Il vigile: la legge è uguale per tutti Figli e amanti: «interno» di Lawrence

Il vigile: la legge è uguale per tutti Figli e amanti: «interno» di Lawrence Il vigile: la legge è uguale per tutti Figli e amanti: «interno» di Lawrence (Corso) — Preso lo spunto dal clamoroso caso Melone, il regista Zampa e il soggettista Sonego ci hanno dato II vigile, un film divertente, che arricchisce il repertorio di Alberto Sordi di un altro « personaggio » azzeccato. E' anche un film coraggioso, una satira senza mezzi termini di quel che si nasconde dietro la vita pubblica. Peccato che alla profondità dell'incisione non corrisponde la finezza dell'arma; regia sceneggiatura e dialoghi sono piuttosto corrivi, e lo stesso Sordi esilara si, ma con quelli che sono i suoi mezzi di ordinaria amministrazione, e per di più )i esercita senza troppa misura, strafacendo un po'. Ma ecco questo suo Otello Celletti, balordo, furbastro, sfaticato. La sua vocazione è di « andare in motocicletta », e tanto fa che ottiene di entrare nella . polizia municipale. La sua insipienza di vigile detta i primi episodi, tutti saporiti; finché una grossa mancanza (ha lasciato andare la Koscina, senza patente) gli attira un cicchetto del sindaco (De Sica), il quale gli ricorda che « la legge è uguale per tutti ». Ah sì? E allora l'ottuso Celletti, per provargli il suo zelo, multa il sindaco stesso per eccesso di velocità, mentre quello si reca a un convegno con l'amante. E tiene duro, certo di fare il suo interesse. Fa invece scoppiare una grana (siamo alla vigilia delle elezioni) da cui uscirà stritolato. Se lui ha scoperto gli altarini del sindaca e dei suol collabo ratori, tanto da entrare come un eroe nella lista dei < monarchici », quelli scoprono i suoi (la moglie che non è la moglie, la sorella che fa la vita, il padre che è stato in prigione), e al processo si vedrà chi vince. Sbrigliata e piuttosto grossa fin qui, la satira prende un tono doloroso quando in Pretura il Celletti dice di « averci ripensato» e ritratta. La vita con le sue camorre si richiude su di lui, e lo rivediamo, rlntegrato nelle funzioni, dare ossequiosamente 11 «vìa» al signor sindaco. Il film bene o male fa centro, spiattella più che non alluda, ha il fervore dell'attualità. Senza dubbio avrà successo, anche per l'accesa prestazione di Sordi ben coadiuvato da Marisa Merlini, Nando Bruno, il povero Mario Riva, Lia Zoppelli e gli altri'già nominati. (Reposi). Un altro nobile reduce da Cannes: l'inglese Figli e amanti che il giovane regista Jack Cardiff (il famoso operatore di < Scarpette rosse ») ha tratto col massi mo rispetto dall'omonimo ro manzo di D. H„ Lawrence. Il libro ci dà la storia, a fondo autobiografico, di un prepotente affetto tra madre e figlio, affetto che preclude nel la vita di quest'ultimo la pos sibilità di amare veramente un'altra donna. Il film non rinunzia a questo nodo, ma lo lascia in penombra, ai margini di un vivido interno di famiglia, quella del minatore Morel (Trevor Howard), di sua moglie (Wendy Hiller) di tre figli, dì cui l'ultimo, Paolo (Dean Stockwe-11), ha ambizioni dì pittore e protetto dalla madre che lo predi lige, intende sfuggire al ne ro destino della miniera. Ma quella madre gli è insieme una spinta e una remora a vi vere una « sua » vita, come dimostra la gelosia di lei per le esperienze amorose del figlio (Heather Sears e Mary Ure), e più ancora dimostre rà la sua morte, che lascia Paolo libero, ma solo, e nel l'impossibilità di appartenere ad altro che non sia il suo destino di artista. Della miniera si vede poco 0 niente, ma incombe; come 1 caratteri, se appaiono sem pliflcati rispetto al romanzo, hanno la delicata asprezza, il lievito lirico delle creature di Lawrence. La regìa, un po' teatrale, ha composto un qua dro di raffinata e talvolta fredda bravura, dove la recitazione ha un peso determinante. E gli interpreti, così gli anziani come i giovani, sono eccellenti. J# p_

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