Quattro sciatori e il loro istruttore uccisi da una slavina su una facile pista

Quattro sciatori e il loro istruttore uccisi da una slavina su una facile pista Tremenda sciagura sui monti della Valle Brembana presso Bergamo Quattro sciatori e il loro istruttore uccisi da una slavina su una facile pista Il maestro era passato a prendere i clienti (una ragazza di 15 anni, due signore ed un albergatore, tutti lombardi) all'hotel di Foppolo - Insieme si erano diretti alla seggiovia che porta ad un canalone accessibile anche ai principianti - A sera la comitiva non ha fatto ritorno - Quattro cadaveri scoperti sotto un altissimo cumulo - Si crede che una delle vittime, spostandosi troppo ai margini del campo, abbia provocato la caduta della neve (Dal nostro inviato speciale) Foppolo, 30 dicembre. Quattro sciatori che trascorrevano le vacanze di fine anno nella valle Brembana ed il loro istruttore sono morti ieri pomeriggio, travolti da una slavina sul monte Valgussera. La disgrazia resta inspiegabile, non ha avuto testimoni. Fatalità e, forse, imprudenza, ne sono la causa. . Ecco l'elenco delle vittime: Loredana Luzzana, 15 anni, figlia di un noto industriale di Bergamo; signora -Silvana Pasqualini, 32 anni, milanese, madre di tre figli e proprietaria di una ditta di confezioni femminili; l'albergatore Franco Battioli, .'/// anni, di Milano; il maestro di sci geometta G-iuseppe Bercia, 28 anni, da Foppolo; signora Flora Bertone, 37 anni, milanese. Le salme dei primi quattro sono state ricuperate tra ieri e stamane. Manca ancora quella della signora Bertone: è probabile che .sia a qualche centinaio di metri dal luogo della sciagura, dove l'ha proiettata lo spostamento d'aria. Le squadre di soccorso hanno cessato al tramonto di cercarla; riprenderanno le operazioni alle prime luci di domani. Foppolo è un paese di duecento abitanti, nell'alta valle Brembana, a una sessantina di chilometri da Bergamo. Poche case, numerosi alberghi moderni; tre seggiovie portano alla vetta del monte Valgussera, a quota S160. Il centro vive sugli sport invernali ed è frequentato in massima parte dai milanesi che lo hanno scoperto e hanno contribuito a renderlo famoso. Da un paio di settimane Foppolo è pieno di villeggianti. E' nevicato con abbondanza, fin troppo, e la montagna non è nelle condizioni ideali per chi vuole sciare. Anche le piste ritenute facili, spazzate dal vento, nascondono trabocchetti. Il gruppo dei cinque sportivi si recava ogni pomeriggio sulla cima del Valgussera: i milanesi e la giovane Loredana, bravi ma non bravissimi sugli sci, ricorrevano agli insegnamenti d'ur\ maestro privato, Giuseppe Berera, uomo pratico dei posti, uscito dalla Scuola di Alpinismo di Aosta, solido istruttore per tradizioni familiari (due suoi fratelli, Franco e Ferruccio, danno anch'essi lezioni). Ieri il Berera passò a prendere i clienti nella hall dell'albergo Bianchi, dove trovò- pure Loredana che, durante le vacanze, abita con i parenti in un condominio. Alle 15,30 salirono tutti sulla seggiovia e in una decina di minuti si trovarono alle bandierine che segnano l'inizio delle piste. Era sereno, faceva molto freddo, la neve era farinosa. Scendere lungo la pista principale è impresa agevole (la guida sciistica delle Alpi Orobiche dice che la zona è « alla portata di ogni discreto sciatore » e consiglia soltanto di non accostarsi al versante che guarda il monte Vescovo, < pieno di comici pericolose »). Nella giornata non meno di quattrocento sciatori l'avevano fatta più volte, senea rischi. Corre quasi nel mezzo d'un ampio canalone che, a spirale, gira attorno alla montagna, tocca il versante che s'apre sulla vaile dei Branzi — più in basso ir è il paese di Carona — e, ben definita entro una vasto abetaia, arriva a Foppolo, nel piazzale degli alberghi, di fronte alla stazioncina delle seggiovie. . L'ultimo che scorse i cinque fu un ragazzo: erano molta veloci nella discesa, stavano l'uno dietro l'altro, un poco ravvicinati. In testa sembra che, a far da battistrada, vi fosse l'istruttore; in coda la Loredana. Non si sa come sia avvenuta la sciagura e non rimane che ricorrere alle ipotesi della gente del paese. La più probabile è questa: i cinque sono usciti dalla pista, si sono allargati sfiorando la cresta che divide i due versanti; gli sci avrebbero letteralmente tagliato la neve ai piedi d'un crestone che, già frustato dal vento e sovraccarico di neve, era in bilico. La cresta, quasi segata alla radice, precipitò raccogliendo altra neve, fino a diventare un'immensa slavina. Travolse l'intero gruppo e lo seppellì. Si distinguono infatti le orme degli sci, lontano dalla pista battuta, interrompersi d'un tratto. In quel punto il declivio presenta una gobba di neve, larga un centinaio di metri e alta una decina: quattro dei morti erano li sotto. Ma. come mai un maestro esperio ha potuto permettere agli allievi di uscire di strada, ed egli stesso varcare i limiti di sicurezza t L'imprudenza non trova ragioni. Perciò si affaccia una seconda ipotesi, meno plausibile: che uno dei clienti, preso dalla velocità e non in grado di controllarla, abbia sbagliato una curva e sia finito fuori pista ai margini del precipizio; tutti gli amici sarebbero andati verso di lui e la slavina li avrebbe colti mentre tentavano di salvarlo. Nessuno potrà mai dire come siano andate le cose Venne sera, le seggiovie ul-timarono i loro viaggi. Scese il buio. Era l'ora della cena. La mamma di Loredana usci in strada con il figlio Enzo, di 17 anni, e domandò ai passanti se qualcuno aveva visto la ragazza. In albergo i parenti del Battioli ed il marito e i tre figli della signora Pasqualini cominciarono a preoccu- parsi. Da Foppolo e da Corona i maestri di sci ed i valligiani mossero in colonna, con le torce accese, per cercare gli sperduti. C'era la luna e guadagnarono tempo. Chiamavano, di tanto in tanto, il nome del Berera: fra i soccorritori c'erano i suoi fratelli, in angoscia perché ormài vi era la certezza di un disastro. Ma se ne ignoravano le proporzioni. ' Arrivati alla cima, scesero lentamente sino a. quando si trovarono davanti il mucchio gigantesco della slavina. Alle 21,30 un valligiano che frugava nella neve toccò un paio di guanti, un bastoncino e una gamba che affiorava: il corpo dell'istruttore Berera, con una ferita alla faccia, sangue tra i capelli. La salma dì Loredana fu trovata tre ore dopo: e chi si piegò per primo, su dì lei, ebbe per un attimo l'impressione che fosse ancora viva. Tiepida, il volto intatto, le guance rosee. Le praticarono la respirazione artificiale, ma era tardi. Forse la giovane era spirata da poco, dopo un'agonia spaventosa. A qualche metro, in un atteggiamento disperato sotto la coltre mortale, l'albergatore Battioli. Le squadre si alternavano con le vanghe, ma non si trovavano i corpi delle due signore milanesi. Nacque allora, e fino a stamane trovò credito, la voce che erano vive, scampate alla slavina, smarrite sulla montagna. Mu alle 13 anche il cadavere di Silvana Pasqualini venne fuori. Fu portato nella chiesa di Corona, accanto a quelli degli amici. Il lavoro dei soccorritori per liberare la quinta salma è durato tutto il giorno. Al tramonto, tra frustate di vento diaccio e con una temperatura di 20 gradi sotto zero, i maestri ,di sci l'han dovuto interrompere. Scene di atroce disperazione sono scoppiate nella piccola chiesa. La mamma di Loredana ed il padre, cav. Aldo Luzzana, un industriale che possiede uno stabilimento di impianti idraulici, già vice-presidente fino a due anni fa della squadra di calcio Atalanta, abbracciavano la salma ed invocavamo la loro bimba. Loredana era molto bella, bruna, dai tratti dolci; frequentava la terza media a Bergamo e sulla pagella di Natale aveva riportato una ottima votazione, i genitori l'avevano premiata accompagnandola a Foppolo perché si divertisse; aveva in programma per domani un ballo in un hotel e si era preparato un abito da sera — il suo primo abi- .to lungo — per la festa di fine anno. Vicino alla povera Loredana, piangevano i tre figli di Silvana Pasqualini, Mariangela di 7 anni, Betty di 5 e Andrea di 3, stretti alle ginocchia del babbo. La Pasqualini, dirigente della ditta tRosier», che fabbrica abiti per signora, abitava a Milano in largo San Ba- bila 5, ed ogni inverno veniva in montagna. Poco più in là la moglie e la figlia quattordicenne dell'albergatore Battioli si abbandonavano al loro dolore. Anch'egli era partito con la famiglia da Milano per trascorrere il Capodanno sui monti: ieri aveva insistito perché Franca, la figliola, si affiancasse a lui nella gita in sci. La giovane è salva perché, trattenutasi con un'amica, giunse tardi all'ap puntamento con l'istruttore. Gino Nebiolo Le squadre di soccorso trasportano a vaile la salma di uno degli sciatori sepolti dalla slavina (Tclefoto) ta pju gj0vane delle vittime, Loredana Luzzana, di 15 fig)ja -( un not<> jndustria|e dj Bergamo (Tel Tre dei 5 sciatori morti: da sinistra, l'albergatore Franco Battioli, di 44 anni, la signora Silvana Pasqualini, di 32, ed II maestro di eoi Giuseppe Berera, di 28.