Ragazzo dagli occhi sbarrati

Ragazzo dagli occhi sbarrati LIBRI IN VETRINA Ragazzo dagli occhi sbarrati Gli fu negato di crescere, di attingere la vita piena, dalla mostruosa criminalità del razzismo - Per questa sorte il ragazzetto polacco di cui iu ritrovato il «Diario», può essere chiamato il «fratellino di Anna Frank» -Un po' di respiro.- «Vita in villa», gustosa e cordiale rievocazione d'un piccolo mondo napoletano Ancora un diario di perse-gùitato? Ma questa volta è di un ragazzo, un pìccolo ebreo polacco che scrive fra i 12 e i 14 anni, prima di morire inconsapevolmente, nel '42, a Treblinka, in una camera a gas (Treblinka, campo di sterminio, nome di orrore!). Egli riempie cinque quaderni di scuola con la sua grossa e ordinata calligrafia infantile. Descrive quel che vede in casa e attorno a sé nel villaggio, nella piccola comunità agricola: povertà insidiata da una condanna senza perché alla persecuzione e alla morte. Piccolo e veridico cronista, dall'occhio attento, il cuore sensibile, i nervi scoperti, il suo diario è un documento spoglio e agghiacciante. Non è più duro, più doloroso di altri che conosciamo: la neve, il freddo, la vita faticosa, le disgrazie che si accumulano con un ritmo sempre più precipitoso, la gente che soffre e quell'altra che ride ai grossolani manifest' antisemiti, talvolta la terra assetata, o gli elementi che si scontrano in una tempesta e sembrano accrescere o soltanto simboleggiare quelle sventure «■lllllllllllilllllllllllllllllllllllf ■■■■■tlllllllilllll -1 anonime, miserande (tutto ciò i è reso con grande esattezza vio siva e un film altrettanto so- i a a i i . a , a a , e l ù e , e a a a i e o e brio potrebbe desumerne la triste, poetica efficacia). Questa tragedia chiusa in un villaggetto ha un'ampiezza universale. C'è un'immagine che sfugge a questo ragazzo di campagna che nella sua naturalezza dice e rappresenta più di una pagina o di un quadro: «Quanti nemici sono in agguato contro a queste lepri indifese ». Un altro giorno egli geme: «Siamo preparati a tutto a braccia aperte ». Quelle braccia disegni*;-.? una croce. Una volta una ragazzetta viene ammazzata « perché era fuori dopo le sette», e dal cuore del terrorizzato cronista esce un grido che valica la sua terra e giunge a ferirci ancora vent'anni dopo: « Una ragazza che era un flore, se ha potuto essere ammazzata così, allora ormai verrà la fine del mondo». («La colpa di tutto, è di Abramò », è il pensiero del padre, che il figlio trascrive. Abramo che accettò di sacrificare il figlio?). Un giorno il padre del piccolo diarista David Rubino- lllllllllllllllllllllllllllillllllllllillllllltlllllluillllll wicz viene preso e portato lontano a lavorare. David che credeva di non amare e di non essere amato dal padre, uomo « nervoso » che talvolta lo picchia, sente che con lui perde la vita. Una delle sue cronache più lunghe è quella del 6 maggio '42, che comincia così: « Che tremenda giornata! » e racconta il dolore di veder partire il padre piangente: « Papà dove sei, che ti veda ancona una volta». Un'altra lunga pagina, del 1° giugno, comincia invece: «Giornata di felicità», perché il padre, per una mano ferita , è potuto tornare. Ma altri sono ammazzati, e la pagina termina con la visione di un carro sporco d: sangue, ed è l'ultima. Altre non ne furono trovate nella casa sventrata della cittadina polacca, dove, come visceri doloranti, erano sepolti quei quadernetti. Ma, dicevo,, non si trovano qui più orrori che altrove; ciò che fa soffrire è il pensiero di q:..-gH spaventi di David, di quel suo perpetuo batticuore, di quegli occhi che si immaginano sempre sbarrati e quel suo piangere ogni tanto (quan- lllllllllllllllllllltllltlllllllllllllllllllltlllllllllllll do ricorda la scuola, o il padre, o la casa perduta); sono quei < pensieri strani », che torturano la sua testa. Un ragazzo cui fu negato di crescere, di attingere la vita piena, secondo un diritto che solo la più rivoltante mostruosità può arrogarsi d'infrangere. Per quel suo destino di spiga non maturata (e non per altro) David Rubinowicz può essere chiamato il fratellino di Anna Frank. Il suo diario, letto alla radio polacca in estratti nel '57, pubblicato per intero nel '59, esce oggi in italiano (7/ diario di David Rubinowicz) nelle edizioni Einaudi. Presentato da Angioletti e a lui caro (« è stato un poco la mia guida nelle terre del Vesuvio»), il piccolo libro di Clotilde Marghieri, Vita in villa (Ricciardi ed.) è una deliziosa lettura. Che vuol dire «deliziosa»? Che uno sente il piacere del garbo, della pulizia e vivezza dello scrivere, della civile malizia, del sentire umano, cordialissimo. E' la storia di una villa alle falde del Vesuvio, presso quella che fu abitata dal Leopardi e poi, se ben ricordo, attraverso la discendenza di Antonio Ranieri, il famoso amico del poeta, appartenne ai duchi Carata D'Andria, Riccardo ed Enrichetta, scrittori entrambi e carissimi a Benedetto Croce (in una recentissima opera di Fausto Nicolini, L'« editio ne varietur » delle opere di Benedetto Croce, di cui avremo occasione di parlare, si legge un inedito curioso episodio dei rapporti del filosofo con il duca D'Andria). Attorno a quella villa vivono « umili » e < potenti » e la Marghieri ne sa intendere la diversa eppur comune umanità, in particolare di quanto' resiste ancora di grandi e piccole virtù tradizionali, con un sorriso ora di comprensiva indulgenza ora di partecipazione commossa. Nel microcosmo di una casa di campagna il mondo grande si riflette; ciò che è piccolo non si dilata arbitrariamente ma vive di una più comunicativa intensità. Sono libri questi come di rado s'incontrano ai nostri giorni, e infondono non tanto il gentile rimpianto di un'età e di un costume perduti, quan to la certezza che un animo sensibile, una mente pensosa possono sempre ritrovarli in ogni cosa pur nuova, allorché, vivendo essa in no'.. ii fa con noi adulta e poi antica e si imbeve dei nostri sentimenti e pensieri. La Marghieri è poi scrittrice di gustosa felicità: « Morte di una madre », o < Il domestico padrone », per citare almeno due dei venti capitoli del libro, ne sono un attraente esempio. • fr ant ti 11111 ■ 11111 iinniiiMiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiniiiiii