Per muoversi, Mindszenty rifa di notte infinite volte le scale della casa deserta di Enzo Biagi

Per muoversi, Mindszenty rifa di notte infinite volte le scale della casa deserta IL CARDINALE RIFUGIATO JVELLA LEGAZIONE AMERICANA DI BUDAPEST Per muoversi, Mindszenty rifa di notte infinite volte le scale della casa deserta Quattro anni fa, il 3 novembre, gli dissero: "Fugga, stanno arrivando,, - Non volle; ora è come fuori del mondo, sempre più solo; anche la madre che lo andava a trovare, e gli raccontava le piccole storie domestiche, è morta - Egli passa i giorni leggendo, ha imparato l'inglese, scrive le sue memorie - Intorno, la vita del clero ungherese è dura e incerta - Le suore costrette ad abbandonare i monasteri sono andate a servizio, lavorano nelle fabbriche - Ma la domenica le chiese sono affollate, sul sagrato si vendono fiori e ceri (Dal nostro inviato speciale) Budapest, 9 novembre. L'hanno chiamata piazza della Libertà. Al centro c'è una stele che ricorda i morti dell'esercito russo. Se ne vedono in molti quartieri. Oggi il monumento è addobbato con drappi vermigli e foglie di alloro. Si celebra la rivoluzione sovietica. Sulla gradinata è piazzato un microfono, e l'oratore racconta, con voce vibrante, la vita di Lenin, le imprese dei soldati e degli operai. La folla applaude e la banda suona l'Internazionale. Dalle colline lltEMlfll f 1111111111M 11 I II I 11 11111111 ! 11HI i 1111M111 arrivano ventate fredde e improvvise che gonfiano le bandiere rosse, e fanno sventalare anche le stelle e le strisce di un solitario vessillo appeso al balcone della Legazione americana. I miei occhi sono fissi su quell'edificio. Davanti all'ingresso sosta in permanenza un'automobile della polizia. Segue ogni movimento. Al terzo piano ci sono tre finestre con le imposte chiuse. LI vive Joszef Mindszenty. Tre stanze: nella prima soggiorna un diplomatico, una è adibita a studio, e c'è anche' H1111 ! 111M111111111111 ■ 11 ! 111111 ■ 11S1 ! 11111 11 1M11 II i o ai di o ai di nani a i di un piccolo altare per celebrare la Messa, nell'altra/ il cardinale riposa. « Mindszenty, mi ha detto un comunista, Mie più in Ungheria. Ha scelto come residenza gli Stati Uniti». Non è più in Ungheria, ma certo le parole del comiziante, il fragore della banda, i battimani della gente, arrivano fin lassù. Forse il cardinale pensa, in questo momento, che quattro anni fa, quando dal 'castello di Folsopeteny, con la scorta di un carro armato, venne riportato a Budapest, tutte le campane.suonavano a festa. Egli, ormai, è prigioniero di quei giorni. Non di Kadar o di Kruscev, ma di quelle ore tumultuose, del suo sguardo allucinato e smarrito, dei suoi gesti e delle sue sofferenze, « Ho subito — confidò a qualcuno — dolori e umiliazioni». La notte del S novembre si trovava al Parlamento:.« Fugga, gli dissero, stanno arrivando». Pensò che tutto sarebbe finito presto; credeva, come tanti ungheresi, che l'Occidente li avrebbe salvati. Ascoltava, anche allora, la radio, che è adesso/ con la lettura, una delle sue occupazioni. La radio incitava i rivoltosi ma tradiva le loro speranze. 1 Era solo, la notte del S novembre, forse si rivedeva in carcere, o sul banco degli imputati, forse non ebbe U tempo o la forza di decidere serenamente. Andò a bussare alla porta più vicina. Lo videro comparire all'improvviso, l'usciere che corse ad aprire non lo riconobbe, gli parve un qualunque prete. < Avrei dovuto andare altrove, ha detto poi Mindszenty, ho sbagliato ». Figlio di contadini, nato in uno dei tanti villaggi della sterminata campagna, il cardinale non ha di certo dimenticato quei volti duri che hanno accompagnato la sua infanzia: facce chiuse e rassegnate di bracciartti, di mandriani e [di. pastori che raramente ricevevano là giusta mercede, ma ha difeso i diritti del clero, i con>>vé»>ti espropriati e',t monaM. dispersi, le scuole religiose chiuse. « Noi ammettiamo una proprietà privata guidata legalmente dal pubblico interesse», disse ai giornalisti stranieri che lo intervistavano. Mindszenty non fu per Nagy ciò che il cardinale Wiszynski è ■ stato per Gomulka: non seppe aiutarlo. Il suo rigore, la sua intransigenza gli fecero vélo. Respinse tutto, in blocco. Quando comandavano i nazisti a chi si avvicinava al suo confessionale egli poneva prima di tutto una domanda: < Hai aiutato qualche ebreo t Sei disposto a farlo t», e solo se riceveva una conferma invitava il penitente a proseguire: € Adesso confidami i tuoi peccati». Non si è mai inchinato ai potenti, ha sempre avuto l'orgoglio della sua veste e della sua missione. Adesso Josef Mindszenty è fuori dal mondo. Difficilmente potrà uscire dalla camera dove trascorre le lunghe giornate. All'inizio della primavera è morta sua madre; era la' persona con cui aveva più confidenza e dalla quale poteva ricevere conforto. Due volte all'anno la vecchia donna prendeva il treno e veniva a Budapest.' L'ultima visita fu poco prima di Natale. La signora Mindszenty passava qualche ora col figlio, gli raccontava le storie di casa, gli por+-va dei piccoli dolci. Da lei Mindszenty ha preso il ca¬ iiiiiiit iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiniiiiiiiiiimmi rattere irremovibile, l'impeto nell'affrontare anche pericolose situazioni. La signora Mindszenty sapeva imporsi anche ai nemici del cardinale, e durante la prigionia ottenne per lui qualche concessione: « Un giorno — disse al poliziotto Farkas, alzando un dito minaccioso —, di guesfe prepotenze renderete conto a Dio ». La madre del Primate è stata accompagnata al cimitero da tutta la gente del villaggio. Non c'era nessun gendarme. A Mindszenty hanno portato le fotografie del corteo, della * fossa coperta di fiori di campo. Lo hanno visto piangere, poi si è inginocchiato davanti all'improvvisato altare, ed è rimasto a lungo assorto nella preghiera. Ancora un altro filo si è spezzato, l'Ungheria gli sembrerà sempre più lontana. Le tendine bianche che proteggono la sua vista da sguardi indiscreti lo isolano anche dal suo popolo e dalla sua terra. Mindszenty passa i giorni leggendo; ogni mattina gli fanno avere i giornali di Budapest e 2'Osservatore Romano. Segue anche i programmi della radio. Non comunica con nessuno. I diplomatici che, qualche volta, assistono alla sua Messa, hanno dato la parola che sono Il soltanto come cattolici, che non portano nessun messaggio, né sarebbero disposti a riceverne. Mindszenty è un ospite, la sua posizione è delicata. Ha studiato l'inglese, che non conosceva, e ha scritto le sue memorie. Non gli sarà facile, forse, spiegare ogni suo atteggiamento, la sua politica, ma se saranno pubblicate leggeremo la drammatica vicenda di una coscienza alla quale la sorte ha assegnato prove difficili, forse troppo difficili. Di notte, quando 'ì grande piazza è deserta e silenziosa, e i poliziotti di guardia camminano per riscaldarsi e tengono in moto l'automobile per essere eventualmente pronti a qualunque sorpresa, Mindszenty fa la sua passeg- -g\ata.,,Nellu Legazione non c'è giardino", ma gli uffici sono chitisi, e allora il cardina- . le percorre tante volte le scale: è l'unico itinerario che gli è concesso se vuole muoversi. Solo, rifa infinite volte i gradini che portano al terzo piano. Quando si ferma può sentire, sul marciapiedi, il passo pesante dei poliziotti che stanno a sorvegliare un invisibile prigioniero. Ho chiesto a un funzionario se ritiene possibile, in futuro, un accordo per risolvere il caso Mindszenty. <Non abbiamo interesse a cercare qualche soluzione — mi ha detto. — Il cardinale non è stato processato e non è un martire, e ciò a noi conviene. Non può far nulla per nuocerci, non dobbiamo custodirlo, non dobbiamo mantenerlo. Per noi, è un avversario ideale ». Anche l'opposizione della Chiesa è meno avvertibile che nel passato. I più intransigenti sono i poveri parroci della provincia che sono anche i meno compromessi. Mons. Groesz, che quando governava Rakosi fu pure imprigionato, adesso riceve decorazioni da Kadar Dicono che ha profondi turbamenti e crisi di sconforto, ma è in età avanzata, e bisogna pure trovare w modo di vivere. « Noi lavoriamo per la vita eterna, — mi ha detto un prelato che aderisce anche al Movimento della pace —, e cerchiamo di salvare l'esisten- i iiimiiiiimiiiiiiiiiiimiiiiniiiiiiiiimiiiii za della Chiesa. Il futuro deciderà » Il prezzo è abbastanza alto; la rinuncia, ad esempio, ad ogni critica che non sia di carattere teologico, una lotta impari contro la propaganda materialista. Ai cattolici è concessa, nei programmi radiofonici, mezz'ora ogni mese. Anche i rapporti col Vaticano sono incerti e confusi, i preti mancano di una chiara guida, lo Stato li circuisce, e gli equivoci, ovviamente, vengono incoraggiati. Dei cinquemila preti di Ungheria, soltanto duecento non firmarono, a suo tempo, il manifesto di Stoccolma contro l'impiego della bomba atomica La quasi plebiscitaria adesione non va considerata come una prova di generale acquiescenza, ma è ìndice di uno stato d'animo: quando non si tratta di problemi dì fede è meglio transigere. I venti sacerdoti che Mindszenty sospese il S novembre del 1956 perché avevano mancato ai loro doveri, sono stati assolti dal loro vescovo. Il Vaticano ha nominato di recente quattro Amministratori apostolici, e c'è chi ha interpretato il provvedimento come una sconfessione di Mindszenty, ma forse è un adattamento alla sconfortante realtà. « Speriamo che ci mandino qualcuno, ha detto un monsignore, così saranno anche meglio informati e potranno valutare più esattamente le nostre difficoltà ». Ci sono suore che hanno dovuto abbandonare i loro monasteri e fanno le serve, lavorano nelle fabbriche, assistono i malati nelle case; ma non possono condurre un'esistenza in comune. La superiora di un ordine si è ritirata in un paesino di montagna, vive nella soffitta della canonica, suona le campane, rammenda le cotte e le pianete, bada ai ragazzi e riceve la carità del prossimo. Però la domenica le chiese sono affollate, sul sagrato si vendono.fiori e ceri, ho visto alla . Messa dèi francescani tanti giovani, e alla fine, quando il celebrante traccia il segno della croce, tutti intonano l'inno nazionale. La prima strofa dice: «Dio salvi l'Ungheria». E' un coro forte e accorato. Mindszenty sente gli altoparlanti, le bande, i passi delle guardie, ma queste voci non arrivano lassù, alle tre stanze dalle finestre chiuse. E' sempre più solo. Enzo Biagi