Le quotazioni di Borsa interessano quasi un milione di famiglie italiane di Nicola Adelfi

Le quotazioni di Borsa interessano quasi un milione di famiglie italiane Le quotazioni di Borsa interessano quasi un milione di famiglie italiane Nel dopoguerra, dopo i primi anni di corsa ai piaceri fuggevoli, tolte schiere di borghesi, funzionari, artigiani hanno dedicato i risparmi all'acquisto di titoli • Più di recente si sono buttati nel gioco di Borsa tanti altri che vi cercavano soltanto un facile guadagno - Per gli speculatori, grandi e piccoli, è cominciato da 11 settimane un periodo di tormenti (Nostro servizio particolare) Roma, novembre. Anche gli italiani cominciano a provare le ambasce dell'agiatezza, in accordo all'adagio che i denari sono grattacapi. Un tempo, quando venti impervi penetravano nelle segrete stanze della Borsa e ne scuotevano le colonne, tutto cominciava e finiva là dentro: la faccenda riguardava una ristretta cerchia di persone, per lo più ricche, tutte versate nel misteri dell'alta finanza, e la gente comune stava a guardare con indifferenza. Oggi invece sono intorno a un milione coloro che in Italia posseggono titoli azionari, e se attribuiamo in media quattro familiari a ciascun azionista, arriviamo alla conclusione che quasi un decimo della popolazione italiana trascorre i suoi giorni tenendo un orecchio teso a quel che avviene nel mondo della Borsa. E' un fenomeno vasto e nuovo, non previsto dagli economisti, ma che oggi, con la scienza del poi, appare del tutto naturale. Vogliamo provarci a ricostruire la storia negli ultimi quindici anni di un milione di famiglie italiane, quante sono pressappoco quelle che all'ora del desinare si riuniscono a discutere sull'ultimo listino della Borsa e e rimproverarsi vicendevolmente un mancato acquisto o una mancata vendita di azioni? Parliamo allora di quel che è capitato al dottor Rossi e ai suoi congiunti Quando la quaresima della guerra e del dopoguerra fu finita, il dottor Rossi non volle più sentir parlare di economie e di sacrine!: spendeva tutto quel che guadagnava in cibi sostanziosi, abiti di buona stof-1 fa, all'inverno voleva che nella sua casa si scoppiasse di caldo, all'estate mandava la famiglia a rosolarsi al mare. Il nostro signor Rossi era stufo di privazioni e non aveva la minima fiducia nella solidità della lira. Carpe diem, era il suo motto. Ma in fondo egli non era né un epicureo né un cinico: anzi, gran lavoratore, affezionatissimo alla famiglia, e la notte si rivoltava nel letto quando si metteva a pensare all'avvenire dei figli. Poi, col tempo, producendo e guadagnando sempre di più, il dottor Rossi ebbe l'ambizione di comprarsi a rate una vettura utilitaria, qualche elettrodomestico. A un certo momento, egli venne a trovarsi con una casa provvista di molte comodità e con un conto in banca di alcuni milioni. Non erano molti, pure egli cominciò ad arrovellarsi sul l'impiego migliore di quel denaro. Gira e rigira, l'alacre signor Rossi finì col gettare uno sguardo nel mondo della Borsa: pieno di sospetti al princìpio, quasi che quello fosse un luogo di perdizione, una specie dì Montecarlo a portata di mano. Però, studiando più a fondo, egli apprese che le azioni davano un buon reddito e che seguono come un'ombra i movimenti inflazionistici. Un giorno il signor Rossi si decise: entrò nello studio di un agente di cambio e gli consegnò un assegno per l'acquisto di un migliaio di azioni. Fino a due mesi fa gli è andata bene, e negli anni scorsi il signor Rossi, vantando la sua perspicacia, è stato un attivo propagandista degli inve- j' 1 stimenti in Borsa. Poiché è persona prudente, si annove rava nella categorìa dei < cassettisti»; ossia, a luì non piaceva vendere e comprare per poi vendere di nuovo, come fanno gli speculatori che magari azzardano forti somme, ma riescono talora ad acchiappare grossi «mosconi». Niente di tutto questo per il signor Rossi; egli, quando riusciva a mettere una sommetta da parte, comperava altre azioni e le riponeva nel cassetto. Intanto le quotazioni in Borsa salivano di giorno in giorno, talvolta con una rapidità vertiginosa, e nel giro di cinque anni il signor Rossi trovò che aveva quasi quadruplicato il suo capitale iniziale. Ma quel che forse più lo sorprendeva era guardarsi intorno e vedere come andasse sempre più diffondendosi l'abitudine a investire i risparmi nella Borsa: non solo nel suo ambiente dì liberi professionisti, ma anche tra funzionari statali, poeti e scrittori, artigiani e operai specializzati, attori, cantanti, uomini politici. E la maggior parte dei suoi amici scuotevano il capo con un sorriso dì sufficienza quando lui, il dottor Rossi, affacciava le sue preoccupazioni per il fatto che i titoli azionari erano anjdati via vìa perdendo quelle ' due qualità, che li avevano resì raccomandabili al suo giù dizio: ora, con le quotazioni salite alle stelle, non davano più un buon reddito, anzi era bassissimo nella maggior parte dei casi, e poi i timori di una nuova inflazione non sussistevano più. Quando lui faceva questi discorsi, i più gli rispondevano: «Che vuole che me ne faccia del cinque o del sei per cento dei Buoni del Tesoro... Lo sa lei che il mio pacchetto di azioni è aumentato del 30 per cento in nemmeno quattro mesi?». Nella scorsa estate, come si sa, ci fu una vera corsa a comperare. Più in alto salivano le quotazioni, e maggiore diventava l'ingordigia dei compratori. Molti investirono fino all'ultima lira dei loro risparmi; molti altri s'indebitarono fino al collo col loro agente di cambio col sistema dei « riporti ». Oggi tanta parte della borghesia italiana è in gramaglie, va in giro col viso smunto, il suo sguardo è lustro e irrequieto come quello di chi, pur in acute pene, conserva rabbiosamente un lume di speranza. Le tribolazioni durano ormai da undici settimane, quante ne sono trascorse dal 14 settembre scorso, un mercoledì. E ogni giorno mi arrivano storie appena credibili sul tramestio arrecato in molte famiglie dal crollo della Borsa: matrimoni rinviati sine die e fidanzamenti rotti, caparre per l'acquisto di immobili 'perdute, amicizie d'infanzia spezzate a causa di un maldestro consiglio. Ma intanto che fa il nostro signor Rossi? L'ho trovato abbastanza tranquillo; anche se naturalmente neppure lui, che ha le azioni nel cassetto e pagate a suo tempo senza una lira di debito, riesce a nascondere qualche inquietudine. Non mancherà di palesarsi tale anche in avvenire. La Borsa, in sostanza, ha punito solo coloro che volevano arricchirsi rapidamente, come se fosse una lotteria disposta a regalare grosse vincite indistintamente a tutti gli scommettitori. Viceversa i veri risparmiatori, i «cassettisti », non hanno perso neppure una lira: posseggono tuttora lo stesso, preciso numero di azioni che avevano prima del fatale 14 settembre. E si confortano al pensiero che se oggi i prezzi sono bassi, un giorno torneranno a salire. Tante bufere hanno investito e fatto tremare la Borsa, ma poi è tornato il bel tempo. Basta sapere aspettare, con pazienza. Nicola Adelfi •iiiiiiiiiii1iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii1iiiiiiiiiiiiiiiiiii

Persone citate: Rossi

Luoghi citati: Italia, Montecarlo, Roma