Gioco deciso e molte emozioni

Gioco deciso e molte emozioni Gioco deciso e molte emozioni (Dal nostro inviato speciale) Milano, 1 novembre. Una partita che doveva dire molto e che nei confronti con le sue possibilità ha detto poco, molto poco. Una partita che doveva essere prevalentemente di carattere tecnico e che è stata invece parecchio polemica e magari anche astiosa. Una partita che doveva dire delle possibilità e delle capacità degli inglesi di adattarsi al tipo di gioco comunemente definito come continentale, e che proprio a questo proposito ha detto cose poco chiare. Una partita che qualcuno ha definito come inutile e che, sotto certi aspetti — magari negativi — proprio negativa non lo è stata. Nel pubblico è stata riscon¬ trata una certa avversità per la squadra inglese, che è stata in alcune occasione presa di mira dai tifosi. E di questo atteggiamento anche l'undici nostro ha subito in certo qual modo l'influsso. Esso si è gettato nella lotta, oltre che con animo, con animosità. E ad un dato momento la partita ha preso l'aspetto di un combattimento più che di una discussione tecnica. Il secondo tempo, ce lo si lasci dire, è stato schiettamente antipatico: si giocava per vincere ad ogni costo, non per mettere in evidenza chi sapesse meglio risolvere i problemi dello stile e dell'intesa: come se si fosse trattato della vita o della morte, non di una contestazione tecnica o stilistica. Detto questo, e stabilita l'atmosfera nella quale si è svolto l'incontro, è bene dichiarare in termini chiari che la vittoria della squadra della Lega italiana è stata pienamente meritata. Gli italiani che giocavano in maglia rossa, hanno battuto i loro avversari innanzi tutto in velocità e nel senso dell'improvvisazione. E' la vecchia storia: gli inglesi, un po' come i tedeschi, sanno comportarsi in modo superiore sotto il punto di vista tecnico, sanno imprimere alle loro azioni un tono che pare imparato a scuola e che a noi è ignoto — per la naturale indole della gente nostra — ma quando sono posti di fronto al nostro spirito sbarazzino, al nostro modo di fare le cose improvvisando e fa- l n cendo proprio quello che nes- asuno si aspetta, essi rimangono ncome scombussolati, sconcerta- qi a i i o i ti, e non sono più i medesimi Una volta la loro superiorità si poteva sempre concretare n quanto a risultato per lo meno, perché essa era realmente notevole. Oggi la stessa cosa non può più avvenire, perché la superiorità stessa è fatta oramai di piccolezze e di sfumature, che nell'andare pratico della lotta inevitabilmente scompaiono. Così è successo che gli inglesi della Lega hanno dato prova di essere «più squadra », hanno mostrato finezze tecniche superiori alle nostre — senza produrre però assolutamente nulla di superlativo — intendiamoci bene — ma di perdere hanno nettamente meritato. Lo spettacolo a cui ognuno dei veri sportivi si augurava in cuor suo di poter assistere non lo si è quindi avuto. Ci si è trovati invece al cospetto di uno dei soliti tipici incontri del campionato nostro, nei quali una cosa sola conta ed ha importanza: e questa è il vincere. Sotto questo aspetto anzi il secondo tempo è stato schiettamente, particolarmente antipatico. Sia detto senza la menoma ombra di preconcetto. Il tempo ha in certo qual modo favorito la manifestazione. Niente pioggia, niente nebbia. Ed un terreno che risentiva delle recenti piogge diluviali ma che in fondo si presentava come discreto: permetteva di giocare, insomma. Il pubblico risentiva di altre circostanze, quelle direttamente derivanti dalla trasmissione dell'incontro per televisione. Di spettatori ve n'erano esattamente la metà di quanti il recinto ne può contenere: poco più di quarantamila con un incasso di 31 milioni. Problema dei tempi moderni, questo della televisione, problema nel quale non è il caso né il momento di entrare. Al problema del contegno del pubblico già abbiamo accennato. Nei riguardi della squadra visitatrice esso è stato nettamente ostile, dimenticando in certi momenti anche i più elementari doveri dell'ospitalità. Si era discusso assai alla vigilia sulla possibilità di cambiamenti dei giocatori nel corso della partita. Queste possibilità vennero esaurite, per i tre quarti, subito nel primo tempo. Incominciò al 10' l'ala destra degli inglesi, Jones, che si beccò una distrazione muscolare e fu sostituito dalla riserva Woosnam. Al 29' il portiere degli ospiti Springett riportava una lussazione alla schiena a seguito di uno scontro con Charles, al momento in cui un tiro di Altafini aveva colpito il palo. Springett usciva ed il suo posto veniva preso da Trautmann. Un minuto dopo circa, era Emoli a risentire di una ricaduta dello stiramento muscolare che l'aveva ultimamente fatto soffrire. Dopo di aver tentato di rimediare a mezzo di una fascia elastica, il juventino doveva lasciare il campo e veniva sostituito da Bergamaschi della Sampdoria. Ve n'era già a sufficienza per dimostrare la durezza dell'incontro. Più dura e più astiosa ancora doveva essere la ripresa nel corso della quale ogni tanto un uomo veniva a trovarsi a terra dolorante. Non vi era più che la possibilità di cambiare un elemento oramai: il portiere italiano. E la cosa sodezqstdncMruncbmAcfitladldLI q|cosCcoc avveniva ad una decina di mi nuti dal termine dell'incontro, quando Buffon, per una distor- sione alla caviglia riportata in occasione della seconda rete degli inglesi, doveva andarsene e al suo posto subentrava senz'altro Ghezzi. Vittoria italiana meritata quindi, occorre ripetere, ma spettacolo mancato sotto il punto di vista tecnico. Qualcuno ne dà la colpa all'arbitro il quale non peccò certamente di soverchia energia nella circostanza. Ma, a parte ogni altra considerazione, la prova che ha visto un ottimo primo tempo di Boniperti, una difesa italiana complessivamente chiusa e robusta, ed un buon comportamento generico di Angelillo, di Altafini e Tacchi, ha messo in chiara evidenza quanto sia difficile l'adattamento a nuove tattiche da parte di compagini solite da tempo immemorabile ad altro tipo di gioco. Costretto dalle circostanze — prima fra le quali lo slancio e la velocità degli italiani — l'undici della Lega inglese ha fluttuato alI quanto tra un modo di giocare |c l'altro, e del sistema noto oramai come « 4-2-4 » si è visto poco da parte degli ospiti. Certe abitudini non si possono cambiare di punto in bianco. Un incontro sul quale sarà opportuno di ritornare a mente calma. Vittorio Pozzo E Altafini segna la terza rete degli italiani battendo il portiere Trautmann Telefoto)

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