò dalla tipografia Casciani - Giuseppe Montesi li denunciò per falsa testimonianza; di qui la loro accusa - Nelle udienze che incominciano oggi riaffiorerà dunque l'insoluto mistero di Torvajanica - Saranno ascoltati oltre 70 testimoni Nostro scrvirio particolare Roma, lunedi mattina. t Desidero uscire in maniera definitiva da questa situazione. Desidero che tutta la mia vita, ogni mio atteggiamento sia esaminato con la più severa attenzione. Desidero che nessun'ombra per questa disgraziata storia rimanga sul mio capo. Desidero che una volta per sempre si accerti come io della morte di mia nipote Wilma non sappia assolutamente nulla ». Con questi propositi Giuseppe Montesi oggi affronta il processo al quale molti annettono una importanza determinante per la soluzione del mistero che dopo sette anni avvolge ancora la morte della ragazza che, uscita di casa in via Tagliamento il pomeriggio del 9 aprile 1953, fu trovata annegata, sulla battigia della spiaggia di Torvajanica trentasei ore dopo, la mattina dell'll aprile. Perché a Giuseppe Montesi e ai suoi difensori — avvocati Alfonso Favino e Remo Pannain — interessa accertare o perlomeno discutere dove, come e quando mori la ragazza? E' necessario tenere presente, per comprendere il motivo per cui viene annessa dagli avvocati della difesa tanta importanza alla . soluzione di questo quesito, quale sia l'accusa per cui Giuseppe Montesi è finito sul banco degli imputati. Allo €ZÌo Giuseppe > si attribuisce la responsabilità di avere calunniato, accusandoli di falsa testimonianza, coloro i quali hanno detto che egli il pomeriggio del 9 aprile 1953 si era allontanato dalla tipografia presso la quale lavorava nello stesso momento in cui da via Tagliamento 76 Wilma Montesi .usciva di casa. Il giudice istruttore, nel concludere le indagini, ha affermato che Giuseppe Montesi ha avuto un motivo preciso per calunniare i suoi colleghi; li avrebbe accusati ingiustamente di falsa testimonianza (pur sapendo ohe erano innocenti quando sostenevano di averlo veduto uscire dalla tipografia il pomeriggio del 9 aprile 1953) per .allontanare da sé ogni sospetto su una sua eventuale responsabilità nella morte della nipote. Dimostrare che questa causale attribuita a Giuseppe Montesi non ha ragione di esistere in quanto il giovanotto non aveva alcun motivo di supporre che qualcuno potesse ritenere possibile un suo incontro con la nipote nel pomeriggio del 9 aprile 195?, significa praticamente dimostrare la 'innocenza di Giuseppe Montesi o perlomeno la sua legittima reazione alla ingiusta accusa di chi avrebbe voluto coinvolgerlo nella scomparsa della nipote. Come arrivare a questa dimostrazione ? Accertando che la ragazza non mori il 9 aprile 1953 bensì il giorno dopo, se non addirittura sette od otto ore prima che il suo cadavere venisse trovato a Torvajanica. E come dimostrare inoltre che il racconto fatto dai dipendenti della tipografia Casciani è parzialmente inesatto, almeno in un punto, quello cioè relativo alla spiegazione che Montesi avrebbe dato alla sua uscita quel pomeriggio, affermando che sarebbe dovuto andare ad Ostia? Fornendo la prova che Wilma non andò ad Ostia quando si allontanò da casa e che mori annegata a Torvajanica, nelle vicinanze del luoro dove il suo corpo fu trovato. Tutto questo sta a significare che il processo, impostato in siffatto modo, si presenta terribilmente difficile per tutti. L'accusa dal canto suo ha un atout formidabile, costituito da quel qualcosa clie nelle versioni fornite da Giuseppe Montesi sembra essere pochissimo attendibile e che potrebbe autorizzare qualsiasi sospetto. Per esempio: Giuseppe Montesi ha finito per ammettere di essersi allontanato il pomeriggio del 9 aprile 1953 dalla tipografia per incontrarsi con l'amante Rossana Spissu e nella ragazza ha trovato la conferma delPalibi. Ma cosa pensare quando si è accertato che le dichiarazioni di Rossana Spissu e quindi di Giuseppe Montesi hanno trovato una clamorosa smentita nel fatto che la ragazza quel pomeriggio del 9 aprile non poteva essere con il suo amante perch'era alla stazione Termini per salutare un'amica che partiva? E se Giuseppe Montesi non era con Rossana Spissu con chi era, e soprattutto perché non vuol dire con chi era? Evidentemente perché — incalzano gli accusatori — era con la nipote. Ma se U secondo alibi è falso, se cioè Rossana Spissu non s'incontrò con Giuseppe Montesi U pomeriggio del 9 aprile 1953, perché la ragazza, incrimina- fa per falsa testimonianza, ha rinunciato sdegnosamente al mezzo più facile per uscire da questa storia rifiutando di accettare l'amnistia che l'avrebbe messa al sicuro da qualsiasi pericolo? Il programma del processo prevede dieci udienze, ma nonostante la buona volontà di tutti (del presidente dottor La Bua, del pubblico ministero dottor Giuseppe Di Gennaro e dei difensori di Giuseppe Montesi, avvocati Alfonso Favino e Remo Pannain, e di quelli di Rossana Spissu, Ferdinando Giovannini e Piero Pisenti; dei patroni di parte civilo Giuseppe Pacini, Umberto Rossi e Antonio Lemme) noti è difficile prevedere che il programma finirà per subire dello modifiche. Sarebbe sufficiente pensare che soltanto i testimoni che il Tribunale dovrà esaminare supereranno il numero di sessanta. Putroppo per ospitare questo dibattimento la scelta è caduta su una delle aule più anguste di Palazzo di Giustizia. Questo renderà più faticoso il lavoro di tutti. Guido Guidi Giuseppe Montesi, zio di Wilma, torna stamane In tribunale

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