Primo incontro tra Rusk e Stevenson per una «nuova» politica americana di Antonio Barolini

Primo incontro tra Rusk e Stevenson per una «nuova» politica americana Dopo le nomine effettuate da Kennedy ai posti-chiave del governo Primo incontro tra Rusk e Stevenson per una «nuova» politica americana Il Segretario di Stato designato ed il delegato alle Nazioni Unite intendono rendere più efficace e forte l'azione' dell'Onu « fuori degli attuali bizantinismi » - Il nuovo ministro degli Esteri deciso a «rafforzare ancora» i legami con l'Europa (Dal nostro corrispondente) lWashington, 14 dicembre, nDean Rusk, il segretario di Stato designato da Kennedy, e Adlay Stevenson, ambasciatore designato alle Nazioni Unite, con rango di membro di Gabinetto, si sono oggi incontrati a New York, per lo studio o, meglio, l'abbozzo dei primi piani di azione che il prossimo nuovo governo di Kennedy cercherà di sviluppare in politica estera e, soprattutto, nell'ambito delle Nazioni Unite. Nessuno, come noto, si nasconde ormai la situazione di crisi della situazione internazionale, la cui salvezza è considerata di basilare importanza per gli Stati Uniti. La nomina di Stevenson a delegato permanente del prossimo governo del Presidente Kennedy, significa appunto che « alla personalità di Stevenson e al suo altissimo prestigio internazionale è affidato il compito di portare in seno all'Onu, da parte della America, parole nuove, istanze nuove, proposte nuove > atte a superare i bizantinismi delle conversazioni di comitato, e a giungere a conclusioni positive dei gravi e assillanti problemi che pesano sui tavoli delle conferenze internazionali. Rusk (che ieri ha dichiara to che intende «rafforzare ancora> i legami con l'Europa) e Stevenson sono due degli esponenti del cosiddetto < piccolo Gabinetto ■>, cui, dal prossimo venti di gennaio in pòi, sarà affidata la direzione della politica estera. Questo « piccolo Gabinetto» è stato accuratamente selezionato dal presidente eletto Kennedy negli ultimi giorni. Egli ha esplicitamente precisato in una conferenza stampa di due giorni fa che « costituzionalmente > ogni atto di politica estera, in America, spetta al Presidente, il quale però, per poterlo vedere adeguatamente interpretato ed eseguito, ha bisogno < di un segretario di Stato forte e perspicace >. Kennedy, che è soprattutto un politico e che, come ha osservato ieri il Lippmann, in un acuto commento, sta dosando le sue scelte con saggezza e lungimiranza. Ieri sera, sul nardi — come pure è ormai no- to — ha parzialmente consoato i conservatori retrivi, con la nomina a ministro della Difesa di una giovane personalità repubbicana, il quarantaquattrenne Robert S. McNamara, presidente della c Motor Ford Corp. > dal 9 novembre u. s. Il signor McNamara (come si è detto, è repubblicano iscritto, e non ha voluto dire per chi ha votato nelle recenti elezioni) fa parte del cosidetto gruppo dei < ragazzi frizzanti > della € Ford Company >, cioè dei giovani esecutivi affermatisi nel dopoguerra e saliti a grandi fastigi e a grandi responsabilità in poco tempo. Ha esordito nella vita come professore ad Harvard (era dello stesso corso del senatore Kennedy, che gli è quasi coetaneo, anche se ha conosciuto il Presidente eletto soltanto tre giorni fa), ha avuto successo negli affari, soprattutto per la sua competenza statistico-or. ganizzativa e per le sue prestigiose qualità di amministratore. Chi lo conosce dice che non è né un conservatore, né un rivoluzionario: <.E' un uomo moderno, di mente aperta, che medita e calcola profondamente ogni sua azione e che poi la esegue con estrema rapidità E' dunque uno dei tipici uoml 7ii adatti per Kennedy >. In complesso si può affer-mare che le scelte fatte dal senatore Kennedy per la dire-zione della politica estera e della difesa nel suo prossimo ministero hanno pieno significato soltanto se si inquadrano nelle seguenti parole pronunciate dal Presidente eletto a Palm Beach, in Florida, tre giorni fa, annunciando appunto la nomina di Rusk: .<£'. mm speranza che, «eiprossimi anni, la politica este-ra degli Stati Uniti cessi di identificarsi, mella mente popoli del mondo, come tmomera e semplice politica anticomunista; ma si affermi invece come una politica di libertà: Non una politica fon-data soltanto sul potere e ZaiiiiiiiiiJitiiiitiittiitiitiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiitiititiiit necessità di rafforzarlo, ma bensì e soprattutto preoccupata di vincere la fame, le malattie e l'ignoranza nel mondo». Parole, si è commentato, che, dai tempi di Roosevelt e di Wilson, non si sentivano così vive e puntuali in bocca a un presidente eletto americano. Antonio Barolini

Luoghi citati: America, Europa, Florida, Harvard, New York, Palm Beach, Stati Uniti