Salan: «Scenderò in piazza se l'Algeria non sarà francese»

Salan: «Scenderò in piazza se l'Algeria non sarà francese» Gravi parole del generale colonialista a Barcellona Salan: «Scenderò in piazza se l'Algeria non sarà francese» «La difenderò contro chiunque vi si opponga; se perdiamo il Nordafrica, la Francia cadrà al rango delle piccole nazioni» Attesa a Parigi per il discorso che De Gaulle pronuncerà stasera (Nostro servizio particolare) Parigi, 3 novembre. Precedendo le dichiarazioni di De Gaulle, sulle quali nessuno sa nulla perché il generale le ha preparate con calma durante i tre giorni di riposo che si è concesso nella sua villa di Colombey-les-deuxEglises, il generale Salan ha parlato a Barcellona rivolgendosi ad alcuni giornalisti (fra cui un inviato del Figaro) e schierandosi di nuovo, in modo particolarmente chiaro, contro la politica di concessioni ai ribelli: «L'Algeria è un grave problema nazionale. Se dovesse cessare d'essere francese, io scenderò in piazza, la difenderò contro chiunque. Il solo modo di trionfare è di insistere affinché in Algeria la . Francia sia in casa propria e vi rimanga... Se perdiamo l'Algeria, la Francia cadrà al rango delle piccole nazioni ». Salan si troverebbe da stasera a Madrid. Partì da Parigi in treno, ma, essendosi accorto che alcuni poliziotti lo sorve gliavano, scese a Perpignano. Gli agenti francesi alla fron tiera di Port Bou furono stu piti nel constatare che il suo scompartimento era vuoto. Nel frattempo il generale Salan aveva preso un taxi a Perpignano con il quale si fece portare alla frontiera del Perthus, l'attraversò a piedi senza essere inquietato, prese un taxi spagnolo e raggiunse Barcellona. Il console france se seppe l'indomani leggendo i giornali che egli si trovava nella sua città. A Parigi non si esclude che Salan abbia lasciato la Francia per poter agire in pie na libertà se De Gaulle annuncerà domani una evoluzione del problema algerino contraria agli 'nteressi colonialisti e la creazione di un governo del Nordafrica. Le parole del generale Salan sono state accolte con viva soddisfazione dal cosiddetto « Comitato di Vincennes > per l'Algeria francese, che si è riunito di nuovo intorno a Jacques Soustelle, Georges Bidault, André Morice e altri colonialisti noti, per confermare, alla vigilia delle dichiarazioni del capo dello Stato, una posizione già conosciuta. Iniziatosi con la lettura di un messaggio del deputato Francois Valentin, le cui intime relazioni con lo stato maggiore non sono un segreto per nessuno, il « colloquio di Vincennes » si è concluso con il voto di una mozione, dopo un discorso di Jacques Soustelle, riflettente le opinioni espresse dai due capi del colonialismo La mozione dice che < le condizioni effettive di una pace durevole in Algeria impongono il mantenimento dell'Algeria e del Sahara nella Repubblica francese e nella sovranità francese >. Quale conto tiene il generale De Gaulle di queste manifestazioni, come di quella con cui gli studenti hanno chiesto, il 27 ottobre, che' siano intavolate trattative di pace con i ribelli, e dell'opinione analoga espressa dagli esponenti dellp religioni cattolica, protestante, ebraica e musulmana, lo si saprà domani sera. Oggi ci dobbiamo accontentare di registrare ciò che ha detto il ministro degli Esteri, Couve de Murville, prendendo la parola al pranzo offertogli dai giornalisti diplomatici: «Il problema dell'Algeria sì pone in un contesto internazionale diverso da quello che era sei mesi fa, quando si credeva ad una pacificazione, mentre oggi tutto fende all'esasperazione degli animi. In una certa misura il problema algerino è entrato nella guerra fredda, ma per quanto riguarda un intervento attivo della Cina e dell'Urss c'è fra le parole e i fatti un passo che io esito personalmente a considerare compiuto ». Il ministro ha poi ripetuto, relativamente alla politica francese, i concetti ben noti. Stasera il delegato generale del governo Paul Delouvrier è giunto nella capitale per riferire personalmente al generale De Gaulle sulla situazione in Algeria . I. m.