Clamoroso incidente al processo delle barricate

Clamoroso incidente al processo delle barricateClamoroso incidente al processo delle barricate «Il governo De Gaulle è fuori legge se rinuncia alla sovranità in Algeria» ha detto un difensore - Atmosfera di tensione in aula (Nostro servizio particolare) Parigi, 8 novembre. Si aspettava con viva curiosità l'interrogatorio del colonna.lo Jean Gardes, capo degli uffì detti di « azione psicologica dell'esercito ». Unico ufficiale in servizio attivo che si trovi nella gabbia degl'imputati, egli è il rappresentante di quella frazione dell'esercito che parteggiava per gl'insorti. Gli viene rimproverato di essersi presentato in uniforme al balcone di un palazzo al flandel caffettiere Ortiz mentre questi faceva un discorso ai rivoltosi Ma il suo avvocato non ha mai nascosto che la sua difesa è semplice: il col. Gardes ha obbedito agli ordini ricevuti, come sarebbe dimostrato dagli incartamenti che giacciono negli archivi del ministero della Guerra e dei quali sarà chiesta comunicazione, senza illudersi di poterla ottenere perché porterebbero in ballo resnonsabilità di altri ufficiali superiori L'interrogatorio del col. Gardes non è avvenuto. Finito quello dell'ex-deputato Demarjquet e dell'agente di assicurazioni Fernand Féral, il presidente ha abbandonato, con stupore generale, l'ordine alfabetico che aveva sempre ris. ttato e ha iniziato l'interrogatorio del prof. Pierre Michai x. Forse ha voluto smorzare l'intensità drammatica dell'udienza e far si che la difesa non potesse aumentare la tensione dopo averla provocata portando il dibattimento sul terreno essenzialmente politico. L'udienza era incominciata con l'ultima parte del « numero » recitato dall'ex-deputato Demarquet il quale, sempre prolisso, aveva paragonato il proprio atteggiamento alla « buona cucina che è fatta di semplicità»: aveva chiesto la perizia della propria cintura affinché sia stabilito se è militare o civile, ma non avrebbe saputo, come concludere se il suo avvocato non fosse corso in suo aiuto. L'aw Isorni (che fu il difensore di Pétain) ha letto pri- di tutto una lettera dell'ex-presidente della Repubblica René Coty in cui è detto che in Algeria « la patria è in pericolo, combatte e il dovere è quindi semplice e chiaro ». Poi, rivolgendosi ai giudici, l'avvocato ha detto: «Ecco, signori, il linguaggio di un presidente della Repubblica» Ma era soltanto un inizio. Indirizzandosi al commissario del governo, l'aw. Isorni ha detto: « Il governo di oui siete i commissari iminmiimnmimmiiiii ■iiiiiimm iiiiiiiinn è pronto ad abbandonare l'Algeria francese? Se, come temo, così fosse, allora non avreste più il diritto di pronuncile la requisitoria». Nell'aula si è levato un lungo mormorio e l'avvocato, continuando la sua argomentazione, ha letto una dichiarazione del primo ministro Debré: «Gli algerini sappiano che rinunciare alla sovranità francese in Algeria sarebbe un atto illegittimo.. ». « Se il governo francese — ha aggiunto Isorni — ha rinunciato alla sovranità francese allora è fuori legge, e quindi nori potete pronunciare la requisitoria contro gli uomini che si trovano nella gabbia degli imputati. Aspettiamo la vostra risposta e, con noi, il popolo francese aspetta ». Nell'aula ognuno ha trattenuto il respiro. Il commissario del governo si è alzato r ;r replicare e il Procuratore generale lo ha fermato: «Signor coi missario. non avete nulla da rispondere». Ma il gen. Gardon era già in piedi, ed ha ribattuto: «La domanda fatta da'1! difesa non è nostra competenza. Ma come tutti i francesi ha sentito dire dal capo del governo che il gen. De Gaulle non abbandonerà nulla di ciò che potrà essere salvato ». L'aw. Isorni non si è dato per vinto: «Che il tribunale sospenda l'udienza e che il commissario del governo vada a chiedere al suo capo di pronunciarsi apertamente su ciò che intende fare in Algeria». Nell'aula il pubblico si agitava e il presidente ha perso la pazienza: « Avv. Isorni, vi prego, basta così! ». E l'avvocato si è seduto. La calma è ritornata con l'interrogatorio dell'agente di assicurazioni Férai, un povero diavolo che è stato molti anni prigioniero, poi si voleva far frate, ma rinunciò dopo aver p- rtato il saio una ventina di mc-i e ad Algeri, durante la settimana delle barricate, si occupò soprattutto dei feriti: « Facevo anche le punture di tranquillanti agli eccitati, e mentre dormivano scaricavo i loro fucili », ha detto, concludendo che per conto suo è pronto ad accettare l'Algeria algerina. i m 1.

Persone citate: De Gaulle, Fernand Féral, Gardon, Ortiz, Pierre Michai, René Coty

Luoghi citati: Algeri, Algeria, Parigi