Il Brasile senza lotte e odi razziali è un mondo a sé nell'America latina

Il Brasile senza lotte e odi razziali è un mondo a sé nell'America latina UN PAESE IMMENSO, TERRA "DI TUTTI I SANTI E DI TUTTI I PECCATI Il Brasile senza lotte e odi razziali è un mondo a sé nell'America latina Sui marciapiedi di Rio quasi tutte le coppie sono miste; la donna mora è considerata il tipo supremo di bellezza - Ognuno ha il suo santo, un po' bianco e un po' nero - Strani cortei con un indio mascherato da diavolo amazzonico seguito da santi e angeli, scheletri, teschi e fantasmi - Le ragazze da marito tengono sant'Antonio a capo all'ingiù in un barattolo finché non si decide a trovar loro uno sposo (Dal nostro Inviato speciale) Rio de Janeiro, 26 novembreChi giunge a Rio dopo aver visto altre capitali di questo continente, pensa di trovarsi in un paese molto lontano dal resto dell'America latina. Ha lasciato città dove parchi e grattacieli non hanno ancora cancellato la vecchia impronta, piuttosto tetra, di città-accampamenti e di città-fortezze del Seicento spagnolo. Città con una piazza quadrata al centro, intorno alla cattedrale e al municipio, e interminabili vie dritte, tagliate ad angolo rutto, lungo le quali ì palazzi dei bianchi' si serrano l'uno accanto all'altro per meglio segnare il loro distacco dalla periferia miserabile degli Indios e dei poveri. A Rio non troverete nulla di tutto questo. E' una città non soltanto meravigliosa e splendidamente disordinata e frastagliata, ma cordiale, allegra e aperta Aperta alla' natura che vi penetra col mare, con lingue verdissime della (ore-, sta tropicale e con sproni acuti delle colline che sbucano come piramidi fra i suoi quartieri. E aperta poi agli (tornirti di ogni razza MIUllHllllllllItllIIIIIIIIimiIIIIIIMIItllilllItlEllllll pfbitano, mescolati fra loro, come i palazzi e gli alberghi sontuosi si mescolano con le case modeste e i tuguri cadenti. I primi quadri di vita sociale che scoprirete preciseranno meglio queste differenze. L'America spagnola è un mondo ameora fondato sulla separazione delle classi e sulla segregazione razziale, dove alberghi e ristoranti, cluba e scuole, circoli sportivi e circoli di cultura, e talvolta per- j fino i primi settori di pan- : che nelle chiese, sono rigida- I mente vietati agli strati più | basii della popolazione In Brasile tutti, invece, vivono a gomitò a gomito, ricchi e po- j veri, bianchi e uomini di colore. Persone facoltose siedo- | no nei caffè vicino al tavolo di indiani sudici e scalzi, e gruppi familiari rispettabili conversano con il negro che cerca 'di vendervi un falso orologio svizzero o con la mulatta diciottenne che tenta di vendervi se stessa. E fra le coppie di giovani che continuamente sfilano sui marciapiedi è quasi sempre un uomo bianco o semi bianco 1 stringere una donna dal- o i o al a e si te e oò etdi clpi li la pelle scura, o una donna bianca a tener la mano nella mano di un negro. La fusione fra le razze che sono all'origine della nazione brasiliana non è un fatto recente. Francesco Carletti, un fiorentino che visitò il Brasile nel 15silt riferì di aver trovato ovunque c portoghesi ammogliati chi con negre chi con mulatte, amate da loro più delle portoghesi, concordando tutti essere queste more di temperamento più frescq e di conseguenza molto più sano ». Con maggior rigore Gilberto Freyre, il più illustre sociologo brasiliano vivente, rileva che € l'idealizzazione della donna di pelle scura, o donna mora, considerata come il tipo supremo di bellezza umana, ebbe grande importanza nella storia della colonizzazione>. Potremmo affermare che il mito brasiliano della < moura encantàda » è uno dei principali fili conduttori della storia sociale del Brasile dal '500 ad oggi, una storia priva delle pagine di violenza scritte dagli spagnoli in Messico e in Perù, con i vincitori cTie non si decidono' mai a deporre la spada e si raggruppano armati in una città fortificata intorno alla Corte del Viceré, loro capitano. I colonizzatori del Brasile non furono guerrieri spagnoli ma agricoltori e mercanti portoghesi, dispersi lungo una costa immensa, che dovettero preoccuparsi di vivere d'accordo con tutti, con le tribù indiane preesistenti come con gli schiavi negri catturati in Africa. Il primo centro vivo della comunità brasiliana non è la corte o il palazzo-caserma della capitale spagnolo-americana: è la fattoria di campagna dove una sola famiglia portoghese deve fronteggiare centinaia e centinaia di negri. L'accordo cordiale fra gente per tanti aspetti diversa avviene in un clima caldo, greve, mollificante, che tropicalizza costumi e leggi. Presto vedono la luce i primi bimbi color beige. Le schiave negre diventano le concubine del bianco. Qualcuna comincia a salire le scale della < caso grande » padronale, non più furtivamente ma a fronte alta come compagna semi-legittima del proprietario. Infine la moda delle unioni miste dilaga in tutto il Brasile. Nasce così, in pieno secolo sedicesimo, una nazione mulatta e meticcia che afferma, prima nel mondo, il principio dell'uguaglianza razziale. Curiosamente l'abolizione della schiavitù è decretata soltanto nel 1888, ma della schiavitù l'aspetto odioso, l'aspetto doloroso, qui non esiste più da almeno tre secoli. Di altri dolori risparmiati a questa nazione offrono una testimonianza le chiese, le antiche, celebrate chiese barocche del Brasile. In nessun'altra nazione del mondo troverete chiese così affollate di santi: santi sugli altari, santi sul soffitto, santi sulle pareti e nelle nicchie. Il Brasile è per tradizione un paese cattolicissimo e il suo modo di concepire la religione si riflette in ogni campo della vita sociale. Ebbene in Brasile ognuno ha il suo santo: gli individui come le famiglie, le città come le associazioni sindacali, i circoli culturali come le squadre di calcio. Ancor oggi, infatti, il cattolicesimo brasiliano è 11 ; 11111111111:1 h 1 [ > m 1111111 it 111 ! n 11 m 11 m 11111111 < 111 ! m soprattutto un culto di santi, come quattro secoli fa, quando il clero portoghese si convinse, opportunamente, che per convertire al credo di Cristo gli indios e i negri entrati a far parte della scala sociale brasiliana, l'unico modo di evitare al Brasile una serie di guerre di religione era quello di dare a tutti un santo particolare. Un santo che fosse un po' bianco e un po' moro e si potesse adorare secondo un culto misto, divenuto caratteristica e vanto della chiesa brasiliana, metà europeo e metà africano. Gli idoli del Congo e dell'Amazzonia furono cosi ribattezzati coi più bei nomi del calendario cristiano. I negri impararono a dare ai loro simboli il volto dolce e levigato dei santi barocchi, e i bianchi, a loro volta, cominciarono a dialogare coi santi da pari a-pari, secondo l'uso negro. Ancora oggi, ad eseynpio, pie ragazze da marito brasiliane tengono il loro sant'Antonio or capo all'ingiù in un barattolo finché sant'Antonio non si decide a trovar loro uno sposo. Uno studioso francese, Roger Bastide, riferisce d'aver sentito ancora recitare in Brasile una strofa molto significativa, cantata un tempo nelle antiche processioni: «72 mio san Benedetto è davvero il negro più bello >. Di ciò che avveniva in queste processioni rimangono molte tracce in famosi riti, e giova parlarne perché in esse erano già racchiusi i germi sociali più tipici del Brasile moderno. In.testa al corteo*. saltellava un ìndio •liiiiiiiiiiilliiiiiiiiiilliliiiiiiiiiiiiiliiiliiiiiiiilii mascherato da diavolo amazzonico, seguito da santi ed angeli, bianchi e neri. Poi venivano i fratelli della buona morte e i penitenti neri fiancheggiati da un gran corteo di scheletri, di teschi e di fantasmi. 'Infine sfilavano i clans negri, uomini e donne vestiti di rosso, d'azzurro e d'arancione. Canti di gioia si mescolavano a lugubri litanie. Si inneggiava contemporaneamente ai simboli della felicità e al principe dei terrori. I calvinisti olandesi, che d&minarono intorno , alla metà del '600 alcune province brasiliane, provarono orrore per questa insalata di razze, di riti e di religioni e chiamarono il Brasile ila terra di tutti i santi e di tutti i peccati », una definizione che addolcita e tradotta in termini moderni conserva ancora molto del suo valore. Ma proprio a forza di santi e di peccati, di sorrisi e di compromessi, il Brasile, saviamente, è sempre riuscito ad evitare le scosse brusche, tanto da esser chiamato anche la terra della pace perpetua, una pace che finora nulla ha veramente turbato. Le lotte fra i partiti e le competizioni fra le classi vi si svolgono con una calma e con un distacco che non ha riscontro in nessun altro paese latino-americano. Il Brasile è ricco solo in potenza e i lavoratori brasiliani riscuotono salari che non superano, in media le ventimila lire mensili, mentre il costo della vita non è inferiore al nostro. Tuttavia i contrasti sindacali e i dibattiti politici raramente arrivano all'asprezza e alla violenza perché manca a queste lotte ogni spinta spirituale, anche deteriore, come il disprezzo del ricco per il povero o l'odio del povero per il ricco. Tutto si paga naturalmente, ed oggi, oltre ad essere stimato il paese più ragionevole, il Brasile è considerato anche la nazione spiritualmente più molle, torpida e qualunquista di tutto il continente. La sua storiar tutta a base di tolleranza, diplomazia e aggiustamenti, non poteva forgiare nel bene e nel male un popolo diverso. Un popolo amabile, ma che riesce talvolta a sconcertare uomini politici, uomini d'affari e uomini di cultura stranieri che lo avvicinano. E' questa tuttavia l'autentica realtà del Brasile e di qui deve partire chiunque voglia conoscerne gli aspetti e i problemi. Paolo Favolimi iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiilliiiiiiiiiiiililllllil j : I | j |

Persone citate: Francesco Carletti, Gilberto Freyre, Paolo Favolimi, Roger Bastide