L'assassino sostiene: "Ho colpito l' autista litigando per un sacco di granturco rubato,,

L'assassino sostiene: "Ho colpito l' autista litigando per un sacco di granturco rubato,, tutto chiaro nel delitto di Serravalle Scrivia on ncor L'assassino sostiene: "Ho colpito l' autista litigando per un sacco di granturco rubato,, Poi gettò il cadavere nel Po dal ponte fra Casteggio e Bressana Bottarone - Il fiume in piena non lo ha ancora restituito Il camionista ucciso era nipote di un vescovo; i suoi genitori, ammalati, sono stati tenuti all'oscuro della tragedia (Dal nostro inviato speciale) Serravalle Scrivia, 22 die. Ci vorranno giorni, forse settimane, prima che il Po restituisca il corpo di Giuseppe Beccare, il giovane camionista ucciso giovedì scorso dal suo aiutante Bonfiglio Alberghini. Il fiume è grosso, dilaga nei campi, la corrente è veloce e l'acqua torbida, color cacao. L'assassino ha indicato ai carabinieri il posto in cui dice di aver gettato la salma del padrone: giù dal ponte fra Casteggio e Bressana Bottarone, proprio nel mezzo dove, sotto, i mulinelli sono più vorticosi. Tre sommozzatori, senza troppa fiducia, si sono subito immersi per cercare; ma erano tentativi temerari ed inutili. La piena ha portato lontano il cadavere. Il ritrovamento delle spoglie del Beccaro appartiene ormai soltanto al lato umano della tragedia, è una necessità pietosa. Per ora non c'i bisogno della salma per accusare l'Alberghini il quale si accusa da se, anche se la confessione non può essere accettata così come egli la fornisce con una certa rozza astuzia. Adesso quasi tutto è chiaro, il mistero è svelato. Bonfiglio Alberghini non ha il piglio del criminale ma ha qualcosa di sfuggente nello sguardo furbo. E' un uomo di 39 anni, con le guance scavate, i capelli già grigi, gli occhi lucidi ed un fare dimesso, umile. Da undici anni vive con una donna del suo paese, Cento di Ferrara: è sposato ma separato dalla moglie, la quale pare si esibisca in una compagnia di varietà. Lavora sodo per tirare avanti ed è stato costretto ad indebitarsi per comprare i mobili della nuo va casa: ogni mese gli scade una cambiale di 20 mila lire, e non sempre riesce a raggranellare i soldi. Può darsi che l'orribile delitto sia nato dal l'assillo della cambiale. Ascoltiamolo quando — la notte passata, verso l'una — viene messo a confronto con un gruppo di persone che concordi sostengono di averlo visto venerdì all'alba in un bar di Serravalle, mentre egli giura di essersi trovato, a quell'oro, in tutt'altro luogo, sul treno che lo conduce in Emilia. Resiste per un poco alle contestazioni, <voi sbagliate » mormora sottovoce. < lo sono un povero diavolo, guardatemi bene...». Appena gli portano dinanzi un fratello della vittima, recita la parte del dolente, e gli stringe la mano, lo rincuora: « Stia certo che il signor Eeccaro è vivo, si 'faccia coraggio! •>. Tutti, nello stanzone della caserma, lo fissano senza parlare: il magg. Fabbrocini, il magg. Duboin, il cap. Notarangelo, un paio di sottufficiali. Allora si smarrisce, si agita, chiede una sigaretta. Poi ha un sorriso nervoso e alza le braccia Si arrende. Ma non al completo. La sua versione del delitto sembra scaltra, suggerita dalla disperata volontà di salvare il salvabile. Dice, fra scoppi di singhiozzi, risate isteriche e invocazioni alla Madonna: < Giovedì sera il signor Beccaro mi assunse per fargli da secondo autista. Dovevamo andare da Genova a Bergamo con duecento quintali di mais sul camion e rimorchio. Io riuscii a caricare nella motrice un, sacco di granturco in più: volevo venderlo per conto mio, erano due o tre mila lire di guadagno. Arrivati vicino al ponte di Casteggio raccontai al padrone la storia del sacco. Egli ebbe una strana reazione, mi insultò. L'autocarro lo guidavo io, andavamo lenti nella nebbia. Risposi a tono, ero offeso. Il Beccaro mi minacciò con un ferro ed ebbi paura, afferrai un martello e lo colpii alla testa. Svenne e nel cadere, non so come, aprì lo sportello e scivolò fuori, picchiò il cranio contro il monito di una ruota e restò fulminato sull'asfalto >. La scena sarebbe accaduta mentre l'autocarro era sopra il ponte, alle quattro del mattino, quando il ritmo dei camion che vi passano è di una mezza dozzina al minuto. Nessuno scorse nulla? < Scesi a controllare — continua l'Alberghini. — Beccaro era morto. Il terrore mi assalì, l'unica soluzione era di liberarmi del cadavere. Lo spinsi dal parapetto, finì nell'acqua; ero talmente agitato che non sentii neppure il tonfo; nel fiume lanciai anche un materasso della cuccetta, che era sporco di sangue. Poi ritornai indietro. Adesso pensavo di vendere il carico, avevo bisogno di soldi per scappare. In un bar di Casteggio vi erano due commercianti: offrii loro tutto il mais. Contrattammo, ma dato che pretendevo il denaro per contanti, ottocentomila lire, essi mi risposero picche. Avevo paura che sospettassero di qualcosa e proseguii in fretta lungo la strada che avevo percorso all'andata. A Voghera, per timore che la polizia scoprisse che l'autotreno mancava di un secondo autista, come vuole il Codice, distaccai il rimorchio. Tra Villalvernia e Cassano Spinola, preso da un incubo, mi fermai in aperta campagna e frugai come un paz:o la cabina: mi accorsi che vi era altra roba insanguinata, indumenti, un mate¬ rasso, le coperte. Presi una via laterale e mi sbarazzai di tutto. Ero disperato, non riitscivo a controllarmi, guardavo attorno e sentivo voci, rumori. Venivano ad arrestarmi? Quando fui di nuovo al casello della camionale di Serravalle, parcheggiai il camion accanto ad una fila di vetture e fuggii a piedi. Ho preso un treno e sono andato a casa>. In sostanza l'Alberghini, esclude di aver premeditato il delitto e quasi affaccia l'assurda ipotesi d'un suo tentativo di legittima difesa: di fronte al Beccaro che lo minacciava con un ferro, egli avrebbe reagito con il martello. Ma c'è da credergli? O non è più verosimile che, per impossessarsi del carico, si sia gettato - sul compagna mentre questi dormiva nella cuccetta; non sull'autocarro in corsa, durante l'attraversamento del ponte, ma prima ancora, forse in una sosta? Se non è cosi, come si spiega che i materassi, situati in alto e lontani rispetto alla cabina, erano lordati di sangue? Infine egli afferma di non aver toccato il portafogli della vittima: però sembra certo — dicono gli inquirenti — che, arrivato al suo paese, pagò la cambiale e nelle tasche gli rimase ancora qualche migliaio di lire. Il procuratore della Repubblica di Alessandria dott. Prosio ha continuato oggi gli interrogatori che gli ufficiali dei carabinieri di Genova (ai quali va il merito della felice e rapida soluzione dell'inchiesta) avevano iniziato la notte scorsa. Il magistrato vuol dare una risposta agli ultimi dubbi, ed a questa risposta è legata la sorte dell'assassino. A setto giorni di distanza dalla scomparsa di Giuseppe Beccaro, i vecchi genitori dell'autista — Carlo c Carolina Balduzzi — non sono stati ancora informati di quanto è avvenuto. I coniugi Beccaro, stimati agricoltori, risiedono ad Acqui nella < cascina Cento >. Con loro abita una figlia sposata. I genitori dell'autista, ucciso, attualmente, sono ammalati; il. padre è ricoverato in ospedale. Per questo motivo è stato loro taciuta la verità. La figlia gli ha detto che Giuseppe, rimasto ferito in un inci dente stradale, si trova ricove iato con prognosi buona. Giuseppe Beccaro è <te*criHto tn paese come un giovane \ serio, onesto, buon lavoratore Da qualche tempo si era mes so in proprio ed aveva raggiunto una certa agiatezza. Delle suo otto sorelle, cinque sono suore (tre di clausura) e dei tre fratelli uno è carabiniere. Uno zio dell'assassinato. , mons. Felice Beccaro, è vesco- vo di S. Miniato (Pisai. L'attti- sta, nato a Grognardo nel 1927,' era molto conosciuto anche adì Acqui, dove alcuni suoi cugini]sono titolari di un'autoriméssa. ki l" ì Ciino Nebiolo | Bonfiglio Alberghimi (a sinistra), l'assassino del camionista, scortato in caserma dopo il sopraluogo a Casteggio 1r1111M1111M111111111r111111!111111T111111131 ■ 1111111131111M111M II■ f f 1111111111111!1111111111 ■ 11M S M [I! E1111111II