L'operetta ha cent'anni

L'operetta ha cent'anni Celebrazioni a Vienna L'operetta ha cent'anni .(Dal nostro corrispondente) Vienna, 20 dicembre. Un critico ha scritto in queéti giorni: l'operetta viennese nacque un secolo fa. fiori vent'anni esatti, poi ' per sessant'anni fu continuamente di-, chiarata moribonda e morì, veramente, più di venti anni or sono. In sintesi,'appare già tutto qui il giudizio che si ricava dalla lettura degli articoli, ' dei libri, degli inserti speciali dedicati da quotidiani e r'viste alla ricorrenza del centenario acaduto da pochi giorni. Questo genere musicale vide la luce nel novembre 1860 con l'operetta « Il collegio >, di Franz von Suppé. Sulla falsariga dei brillanti atti unici di Offenbach, la operetta si trapiantò con successo dalla società del Secondo Impero in quella dell'Impero austroungarico e segnò l'avvio della he'.'e epoque danubiana. L'operetta nella realtà fu quella che fu: un divertimento. Dal punto di vista del costume, non fu certo uno specchio della società del tempo, ma un riflesso in chiave caricaturale dei suoi umori superficiali; la società ancora cortigiana di Francesco Giuseppe, che i ella frivolezza cercava un sedativo contro il presagio della decadenza, vi trovò gradevol nente -cantata la propria leziosità morale. Il decadentismo discreto, quasi cordiale, della tarda Vienna abeburg ca, che rifuggiva dalle itinte '.ruci, si espresse socialmente nella frivola levità dell'operetta. Ma oggi, nei teatri dove le rappresentano, cosa avviene.' chi le va a sentire? Sceglien-; do tra le commemorazioni in corso, abbiamo assistito sere fa a una perfetta esecuzione dello «Zingaro barone» alla « Volksoper », tempio dell'operetta. La nostra curiosità fu attratta più dal pubblico che dal palcoscenico. Mescolati alla consueta folla esotica di americani e asiatici di passaggio, si vedevano, dalla platea al loggione, solo vecchi e vecchissimi austriaci. I giovnni erano quasi ine- lrslimzlsistenti Faceva uno .strano fif Itfetto tutta questa vecchiaia con i suoi desueti binoccoli intarsiati di madreperla, le sue velette, le sue barbe candide. Contemplavano senza un sorriso le stesse scene che una volta avevano strappato il! loro riso. D'un tratto sul finale dell'ultimo atto, si scossero dal torpore: fu il momento in cui, in una apoteosi delle nazionalità dell'Impero, comparvero sulla ribalta nelle loro uniformi d'oro e di fuoco le comparse vestite da soldati ungheresi, croati, cechi, eccetera. Mentre gli ottoni rintronavano in uno squillo di trionfali fanfare, tutte quelle mani risecchite fecero esplodere all'improwiso n fragore di un applauso incontenibile. Questa èi oggi l'operetta a Vienna: un frammento di storia nazionale che, frugato col cannocchiale della nostalgia, evoca gli spettri di un altro pianeta. e. b. rmsIcccqcilrnrddlslspcstpdcp

Persone citate: Franz Von Suppé, Offenbach

Luoghi citati: Vienna